Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Lidia Benci Fragiacomo

Il mondo di Vlady di Lida Benci Fragiacomo (Edizioni Passaporto 200, Roma 1993)

Un atto unico per il teatro che nasce con un’apertura ideale alla televisione. Questo connubio tra mezzi e metodi di comunicazione trova un compimento perfetto nel lavoro di Lida Benci Fragiacomo. “Il mondo di Vlady” si differenzia dal panorama teatrale tradizionale perché non prevede un eventuale rielaborazione televisiva, ma nasce già con un’ampia nota di adattamento, con delle note riassuntive e con un vasto bagaglio di spiegazioni e arrangiamenti. L’atto è preceduto dalla presentazione dei personaggi e da alcuni tratti che ne delineano la personalità e le caratteristiche fisiche più evidenti. Un’opera che presuppone un grosso lavoro di preparazione alla messa in scena già dal suo nascere e che prevede la comunicazione teatrale e televisiva come elemento essenziale. Opera da comunicare, per la comunicazione e che fa della comunicazione l’elemento fondamentale. In questo lavoro manca, infatti, totalmente l’azione, ma l’intera conversazione riesce a fornire una dettagliata visione di ciò che è successo negli ultimi anni, mesi e giorni che precedono l’incontro organizzato da Vlady, il personaggio principale, che è anche colui cui è affidato l’intero svolgimento della trama.

Un giovane nato cieco che ha da poco riacquistato il dono della vista, ma che è costretto a rendersi conto delle vere brutture che finora il suo handicap gli aveva nascosto. La mancanza del senso della vista ha fornito a Vlady una sensibilità maggiore rispetto agli altri. Egli si è costruito una sua vita, ha sempre vissuto in una sua dimensione dalla quale adesso è difficile allontanarsi. Vlady era abituato a godere al massimo di sensazioni e piccoli piaceri che ora la vista, quasi per assurdo, gli ha portato via.  La narrazione ha come elemento centrale una riunione tra condomini, durante la quale vengono svelati i più reconditi stati d’animo e peccati delle persone coinvolte. Tutti i personaggi, quasi di pirandelliana memoria, sono degli archetipi che recitano dei ruoli prestabiliti. Un atto unico che pur nella sua brevità riesce a trasmettere il tormento del protagonista e le assurdità di cui si nutrono i condomini. L’autrice riesce a trasmettere tutto il pathos e la tragedia vissuta da Vlady Delprato utilizzando un crescendo narrativo fatto di suspence e di rivelazioni fino al raggiungimento della quiete finale, nel momento in cui Myriam (la coscienza, la razionalità) interviene a bloccare la prevedibile tragedia finale. Un’opera di “sperimentazione” teatrale e psicologica riuscitissima.

Maria Enza Giannetto