Il Sole 24 Ore – 15 maggio 2000

INDAGINE CNEL

I controlli strategici rimangono al palo

Gli amministratori locali snobbano il decreto legislativo 286/99 e puntano sulla lenta ma progressiva applicazione dell'ordinamento contabile e finanziario (Dlgs 77/95) per potenziare i sistemi di controllo interno.

A oggi nessun ente, tra i 40 Comuni capoluogo e le 40 Province più grandi per dimensioni demografiche, ha istituito formalmente il controllo strategico, la novità principale del 286 (la cui attuazione è obbligatoria solo per le Pa centrali), destinato a verificare l'effettiva attuazione delle scelte contenute nelle direttive e altri atti di indirizzo politico.

Ancora impegnati a dare operatività al controllo di gestione e al nucleo di valutazione, il 25% degli enti ha però in qualche modo implementato funzioni di controllo strategico:

1 - attraverso un'efficace applicazione dell'articolo 36 del Dlgs 77/95 (salvaguardia degli equilibri di bilancio), il quale prevede che almeno una volta l'anno l’organo consiliare provveda a effettuare la ricognizione sullo stato d'attuazione dei programmi;

2 - attraverso il monitoraggio dei programmi effettuato dai capi dipartimento con il coordinamento del direttore generale, in stretto raccordo con l'esecutivo.

Sono questi i risultati principali della seconda indagine sui sistemi di valutazione degli enti locali condotta dalla Commissione Autonomie locali e Regioni del Cnel, che sarà presentata nel corso della VI Conferenza nazionale sulla misurazione dell'azione amministrativa, in programma il 16 e 17 maggio a Roma presso il Cnel.

I nuovi strumenti di valutazione non hanno ancora superato la fase della sperimentazione, configurandosi, in almeno un terzo dei casi, come struttura non pienamente funzionante, istituita in adempimento alla normativa vigente.

All'origine della scarsa operatività delle strutture di valutazione agisce , soprattutto il debole legame tra processi di programmazione e controllo: spesso la valutazione dei risultati di gestione non è finalizzata alla verifica degli scostamenti rispetto agli obiettivi prefissati e all'attivazione di processi di feed-back, mediante i quali, alla luce dei fatti realmente accaduti, si rimettono in discussione gli obiettivi e il modello organizzativo; i dati e le informazioni rilevati non vengono adeguatamente utilizzati dalle giunte per valutare l'operato dei dirigenti e dei responsabili dei servizi.

Nel 70% delle amministrazioni interrogate è stato istituito il controllo di gestione, mentre praticamente tutti gli enti hanno attivato il nucleo di valutazione. Permane ampio, anche se in misura inferiore rispetto all'indagine precedente, lo scarto tra attivazione e funzionalità dei servizi di controllo: solo nel 58% dei casi il nucleo di valutazione ha già predisposto una relazione per la graduazione delle funzioni dirigenziali alle quali è correlato il trattamento economico e di posizione; sale al 70% la quota delle strutture che hanno prodotto almeno una relazione per l'assegnazione, ai dirigenti, della retribuzione di risultato. Il 75% dei reports elaborati punta soprattutto sulla descrizione dei risultati individuali della dirigenza, una quota pari al 20% estende il proprio campo d'azione ai risultati delle unità organizzative, mentre il restante 10% è orientato anche all'esame dei risultati complessivi dell'ente.

FRANCESCO MONTEMURRO