ITALIA OGGI - Venerdì 8 Dicembre 2000 ECONOMIA E POLITICA

 

Il centro-destra attacca l'operato di Franco Bassanini

P.A., poli ai ferri corti

Scontro sul riordino della dirigenza

DI ALESSANDRA RICCIARDI

La gestione della pubblica amministrazione diventa terreno di scontro politico.

Il centro-destra ha aperto il fuoco di critiche sulle riforme Bassanini della p.a., attaccando innanzitutto il riordino della dirigenza pubblica, perché impedirebbe i trasferimenti, per poi passare al decentramento amministrativo, che non consentirebbe alle regioni di lavorare bene.

E Franco Bassanini, ministro della funzione pubblica e padre delle riforme messe sotto accusa, risponde punto per punto, accusando il centro-destra di non conoscere ciò che critica.

"Bassanini è stato autore di una rivoluzione scriteriata", parte all'attacco il presidente della regione Lazio, Francesco Storace (An). "Si è pensato che con il decentramento si risolvessero i problemi e invece da un lato si è decentrato male, dall'altro si sono rese irresponsabili le amministrazioni".

Il problema, secondo Storace, è che il decentramento, così come attuato, renderebbe responsabili i politici delle giunte regionali "degli atti compiuti dai nostri dirigenti. Così diventa difficile la guida e la gestione democratica della società".

"Storace forse ignora che tutte le misure di decentramento sono state adottate con l'approvazione all'unanimità della conferenza unificata stato-regioni e autonomie locali, alla quale partecipano anche presidenti di regioni, come lo stesso Storace o Formigoni, che appartengono a uno schieramento politico diverso dal mio".

Sotto accusa anche la riforma della dirigenza pubblica.

La Casa delle libertà ha criticato la riforma del 1998, che impone di fare contratti ai dirigenti per una durata che va da un minimo di due a un massimo di sette anni. Un tentativo, si argomenta, per lasciare al centrosinistra i punti chiave dell'amministrazione anche quando al governo andrà l'attuale opposizione.

Accuse, queste, che Bassanini definisce prive di fondamento.

"La riforma della dirigenza pubblica ha consentito di eliminare gli incarichi a vita, che prima erano la regola, attraverso la sottoscrizione di contratti a tempo determinato che consentono di misurare le capacità dei dirigenti in base ai risultati raggiunti. Un metodo, questo, che è contrario a ogni logica di spoil system ma anche di accaparramento a vita delle poltrone".

Insomma, si sarebbe creato un sistema che rende, al contrario di quanto accusa il centro-destra, più mobili i dirigenti.

Secondo i dati del ruolo unico, sono 95, su 4.500, i dirigenti che attualmente sono privi di incarichi e a disposizione delle amministrazioni. Di questi, 44 appartengono alla prima fascia, cioè sono dirigenti generali. "Sono percentuali molto basse che spesso sono giustificate dalla mancanza di posti in organico oppure dalla decisione dello stesso dirigente di non accettare incarichi.

Che la riforma funzioni bene, al riparo da logiche di politicizzazione, è dimostrato dal fatto che esistono solo 50 ricorsi".

Nel sistema di spoil system americano, invece, argomenta Bassanini, quando cambia il governo cambiano tutti i vertici della pubblica amministrazione, operazione che in Italia non è possibile, "perché è necessario rispettare la durata dei contratti e motivare in modo serio l'eventuale rimozione".