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Deborah Coron | |
La stazione
Abbacina la breccia bianca [della massicciata con le ombre viola in controluce; il vento ostile gela ogni partenza e scompiglia il miraggio: alla rincorsa dell’ultimo treno desideri d’evasione vengono trainati via ma non partono mai davvero: restano ad aspettare il mio ritorno. Ogni treno uguale a quello prima sferraglia monotono e pesante sui binari che curvano in fondo prima di toccare un orizzonte ormai divelto e stanco di viaggi.
Amo ogni profilo di queste colline [imbrunate che mi si stagliano incontro al tramonto e patisco ogni loro mutilante ferita. Le luci fumose della cementeria impolverano ombre corrotte e mute di vecchie cave e nuove distruzioni: č questa la strada che torna a casa. La stazione vuota ora si ferma nella notte aranciata. Torno a percorrere le strade di gesso e le franose case di cartapesta del presepe costruito da bambina parendo che tra queste balze cavate nessun Bambino sia mai sceso. |
Poesia Italiana |