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Maggy De Coster Maggy De Coster: l’isola nel cuore di Vincenzo Campobasso Sebbene contraddistinti con titoli diversi, le poesie di Maggy De Coster formano, in questa sua silloge, un corpo unico, un vero poemetto. Uno, infatti, l’inno, una l’invocazione, uno il pianto, una la speranza. L’isola, che solo al quattordicesimo brano, con un semplice acrostico, rivelerà essere Haiti, è, per Maggy, una sorta di apatica, una mamma indolente che si è lasciata snaturare. Da cui l’accorata e reiterata invocazione: “Battimi!”. Come l’invocazione dei bimbi per attirare l’attenzione e riappropriarsi dell’affetto perduto dei genitori, o per richiamare questi, nella loro inconscia consapevolezza, ad una più retta via. Piange, Maggy, piange la sorte della sua isola, per tutta la lunghezza del poemetto. E quanta amarezza, quanto rammarico per non poter fare qualcosa, quanta nostalgia per quell’isola che non è più quella di prima, quella sicuramente dei suoi sogni d’infanzia. Piange, Maggy, e solo alla fine, in un momento che pare catartico ed auspicale insieme, storna lo sguardo dall’Isola, per affissarlo, sia pure per un momento, sulla figlia Cloe, forse la prediletta o forse colei che potrebbe rappresentare, negli auspici della poetessa, il futuro di Haiti. |
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Ah! Bats-moi mon île |
Battimi mia isola |
Poesia Francese |
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Poesia Francese |