Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

 Mulattieri
 
È notte, o morte: fosche di tempesta
le nubi erranti spuntano dal monte,
triste presagio d’imminente pioggia,
ad offuscar dell’occidente i fuochi.
Al tuo richiamo, l’aria si fa gelida,
lampi di fiamme solcano la diga
della bufera, rotolando lungi
va sulla terra a spargere il terrore
della rovina al sonno dei fanciulli,
il fragoroso strepito del tuono:
qual di corriere che da lungi viene,
la scalpitante nuova del cavallo
triste presagio dello stuol nemico.
Gemon le braccia degli arbusti: tetra
di ramo in ramo lungo i sentieri
svolazza la civetta gemebonda.
 
Ecco fa pioggia: pare che precipiti
sopra la terra il ciel di piombo a pezzi.
Due mulattieri, per la via maestra,
spingono a stento le provate bestie.
Vengon da lungi, salgono dal piano,
vanno al paese a riabbracciar le spose.
Lasciarono le pecore nel chiuso
a la custodia dei compagni fidi,
dove le brine e dove le pasture
sono men crude a le feconde madri.
Ma tu hai deciso ben diversamente,
o morte, la piena dei ruscelli in uno
hai convogliato vorticosamente,
per trascinarli dentro una voragine
apertasi all’istante ad inghiottire
uomini e bestie e loro masserizie.
Ci vorrà una settimana per trovare
lo scempio atroce delle loro spoglie.

 Poesie del "Publio Virgilio Marone"

 Poesie del "Publio Virgilio Marone"