ItaliaOggi

GIUSTIZIA E SOCIETA'

Sentenza del Consiglio di stato sul mancato accoglimento delle istanze edilizie

Concessioni dinieghi rigidi

Il comune non può basarsi solo su presunzioni

DI GIUSEPPE RAMBAUDI

I comuni non possono negare concessioni e autorizzazioni edilizie nella presunzione che gli interventi siano in contrasto con le disposizioni urbanistiche, ma solo sulla base di un effettivo, concreto, puntuale e documentato contrasto con le stesse.

E’ questo l’importante principio sancito dalla quinta sezione del Consiglio di Stato con la sentenza n. 3611 dello scorso 26 giugno.

Nel caso specifico si statuisce che è illegittimo il mancato accoglimento della domanda di autorizzazione chiesta da un cittadino per opere di miglioramento fondiario, provvedimento del comune che è stato motivato dalla presunzione di essere in presenza di un intervento diretto a realizzare opere in contrasto con le prescrizioni urbanistiche.

A fronte dell'autorizzazione chiesta al comune da un privato per opere di miglioramento fondiario le ragioni del diniego possono risiedere, per il Consiglio di stato, solo nella sussistenza di specifici elementi di contrasto tra gli interventi progettati e la disciplina urbanistica della zona in cui tali interventi dovrebbero essere realizzati.

Nel caso specifico il comune di Bolzano aveva risposto negativamente ad una richiesta di autorizzazione o concessione edilizia perché "la domanda veniva ritenuta diretta alla realizzazione di un piazzale per deposito legnami e tale intervento sarebbe stato contrastante con l'ordinamento urbanistico provinciale, poiché il deposito non costituirebbe esercizio di attività agricola".

Sancisce il Consiglio di stato che "in realtà, il comune non ha spiegato le ragioni per le quali si dovreb be ritenere che le opere dirette alla sistemazione di un terreno, per la cui realizzazione il privato ha chiesto il rilascio di un titolo autorizzatorio, comportino in realtà la creazione di un piazzale ad uso deposito legnami.

Il provvedimento impugnato non reca motivazione alcuna sugli elementi di fatto che hanno originato negli organi comunali il convincimento espresso nell'atto.

Le spiegazioni rese in sede giurisdizionale, che si fondano, in sostanza, nella valutazione del tipo idi mestiere svolto dal richiedente, non possono essere prese in considerazione, a causa del consolidato principio del divieto della integrazione, in sede giurisdizionale, della motivazione dell'atto amministrativo.

Cosicché il provvedimento impugnato è illegittimo, in quanto affetto da eccesso di potere per difetto di motivazione".

La quinta sezione del Consiglio di stato conclude che "a fronte di un intervento presentato dal privato come un lavoro di miglioramento fondiario, le ragioni del diniego possano risiedere solo nella sussistenza di specifici elementi. di contrasto tra l'opera in progetto, e la normativa urbanistica della zona; per altro verso, che l'amministrazione comunale conserva i propri poteri, di vigilanza e repressivi, in ordine al legittimo uso del territorio, dopo che questo sia stato modificato in conformità ai permessi amministrativi".

Quindi, non sono consentite scorciatoie per le pubbliche amministrazioni: esse devono attenersi alle puntuali prescrizioni di carattere procedurale e, ove ritengano che vi siano fondati elementi per ritenere che i privati possano utilizzare le concessioni loro rilasciate per finalità non dichiarate e non consentite, esercitare una più intensa attività di vigilanza e di controllo".