- Filippo Giordano è un poeta ormai
affermato ed ha vinto, tra gli altri, i premi “Città di Marineo” (1979)
e, per la poesia dialettale, il “Bizzetti” (1999). Ha al suo attivo
diverse sillogi ed ora, quasi a voler proporsi in chiave unica ed
unitaria, ha voluto racchiudere in un solo volume, “Rami di scirocco”
per l’appunto, l’intera sua produzione, aggiungendovi anche un corpus
di venticinque componimenti in stile haiku fin qui inediti ed inseriti
sotto il titolo “Minuetti per quattro stagioni”. Si tratta di un volume,
questo, che ci dà veramente modo di entrare nel vivo della poesia di
Filippo Giordano, di gustarne le scansioni emotive, di suggerne
l’essenzialità espressiva, di riappropriarci del piacere antico e sempre
nuovo del bel verso... Sono pagine intense, le sue, quasi un diario
aperto sull’ieri che diventa l’oggi e sull’oggi che cerca di non perdere
la propria identità culturale, sociale, di veicolo affettivo in
direzione di un dopo che si sta avvicinando a passi di gigante. Ogni
verso ed ogni quadretto lirico di Filippo Giordano sono un insieme di
momenti alti, di aperture, di scampoli luminosi che ci fanno sognare a
tratti oppure riflettere. Sì, perché la poesia, se è autentica - e
questa di Filippo Giordano lo è, eccome - sa abbinare sempre elementi di
sogno ed elementi raccolti dal vivo, dalla quotidianità.
- Giustamente ha
evidenziato Antonella De Luca come la sua poesia sia «una girandola di
frammenti che irrompono da un universo mediterraneo denso e lieve ad un
tempo; pennellate di colore che sfiorano tutta la gamma delle sensazioni
possibili, prima centellinate e poi profuse a piene mani». E giustamente
ha anche scritto Maria Giovanna Cataudella, ovvero che si tratta di
«poesia luminosa, leggiadra con assonanze di atmosfere dimenticate,
perdute nei segreti viatici della memoria». Filippo Giordano si rivela
perciò poeta a tutto campo, dalla personalità ben spiccata e tale da
mettersi in discussione ed a nudo proprio perché in lui c’è un mondo
interiore davvero sensibile e prensile. Non a caso da trent’anni scrive
poesia ed alla poesia va dedicando la parte migliore di sé. E non a caso
di lui si sono occupati critici quali Giorgio Barberi Squarotti, Dino
Papetti, Carmelo Ciccia, Stefano Valentini, Roberto Carifi, Salvatore
Arcidiacono, Carmelo Pirrera e Federico Hoefer.
Fulvio Castellani
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