ITALIA OGGI 5.7.00

P.A., VIA AL PIANO CONTRO GLI SPRECHI

 

di Alessandra Ricciardi

Aste on line, gare comunitarie e appalti a privati per combattere gli sprechi negli acquisti pubblici.

E’ il piano d’attacco predisposto dal governo nel Documento di programmazione economica e finanziaria 2000 per tagliare la spesa nella p.a..

Le procedure d'acquisto tradizionali, infatti, si sono rilevate fallimentari: la spesa per gli approvvigionamenti per gli uffici pubblici nel 1999 è stata di 144 mila miliardi e per il 2000 la previsione è di 155 mila mld, con un balzo di 10 mila miliardi. Una crescita superiore al 7%, che si colloca in un trend rialzista degli ultimi anni di circa il 2%. Lo stato ha pagato lo scorso anno quasi il 7% del proprio prodotto interno lordo per far funzionare la macchina amministrativa, lo 0,5% in più rispetto al 1996.

Il governo è corso ai ripari e ha definito una strategia per ridurre già nell’immediato gli esborsi giudicati eccessivi, non disdegnando il ricorso al web anche per gli acquisti della sanità e puntando a un risparmio a regime di circa 30 mila miliardi.

È il settore sanitario la voce più consistente nel capitolo spesa: nel 1999 ha assorbito il 47,5% del totale, seguito da comuni e province e dal settore statale, con quote pari rispettivamente al 24,8% e al 18,3%.

MANCA IL COORDINAMENTO.

La strategia definita dall'esecutivo guidato da Giuliano Amato prevede al primo punto un maggiore bianchimento (!!?) tra le autonomie dell'amministrazione. Al di fuori del settore statale, infatti, la spesa "risulta fortemente frammentata tra enti a elevata autonomia, implicando la necessità di un costante raccordo con il centro", si legge nel Dpef.

L'esempio è quello della sanità, dove si spendono 68 mila miliardi per le forniture e ci sono tre centri di imputazione per gli acquisti: i beni e i servizi in senso stretto gestiti dalle Asl e dagli ospedali, le convenzioni per prestazioni sanitarie, di spettanza di Asl e regioni e, infine, le convenzioni soggette a contrattazione collettiva per i farmaci gestita dal ministero della sanità con le associazioni categoria.

IL CONSULENTE PUBBLICO.

Il modello operativo di pesa punta ad affidare alle singole amministrazioni il compito di definire il proprio fabbisogno e a un consulente pubblico quello di selezionare, in base alle migliori offerte del mercato, i fornitori a cui fare riferimento e di stilare le procedure per approvvigionarsi. La struttura di servizio è stata individuata nella Consip, la concessionaria pubblica partecipata dal ministero del tesoro, che opererà anche via internet per individuare le migliori strategie d'acquisto da "consigliare" alle amministrazioni.

ENTRANO LE IMPRESE NELLA GESTIONE

Il governo non esclude di dare in appalto la gestione della spesa pubblica a gestori privati. "Al programma di razionalizzazione delle procedure d'acquisto il governo", precisa il Dpef, "intende affiancare iniziative tese a sviluppare il processo di esternalizzazione di attività della p.a.".

Ispirato al modello inglese, il piano dell'esecutivo prevede che nel caso del persistere delle inefficienze di gestione, si trasferiscano servizi a soggetti terzi selezionati attraverso gare pubbliche.

Nella fase iniziale saranno ammessi anche finanziamenti e realizzazioni dirette di opere da parte di imprese private. I settori candidati sono la scuola, la sanità, la difesa e l'informatica.

In questo modo il governo conta di consentire la realizzazione di opere per le quali mancano adeguati fondi pubblici e al tempo stesso di migliorare i servizi grazie alla maggiore concorrenza e professionalità presente nel settore imprenditoriale.

RISPARMIARE 30 MILA MLD.

L'obiettivo dell'operazione è di risparmiare, a regime, dal 15 al 20% del totale della spesa. Il progetto di razionalizzazione della spesa prevede due fasi: la prima, già avviata, punta ad aggredire capitoli di spesa, come quello elettrico e telefonico, comuni alle varie amministrazioni, per un totale di 6500 miliardi e un risparmio del 20%. Tra quattro anni, invece, le gare comunitarie, il ricorso in extremis a gestori privati e alle procedure telematiche saranno la regola. Ma per farlo, sottolinea il Dpef, "sono necessari alcuni adeguamenti normativi".