Mulattieri
È
notte, o morte: fosche di tempesta
le nubi
erranti spuntano dal monte,
triste
presagio d’imminente pioggia,
ad
offuscar dell’occidente i fuochi.
Al tuo
richiamo, l’aria si fa gelida,
lampi di
fiamme solcano la diga
della
bufera, rotolando lungi
va sulla
terra a spargere il terrore
della
rovina al sonno dei fanciulli,
il
fragoroso strepito del tuono:
qual di
corriere che da lungi viene,
la
scalpitante nuova del cavallo
triste
presagio dello stuol nemico.
Gemon le
braccia degli arbusti: tetra
di ramo
in ramo lungo i sentieri
svolazza
la civetta gemebonda.
Ecco fa
pioggia: pare che precipiti
sopra la
terra il ciel di piombo a pezzi.
Due
mulattieri, per la via maestra,
spingono
a stento le provate bestie.
Vengon da
lungi, salgono dal piano,
vanno al
paese a riabbracciar le spose.
Lasciarono le pecore nel chiuso
a la
custodia dei compagni fidi,
dove le
brine e dove le pasture
sono men
crude a le feconde madri.
Ma tu hai
deciso ben diversamente,
o morte,
la piena dei ruscelli in uno
hai
convogliato vorticosamente,
per
trascinarli dentro una voragine
apertasi
all’istante ad inghiottire
uomini e
bestie e loro masserizie.
Ci vorrà
una settimana per trovare
lo
scempio atroce delle loro spoglie.
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Poesie del "Publio Virgilio
Marone" |