Il Convivio

 

 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Poesia dallo sfondo sociale: La rosa Gialla di Vittorio Baccelli (Montedit, Melegnano 2002)

Vittorio Baccelli, con “La rosa gialla”, ha voluto riorganizzare l’abbondante materiale poetico da lui sciorinato durante gli anni in va­rie pubblicazioni, ne ha tratto questa corposa raccolta che, oltre ad avere valore poetico, ne ha anche uno storiografico ed ideologico, perché in essa vengono puntualizzati eventi e preconizzati fatti con profetica veridicità. Non è facile avvicinarsi a questo genere di poesia dalla quale si evince la personalità forte, antiopportunistica, proletaria, dell’autore, attento a far ben emergere il suo punto di vista di fronte ai fatti che viene enunciando. Dotato culturalmente, sagace nel maneggiare il verso con soventi scorribande allusive, originale nella concezione, Baccelli non nasconde la sua avversione ad ogni forma di imperialismo economico ed ideologico che ha imperversato per diverso tempo. Da buon cronista egli ripropone gli eventi con conseguenzialità, arricchendoli con adeguata cornice di commento personalistico, esumazione di personaggi esistiti, paludati di quella sottile ironia tipica di chi non disdegna esternare i suoi punti di vista, le sue idee. Vi sono chiari sintomi di profetismo quando si pronosticano trionfi e sconfitte, crolli e resurrezioni di personaggi veri che hanno calpestato uno scorcio del secolo scorso. Non mancano allusioni politiche di chiaro marchio materialistico, una analisi spietata di un triste periodo in cui spes­so si sentivano gli echi delle armi, periodo di clandestinità, di attentati, di cortei di protesta. Innegabile una versificazione, allusiva e forbita, sempre attenta ai contenuti, evidenzia una personalità, quella di Baccelli quanto mai frammentaria e poliedrica, allergica alle acquiescenze ed ai succubismi. Questa sua raccolta ha un alto valore storiografico, perché puntualizza un breve ma intenso periodo ricco di fermenti sociali, di contrapposizioni ideologiche. Non si esclude una certa cerebraloidità con la quale il discorso viene imbastito, non sempre di immediata intuizione, per non dire comprensione. «Il mago spezza il pane / frugare con un ferro di calza / in un orologio a pendolo / ricordo che ti piace un mio / quadro il più cinese tra / quelli che ho dipinto». Non aggiungo altro!

Pacifico Topa