Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Deborah Coron

La stazione

 

Abbacina la breccia bianca

[della massicciata

con le ombre viola in controluce;

il vento ostile gela ogni partenza

e scompiglia il miraggio:

alla rincorsa dell’ultimo treno

desideri d’evasione vengono trainati via

ma non partono mai davvero:

restano ad aspettare il mio ritorno.

Ogni treno uguale a quello prima

sferraglia monotono e pesante

sui binari che curvano in fondo

prima di toccare un orizzonte

ormai divelto e stanco di viaggi.

 

Amo ogni profilo di queste colline

[imbrunate

che mi si stagliano incontro al tramonto

e patisco ogni loro mutilante ferita.

Le luci fumose della cementeria

impolverano ombre corrotte e mute

di vecchie cave e nuove distruzioni:

č questa la strada che torna a casa.

La stazione vuota ora si ferma

nella notte aranciata.

Torno a percorrere le strade di gesso

e le franose case di cartapesta

del presepe costruito da bambina

parendo che tra queste balze cavate

nessun Bambino sia mai sceso.

 Poesia Italiana