Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Filippo Cascino

 Filippo Cascino, Petali di stelle (Betania editrice, Settembre 2003)

Filippo Cascino, il poeta della spiritualità, l’apostolo della fede, con la silloge “Petali di stelle” dà sfogo al suo slancio mistico: «Vorrei / donarmi a te / Signore, spogliarmi / d’ogni peccato / e rivestirmi / di te». Atto di contrizione che prelude a quelle che saranno le ulteriori professioni che egli esterna con decisione, confidando integralmente in Dio «solo in lui ci si può / appoggiare senza mai / cadere”. Impostazione data a questa silloge é prevalentemente religiosa, l’autore lo fa con ripetuti atti di fede, di fiducia in colui che ha dato la vita per noi. Chi nutre in sé questi profondi sentimenti cristiani non può non esaltarsi di fronte al creato. «Il fruscio del vento… il canto degli uccelli… il tiepido sole della profumata primavera» sono tutte conferme dell’amore immenso che Dio ha avuto per gli esseri umani. Ma non basta, lo slancio poetico di Cascino giunge ad affermare che «Dio è poesia / amore e gioia / è Colui che suscita / sensazioni profonde». Con questo stato d’animo è normale che egli invochi l’aiuto di Gesù: «Aiutami a pregarti / e ad avere fede / che io / possa ovunque vada, parlare della tua parola / che è luce e vita.” C’è voglia di evangelizzazione, di diffusione religiosa perché Gesù é vita / luce e speranza eterna / Gesù l’unica luce che ci / illumina». A convalidare le sue asserzioni chiama a testimone la realtà cruda, come quella del disoccupato che minaccia il suicidio pur di risolvere i suoi problemi, ma Cascino ricorda che Gesù disse che nella casa del Padre c’è lavoro per tutti. Questo immenso amore per la divinità canalizza la produzione di Cascino verso la missionarietà, perché pone alla base del suo dire le concezioni moralistiche che, messe a contatto con la cruda realtà, respingono il sopruso, la prevaricazione; “Mai più Auschwitz” ad un animo tanto sensibile non potevano mancare slanci affettivi... «Dammi la tua mano mamma... ce ne andiamo nell’aria profumata». Nel suo cuore esplode l’amore per la mamma, che malgrado sia avvizzita per gli anni, egli vede sempre premurosa. Altro elemento diffuso è quello della solidarietà: «Il ricordo più bello che ci / rimane in questo / tortuoso cammino / della vita / è di aver aiutato / nel bisogno un amico». Egli si commuove nell’ascoltare il cinguettio de­gli uccelli che mettono allegria. Lo spirito romantico si estrinseca nel­le creazioni come in “Ultima foglia” che, cedendo, risveglia dolci ricordi. Il dolore fa breccia in Cascino: «La tua morte / inattesa e rapida / ha lasciato / un gran vuoto / in tutti coloro / che ti hanno amata». A questo punto di fatto sentimentale «non scorderò mai / quella tua carezza... Mamma / che al mondo mi mettesti / vorrei che viva tu fossi». Il finale di questa silloge è un nostalgico pensiero delle madre, della giovinezza sfiorita, dei sogni infranti, una costante invocazione alla presenza fisica della persona amata. Cascino è fatto così, passa dall’esaltazione spirituale ad un concreto umanizzarsi dei pensieri, ad appassionate dichiarazioni d’affetto. Una conclusione piuttosto tinta di mestizia, di rimpianto. Da ultimo alcune composizioni in dialetto concludono questo cielo creativo fervente e fervido, appassionato e profondamente vissuto, unico del suo genere.

Pacifico Topa