IL SOLE 24 ORE 22.1.01

La riforma ritorna all’antico con i "Palazzi del Governo"

 

Il regolamento sugli Uffici territoriali di governo è certamente un tassello fondamentale nel ridisegno del sistema amministrativo italiano.

Tassello speculare all'attuazione del "riordinamento del centro" che dovrebbe vedere la luce all'inizio della prossima legislatura.

Non a caso tanto il primo che il secondo traggono origine dal Dlgs 300/99, che ha radicalmente modificato l'assetto degli apparati statali.

Frutto, a sua volta, delle deleghe contenute nella legge 59/97 con la quale è stata affidata alle amministrazioni territoriali la gran parte delle competenze degli apparati pubblici.

Si tratta, quindi, di passaggi concatenati dei quali vale la pena di cercare di cogliere le linee di tendenza e gli esiti possibili.

Con questo provvedimento le prefetture tornano, in qualche modo, all'antico. Tornano ad assumere i connotati della "grande prefettura" del periodo liberale.

L'ufficio governativo per antonomasia, quello sul quale campeggiava la dicitura "palazzo del Governo". Si potrebbe, di conseguenza, pensare che la riforma sia rivolta al passato.

AI contrario, essa sviluppa con coerenza proprio i principi di devoluzione dei compiti pubblici alle amministrazioni locali.

Uno degli elementi di maggiore distonia deI sistema amministrativo italiano era dato dalla proliferazione degli uffici periferici dello Stato.

Negli Anni Cinquanta si era arrivati ad istituire apparati provinciali di singole direzioni generali di ministeri.

Aver ricondotto -con alcune logiche, eccezioni - le funzioni residue dello Stato in periferia ad un'unica struttura è presupposto di razionalità, oltre che di snellezza, dell'attività dello Stato.

La previsione di "servizi comuni" (gestione finanziaria, controllo interno, servizio ispettivo, gestione del personale) contribuirà, a sua volta, a diminuire spese e personale.

Si configura, in sintesi, una struttura di tipo interministeriale, benché affidata ad un funzionario dell'Interno.

La circostanza non deve sorprendere, anche se non erano mancate ipotesi tendenti a far confluire i prefetti nell'ambito della Presidenza del consiglio. Il rafforzamento del profilo "generalista" del prefetto è, infatti, uno degli aspetti maggiormente qualificanti della scelta compiuta dal Governo.

Anche in questo caso è stata recuperata una vocazione antica adattandola ovviamente al differente contesto politico/istituzionale.

Il prefetto funzionario di Governo" - non del Governo, ma della Repubblica, benché il rapporto fiduciario con l'esecutivo sia indispensabile - è elemento necessariamente complementare alla trasformazione della prefettura in ufficio territoriale di governo.

Entrambi non sono incompatibili con uno Stato decentrato Al contrario, nei modelli di tipo federale (o, comunque, ad elevato tasso di decentramento) come dimostrano le esperienze straniere - l'esigenza di una presenza dello Stato sul territorio rimane immutata.

Non soltanto in Francia, che mantiene una struttura complessivamente accentrata, ma anche in Stati federali (come la Germania o il Belgio) o in Stati fortemente decentrati (come nel caso della Spagna) esiste una figura di funzionario governativo con larghe attribuzioni di coordinamento delle amministrazioni centrali e di raccordo con le strutture territoriali.

Il policentrismo del sistema pubblico postula, infatti, la capacità del centro di coordinare, e raccordare, di dare indirizzi e assicurare "ascolto" delle esigenze locali.

Gli uffici territoriali di governo dovranno saper rispondere a questa necessità comportandosi come "sensori" delle realtà lorali più che come controparte delle amministrazioni territoriali.

STTEFANO SEPE