Italia Oggi

EDILIZIA E TERRITORIO

Martedì 27 Marzo 2001 13

La cattiva pianificazione delle amministrazioni tiene lontane le risorse private nei lavori pubblici

Project, finance, la p.a. programmi

Tramonti: opere bloccate da veti incrociati e dalla burocrazia

DI SIMONETTA SCARANE

Stenta ancora a decollare il project finance come strumento per finanziare la realizzazione delle opere pubbliche, nonostante il "mea culpa" che arriva da tutti i soggetti interessati: pubblica amministrazione, imprese, banche, esponenti del settore legale.

Scarso il numero dei progetti da realizzare con la finanza di progetto (non arrivano a ottanta, secondo il censimento dell'Oice, associazione che riunisce le società di ingegneria, architettura e di consulenza tecnico-economica), e nella lista quasi non ci sono opere pubbliche di rilevante entità.

E questo proprio quando il governo ha approvato il piano generale dei trasporti prevedendo di investire 214 mila miliardi per potenziare l’espansione delle infrastrutture viarie.

Una cifra, comunque che a detta degli esperti non riesce a colmare il gap infrastrutturale stimato in 205 mila miliardi che separa l’Italia dagli altri paesi dell'Ue, come ha evidenziato lo studio del servizio studi della Comit, sulle "Grandi opere e ricadute territoriali dirette e indirette", presentato ieri dal direttore del servizio, Gregorio De Felice, in apertura del convegno sul "project financing: una sfida per superare i ritardi", organizzato ieri a Milano dalla Comit.

"È’ stato stimato che in Italia per realizzare una strada occorrono fino a 38 autorizzazioni e per l’esecuzione delle opere pubbliche mediamente 2.410 giorni", ha dichiarato il presidente della società Milano-Serravalle, Aldo Belli, parlando di paese bloccato, "2.410 giorni sono più di sei anni e oltre metà di questo tempo se ne va per le procedure amministrative".

Parlando della realizzazione delle grandi opere, l’ex ministro delle finanze, Giulio Tramonti, ha indicato la sorte del teatro La Fenice per denunciare le lentezze della burocrazia di oggi.

"La Fenice", ha detto, "è stata appaltata nel 1790 e terminata nel 1792, è bruciata nel '96 ed è ancora sotto un tendone".

L'esperto di politiche fiscali del Polo, e probabile nuovo ministro in caso di vittoria del centro-destra, attribuisce a un "eccesso di burocrazia", e a una sorta di "caricatura della democrazia", la difficoltà di pianificare e costruire grandi opere pubbliche.

Secondo Tramonti, "questo è un paese dove un consiglio di quartiere blocca un comune, un comune blocca la provincia, la provincia blocca la regione, la regione blocca lo stato, i verdi bloccano tutto".

E la soluzione ai veti incrociati, ha aggiunto l’ex ministro, era indicata nella proposta del Polo basata su "opere strategiche" indicate nella finanziaria e proposte delle regioni.

Il project finance può rendere più agevole la modalità di finanziamento delle opere pubbliche ma serve una programmazione più efficiente degli interventi.

E su questo tema hanno insistito il presidente dell'Ance (associazione nazionale costruttori edili), Claudio De Albertis, e Mario Lupo, presidente di Agi, e ha riconosciuto "l'insufficiente attività della pubblica amministrazione nella programmazione", anche Luigi De Pierris, responsabile dell'unità tecnica della finanza di progetto presso il Cipe.