Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Arnaldo Caimi

 Arnaldo Caimi uno spaccato di realtà contemporanea in Gente delle mie parti (ed. Il Convivio)

“Gente delle mie parti” uno spaccato di realtà contemporanea che Arnaldo Caimi ci offre e con una prosa vivace, fluida. Si potrebbe parlare di un trattato di psicologia, dato che l’autore s’impegna a descrivere con precisione figure caratteristiche, non solo nelle loro caratteristiche fisiologiche, ma anche psicologiche e caratteriali. “L’ingenuo” è la tipica persona «di piccola statura, senza presenza né prestanza che, temendo i confronti, vive appartato», è un avulso dalla sociètà che si crea un mondo tutto suo e che riversa negli scritti ciò che ha dentro. S’illude d’esser letto e s’appaga se riesce a pubblicare. Nel descrivere la “malizia” la impersona in una giovane e bella ragazza che si muove suadentemente, specie in estate quando gli abiti succinti evidenziano le forme, però, aggiunge: l’ostentazione eccessiva è negativa. Un tema che gli sta a cuore è quello dell’eterna giovinezza; in “Essa” Caimi sintetizza una bellezza passata ma non scomparsa, donna che s’illude di aver fermato il tempo e cerca di conservare il suo fascino, ma precisa che, caratterialmente, oggi si è emancipata, respinge ogni succubismo, si equipara all’uomo. “Il gatto bigio” è una sottile ironia corrispondente a una realtà, paragona un animale nato e vissuto nel medesimo ambiente e che si accontenta all’essere umano che nella analoga situazione, si chiude in sé, diventa abulico, privo di volontà, ignaro di quello che avviene al di fuori. Prigioniero  del suo modo di vivere, ma che non può pretendere quello che non conosce. Caimi dice: «Ben altro è il vivere, che stare a guardare un gatto bigio nella finestra di fronte». Per lui la solitudine è silenzio, buio, ossessione che invano respinge.

Questi racconti di Arnaldo Caimi sono degli schizzi letterari che servono a puntualizzare e conoscere alcune realtà che ci cono vicine, ma che spesso ci sfuggono; le analogie servono egregiamente per confrontare, valutare come in “Figure” in cui i simboli del gioco delle carte sono presi come caratteri da affibbiare ad individui. Secondo Caimi «ogni figura corrisponde ad un seme» si tratta di caratteri personalizzati che servono a determinare. L’opera di questo realistico autore si conclude con alcune sagaci considerazioni di profondo senso morale: la conoscenza è frutto della curiosità e, solitamente, approda alla comune sapienza. Innegabile una certa finezza di ragionamento che presuppone acutezza di ingegno per addentrarsi nella concettualità di questo racconto plurimo, proposto con forbito linguaggio e profondità contenutistica.

Pacifico Topa