Il Convivio  
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003
Narcisa Belluomini Celeghini

Cecilia
A Settembre ogni anno si riapre la caccia che vede come vittime immolate volati di ogni tipo. Questo scempio, nei tempi, si è limitato ma fa pur sempre tanto male al cuore veder cadere questi piccoli esseri che fiduciosi volano per il cielo senza difesa. Ero con Cecilia fuori al balcone in attesa del papà che rientrava con la nave nel porto di Taranto; c’era un po’ di nebbia ma da S. Vito era bello vedere le navi rientrare, per questo c‘eravamo alzate presto. Ogni tanto si sentiva qualche schioppettata ma non ci facevamo caso, eravamo prese dall’arrivo del papà.
Nel frattempo il sole si levava e la nebbia scompariva; nel cielo si levavano in volo gli uccellini in cerca di cibo e, io, raccontavo a Cecilia che nutrendosi d’insetti erano considerati gli spazzini dell’aria. Guardavamo il mare e guardavamo il cielo a perdita d’occhio quando in seguito ad una fucilata vedemmo cadere un passerotto al suolo.
Cecilia non si dava pace e mi chiedeva: nonna Isa, perché?
Per dare una motivazione decente, inventai che quel cacciatore aveva una bimba malata che non mangiava più niente e il medico gli aveva consigliato la carne tenera e leggera di un uccellino che sarebbe stata digeribile e le avrebbe ridato forza. Così il papà si era alzato prestissimo al mattino ed era andato a caccia col cane. Colpito che ebbe l‘uccellino lo raccolse e lo portò a casa dove la moglie dopo averlo spiumato, pulito e lavato lo mise in pentola.
Cecilia mi guardava stupita del fatto che io potessi accettare un simile misfatto. Le spiegai che le cose fatte a fin di bene non erano un peccato ma una legge di natura e che l’uccellino aveva dato la sua vita per una buona causa, per salvare una bambina.
Vedevo che faceva difficoltà ad accettare questa versione; nella sua testolina era difficile accettare una morte per una vita. Non nascondeva l’amarezza. Mi disse: «Io mangio tutto, nonna Isa, così l’uccellino non muore e vola felice cinguettando».
Rientrammo per consolarci con la colazione poi, ci riaffacciammo e vedemmo il rientro della nave col papà che dissipò il triste episodio.
È triste mentire a chi ha fede in te e mi domando: perché? Oggi non si piange per niente ma si ride di tutto.