Sole 24 ore

Venerdi 9 Giugno 2000 norme e tributi

Chi non risponde rischia I'accusa di omissione di atti

ROMA. Rapporti più chiari tra pubblica amministrazione a cittadini. Per la Cassazione se l’amministrazione non risponde il suo silenzio può essere un reato. E se la richesta è congrua la Pa non può tacere nè sono ammessi ritardi. In questi casi il rischio è una condanna per omissione di atti d'ufficio (reato che comporta anche la reclusione finoa un anno). Inoltre l'amministrazione non può invocare la scusante del troppo lavoro o della complessità della pratica da evadere.

La Cassazione, sesta sezione penale, ha infatti respinto il ricorso di dueamministratori straordinari di una Usl di Messina condannati a un milione di multa e all'interdizione dai pubblici uffici per un anno. Gli amministratori non avevano risposto a un medico che, dopo essersi dimesso dal suo incarico in ospedale, aveva sollecitato per iscritto la propria riassunzione. Davanti ai giudici della Cassazione i due amministratori avevano sostenuto che, non solo non avevano I'obbligo di rispondere, ma si erano difesi ricordando la mole di lavoro che un'amministrazione deve quotidianamente svolgere.

Per la Cassazione, invece "non valgono ragioni di fatto quali eventuali difficoltà dovute alla mole di lavoro dell'ufficio o alla complessità della pratica". Secondo i supremi giudici, inoltre, "la pretesa personale convinzione di non dover dare risposta non scusa". Le leggi penali devono essere conosciute e non vanno violate. Infine per i supremi giudici le ragioni addotte dalla difesa non sono valide perché la conoscenza di una richesta rivolta all'ente di cui si è responsabili è "presunta", salvo prova contraria