Il Sen. Angelo Pavan, attualmente Presidente dell’Associazione "Comuni della Marca Trevigiana", è stato tra l’altro Sindaco, membro della Segreteria Nazionale della CISL/EELL (all’epoca FIDEL/CISL), Senatore della Repubblica, Sottosegretario al Ministero dell’Interno con delega per i Segretari Comunali e Provinciali.

Per molti anni, nelle varie cariche ricoperte, si è interessato attivamente delle tematiche connesse con la riforma dei Segretari Comunali e Provinciali.

Questo articolo è stato proposto dal Collega Giorgio Tirindelli, Segretario del Comune di Motta di Livenza, che ringrazio per la collaborazione.

Carlo Saffioti

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Una riforma sbagliata

E" quella dei segretari comunali perché fatta male e gestita peggio.

Una riforma andava fatta, ma andava fatta meglio, dal momento che si doveva uscire dal sistema, ma doveva essere gestita con più avvedutezza e lungimiranza.

Questa riforma non ha soddisfatto i sindaci, ha demotivato i segretari, svilendo il loro ruolo, organizzativamente si è dimostrata inefficace, ha creato conflittualità all'interno della categoria e perfino fra i giudici ordinari e quelli amministrativi.

Non ha soddisfatto gli amministratori

Non mi riferisco in modo particolare alle situazioni della nostra provincia, ove la situazione non è drammatica, ma ho amaramente constatato che è sensazione diffusa.

Con la riforma Bassanini (la legge n. 127/1997) i sindaci si aspettavano di poter finalmente scegliere il proprio segretario comunale senza vincoli, salvo quello di attingere dall'elenco unico regionale o nazionale a seconda della classe del comune. Tutti speravano che una volta scelto il segretario questi rimanesse per tutto il loro mandato come avrebbero potuto pretendere i patti contrattuali.

Ma non è stato e non è così.

Molti sindaci appena eletti si sono guardati attorno ed alla fine hanno deciso che, tutto considerato, era meglio tenersi il segretario che avevano i loro predecessori, anche se in qualche caso non era l'ideale.

I guai sono venuti per i sindaci dei comuni che si sono trovati senza segretario perché il proprio è stato richiesto da altri sindaci, o perché hanno condizionato la conferma all'abbandono da parte dello stesso di qualche altro contemporaneo incarico, o, peggio, hanno deciso di non confermare quello scelto dai loro predecessori. .

Per questi sono incominciate le pene dell'inferno, anche perché - di fatto - la gestione delle relative designazioni viene fatta da segretari che sono "in disponibilità" perché nessuno li ha scelti e perché nessuno li vuole. Sono state trovate difficoltà per i trasferimenti da altre province; è stato ìnventato che, anche a fine contratto, la non conferma doveva essere motivata.

Ha demotivato i segretari comunali.

Si sono trovati dall'oggi al domani in balia delle onde; senza nessuno che li guidasse, scaricati dal Ministero dell'interno (vituperato dai più) che, d'altra parte, si è visto espropriato delle competenze da un momento all'altro senza la possibilità di dire qualcosa; senza un proprio contratto di categoria, con la sola garanzia del mantenimento del trattamento economico in atto; a volte con a fianco "un intruso" chiamato "`city manager", venuto da fuori, con relativa conoscenza dell'amministrazione pubblica, scelto più per rispondere ai condizionamenti politici dall'esterno del Comune, con pieni poteri, con trattamento economico da "nababbo "; con la necessità di ricercare più comuni per garantirsi la possibilità di forzare un passaggio di carriera, diversamente impossibile e l'umiliazione di dover farsi riconoscere anche le funzioni di "direttore generale " per non ridursi a svolgere le semplici funzioni di verbalizzante e di notaio, e per arrotondare un po' il trattamento economico visto che anche il loro contratto fa due passi avanti e quattro in dietro.

Sono significativi certi titoli, ripetutesi in quest'ultimo periodo, apparsi sui giornali, molti dei quali scritti dagli stessi segretari: "I segretari rovinati dai sindaci"- "Gli ex segretari comunali abbandonati a se stessi" - "La farsa delle procedure di nomina dei segretari comunali" - "Perché non sopprimere i segretari comunali " - "Non si prevede una seria riforma bis per i segretari comunali " -"Segretari affossati dalla loro agenzia" - "Per i segretari comunali contrasti sulle revoche" - "Segretari non notai " - "I segretari: dequalificati e demotivati " - e si potrebbe continuare.

Perché questa riforma è sbagliata

Perché non si è avuto il coraggio di fare scelte radicali coerenti con tutta la riforma del pubblico impiego operata con il decreto legislativo n. 29/1993 e successivamente integrato e modificato, e per gli enti locali anche con la legge n. 127/1993 (art.6) e il decreto legislativo n. 77/1995.

In ogni Comune, anche nei più piccoli, era necessaria una figura professionale che coordinasse il tutto con continuità, con stabilità e con più presenza, in modo da attuare veramente sia gli indirizzi che gli obiettivi stabiliti dall'organo di governo, secondo le direttive del sindaco, sovrintendesse quindi alla gestione complessiva e predisponesse il piano dettagliato degli obiettivi e per il controllo della gestione.

