Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Maria Dho Bono

 Maria Dho Bono: schiettezza, sincerità, entusiasmo in Radici e Germogli (Ibiskos Edit.)

Un modo di esporre molto semplice, alla portata di tutti, rime che si snodano con la cadenza e la musicalità di una filastrocca... Vari gli argomenti; riassumono esperienze e fatti legati ad ambienti, luoghi, avvenimenti e personaggi del vivere quotidiano: la festa della mamma novantenne «con la torta e le roselline» e tutta la cerchia dei parenti, Benvenuti medaglia d’oro ad Helsinki, il governo litigioso, il ministro di Grazia e Giustizia (Quale giustizia?), carovane, gita d’estate e altro... Nel «disquisire arcaico» dell’autrice, così come definisce il linguaggio Giulio Panzani, c'è schiettezza, sincerità, entusiasmo, bonaria ironia e disponibilità a comunicare agli altri tutto quanto accade per riceverne calore, conforto, consigli... Il percorso è quello del diario: registrare, giorno dopo giorno, quanto può sembrare importante e degno di essere ricordato. Scelgo a caso, fra le poesie più significative... “In alto mare”: vi sono espresse, in forma metaforica, divertenti allusioni al governo (la nave), alle diatribe furibonde che si verificano nel suo interno, alle responsabilità del capo (il nocchiero) e dell’equipaggio (ministri e senatori) e alle difficoltà cui essi vanno incontro (scogli, squali, temporali); ne “Il sentiero del rimpianto”, che l’autrice percorre tutti i giorni, «con affanno», e che conduce alle “residue rovine” del castello «semisommerso da ortiche, rovi e grovigli d’arbusti vecchi e nuovi», il «degrado più avvilente fra mucchi di rottami e spazzatura»; Castelmagno, la località delle vacanze della Dho Bono, dove «si respira un’aria frizzantina e profumata di timo e rododendri in fiore»; “La tragica lista” ed “Elezioni”, con riferimenti ai politici visti come «inetti che s’avvicendano slealmente»; “Cassandra 2000”, «reincarnata, paludata a oracolo 2000»; “L’inutile attesa”, un gatto che sosta presso una chiesa, «...forse prega per davvero, / e chiede a Dio che gli indichi la strada del cimitero» (La sua padrona è morta e la povera bestia l’attende invano)... Nella loro semplicità, sono tutte belle le liriche e ognuna di esse vuole raccontarci qualcosa, farci conoscere una storia vera, confidarci uno stato d’animo o un disappunto, trasmetterci una piccola gioia o un momento di malinconia, renderci partecipi della visione di angoli ameni che donano serenità allo spirito.
Antonia Izzi Rufo