Il Convivio

 

 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003
Filippo Giordano è un poeta ormai affermato ed ha vinto, tra gli altri, i premi “Città di Marineo” (1979) e, per la poesia dialettale, il “Bizzetti” (1999). Ha al suo attivo diverse sillogi ed ora, quasi a voler proporsi in chiave unica ed unitaria, ha voluto racchiudere in un solo volume, “Rami di scirocco” per l’appunto,  l’intera sua produzione, aggiungendovi anche un corpus di venticinque componimenti in stile haiku fin qui inediti ed inseriti sotto il titolo “Minuetti per quattro stagioni”. Si tratta di un volume, questo, che ci dà veramente modo di entrare nel vivo della poesia di Filippo Giordano, di gustarne le scansioni emotive, di suggerne l’essenzialità espressiva, di riappropriarci del piacere antico e sempre nuovo del bel verso... Sono pagine intense, le sue, quasi un diario aperto sull’ieri che diventa l’oggi e sull’oggi che cerca di non perdere la propria identità culturale, sociale, di veicolo affettivo in direzione di un dopo che si sta avvicinando a passi di gigante. Ogni verso ed ogni quadretto lirico di Filippo Giordano sono un insieme di momenti alti, di aperture, di scampoli luminosi che ci fanno sognare a tratti oppure riflettere. Sì, perché la poesia, se è autentica - e questa di Filippo Giordano lo è, eccome - sa abbinare sempre elementi di sogno ed elementi raccolti dal vivo, dalla quotidianità.
Giustamente ha evidenziato Antonella De Luca come la sua poesia sia «una girandola di frammenti che irrompono da un universo mediterraneo denso e lieve ad un tempo; pennellate di colore che sfiorano tutta la gamma delle sensazioni possibili, prima centellinate e poi profuse a piene mani». E giustamente ha anche scritto Maria Giovanna Cataudella, ovvero che si tratta di «poesia luminosa, leggiadra con assonanze di atmosfere dimenticate, perdute nei segreti viatici della memoria». Filippo Giordano si rivela perciò poeta a tutto campo, dalla personalità ben spiccata e tale da mettersi in discussione ed a nudo proprio perché in lui c’è un mondo interiore davvero sensibile e prensile. Non a caso da trent’anni scrive poesia ed alla poesia va dedicando la parte migliore di sé. E non a caso di lui si sono occupati critici quali Giorgio Barberi Squarotti, Dino Papetti, Carmelo Ciccia, Stefano Valentini, Roberto Carifi, Salvatore Arcidiacono, Carmelo Pirrera e Federico Hoefer.

 

Fulvio Castellani