Funzioni queste previste dal legislatore per il direttore generale.

Era quindi da invertire la scelta e prevedere solo la figura del direttore generale al quale, salvo che negli enti di grandi dimensioni, dare anche le funzioni ora assegnate al segretario comunale. A chi ed a che giova una simile situazione?

Quindi definire subito i criteri ed i limiti per la definizione di un adeguato trattamento economico corrispondente alle nuove funzioni richieste per la responsabilità della gestione generale dell'ente, tenendo conto della dimensione dell'ente, o dell'aggregazione di più enti, e non lasciare il tutto al libero mercato che, come si è verificato, ha portato a risultati scandalosi od a risultati umilianti (si tratta sempre di pubblici funzionari).

E' veramente scandaloso che l'ARAN abbia definito per tutte le categorie di pubblici dipendenti anche le "code contrattuali" e si appresti a definire il secondo contratto del quadriennio e non abbia ancora definito il primo dei segretari comunali.

Offrire veri corsi dì formazione manageriali - tipo master universitari, con valutazione finale (non la farsa della videoconferenza che è costata, forse ha sprecato, tante risorse), affidati a Università specializzate, obbligandone la partecipazione, per tutti i segretari in servizio e per coloro che avevano titolo per essere inseriti nella categoria. Non si può esigere che svolga funzioni dirigenziali, proprie delle aziende pubbliche e private in cui è prevalente la cultura aziendale, chi per anni ha svolto funzioni di tutela della regolarità formale degli atti e dei provvedimenti, volute dagli ordinamenti finora esistenti, proprie di una cultura giuridico amministrativa, senza offrire alcunché per il cambiamento.

Non tutti certamente avrebbero superato positivamente la valutazione. Forse se ne sarebbero accorti loro stessi durante i corsi. A questi si sarebbe dovuto offrire un posto corrispondente alla loro qualifica in altre pubbliche amministrazioni ove il loro lavoro non avrebbe richiesto particolari doti manageriali, e non arrivare a relegare per tre anni al "limbo" coloro che hanno subito l'umiliazione della "non scelta" o, peggio, del "rifiuto ", con rilevanti oneri per i comuni (non sono irrilevanti, infatti, le quote che essi devono pagare a tale scopo alle agenzie).

In questo modo la scelta dei sindaci sarebbe stata professionalmente più garantita. Si sarebbe evitato l'umiliante situazione per i segretari comunali di richiedere l'assegnazione anche delle funzioni di direttore generale per esercitare più incisivamente la loro azione. Si sarebbe evitato il disagio o l'imbarazzo per i sindaci di assegnare o negare, non convinti e non vedendone il cambiamento di impostazione, l'assegnazione di dette funzioni dirigenziali al proprio segretario comunale, con il quale comunque devono intendersi per mandare avanti la macchina comunale.

Sarebbe stata più comprensibile e giustificata l'esigenza di motivazione per l'eventuale non conferma o revoca del mandato.

Si sarebbe evitato che nell'arco del mandato di un'amministrazione un comune dovesse cambiare più volte il segretario.

Si sarebbero evitate, in certi comuni, le situazioni penose di contrasto con la presenza delle due figure, con trattamenti economici notevolmente differenziati.

Si sarebbero avuti funzionari più motivati con i quali i sindaci avrebbero potuto esigere anche di più. Si sarebbero evitate molte spese per consulenze esterne perché si sarebbero avuti funzionari che si sarebbero assunti con più tranquillità e più motivazione le proprie responsabilità

Non si può certo sostenere che tutto ora sia negativo e che non si sia fatto niente. Ma va detto chiaramente che se vi sono segretari - e ve ne sono diversi - che hanno capito il loro nuovo ruolo nella gestione dell'organizzazione degli uffici e dei servizi comunali - anche al di là di quello che la legge di riforma è stata capace di indicare - è perché loro stessi si sono preoccupati di acquisire una adeguata preparazione partecipando ad incontri od a corsi di formazione organizzati in sede locale (come, per esempio, a Treviso organizzati dal. Centro Studi Amministrativi con l'apporto delle Università "Bocconi" di Milano e "Carlo Cattaneo "di Castellanza) o/e approfondendo la materia con studio personale.

Purtroppo dai discorsi di coloro che gestiscono la categoria non emerge la volontà di una seria riforma della riforma, ma invece solo un tentativo di aggiustare le cose per tamponare i ricorsi o le denunce di segretari che si ritengono lesi nei loro diritti o nelle loro aspettative o i controversi ed a volte contraddittori pronunciamenti della magistratura

E' proprio necessario arrivare "al fondo" per cambiare?

Sbagliare è umano, ma perseverare nello sbaglio "è diabolico ", noi diremo "insulso ".

Comunque - poiché è difficile cambiare le cose - è necessario guardare avanti immettendosi a percorrere la nuova strada che insieme si può costruire, anche perché a fermarsi e guardare solo indietro ci si riduce ad essere rifiutati.

Angelo Pavan

settembre 2000