Il Convivio

 

 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Alberto Cerbone, Canto all’amore (Libroitaliano, Ragusa 1998)

Il volume di poesie “Canto all’amore” di Alberto Cerbone si può definire un canto alla vita e alla speranza, quali essenza vitale per riportare l’Io a nuove lotte e superare i mille ostacoli del quotidiano. L’autore, partendo da quello che è il sentimento più nobile: l’amore, non trascura la metafora nei suoi versi tant’è che la fiamma che si sviluppa dal ceppo del camino non è altro che quella della speranza, mentre il passato riaffiora riportando la mente in un mondo lontano. Cerbone ben si colloca in quella fascia d’uomini di cultura che riescono attraverso il linguaggio coacervato a descrivere stati d’animo, esperienze, emozioni senza trascurare quelle che sono i lati negativi della quotidianità. Il suo poetare trasporta e coinvolge il lettore in una sorta di meditazione attraverso versi, ora forti, ora riflessivi, ma pur sempre messaggeri d’ideali. Lo spiccato utilizzo del linguaggio trasforma i versi in elementi efficaci e testimoni di una ricerca che vuole porre la poesia su un piano preferenziale, dove il semplice comporre viene accantonato per lasciare spazio, in una società sempre più telematica, ad una poesia comunicativa che non rinnega le preoccupazioni vere dell’uomo che vede le proprie forze vacillare di fronte ad idoli futili. Ed ecco l’autore metaforicamente descrive l’uomo come un attore che recita il dramma della vita, attraverso il “repertorio” fatto di guerre, fame, droga e corruzione, mentre la speranza, rappresentata come luce, riemerge dal buio della sofferenza completata dalla ricerca di se stessi.

Enza Conti