Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Rodolfo Virginio Leiro
 Rodolfo Virginio Leiro:
Duendes y Nelumbios-Poesías
di Maria Enza Giannetto

Il poeta argentino Rodolfo Virginio Leiro, già noto per il suo enorme bagaglio bibliografico di pubblicazioni, si presenta ai lettori con una silloge poetica altamente toccante sia per il tema trattato che per l’ingegno poetico dell’autore (Duendes y Nelumbios - Poesías, ediciones Amaru, Buenos Aires 2003). Una breve silloge di poesie nata con lo scopo di raccogliere tutte le liriche e le “ultime parole” che il poeta dedicò alla figlia e alla moglie ora scomparse. Liriche di immensa nostalgia che lasciano trapelare i profondi sentimenti del padre e del marito Rodolfo Leiro.
Pur trattando dolore, sofferenza e morte, la silloge è pervasa da un profondo sentimento positivo, di accettazione e di pacata rassegnazione. È come se le due donne gli fossero ancora vicino (la silloge è, infatti, intitolata agli spiriti buoni) con le poesie di questa silloge, in cui si alternano delle quasi ninnananne per la figlia e delle appassionate e affettuose liriche d’amore per la moglie. Una poesia nata per ottemperare alla necessità di quell’eterno “scambio di amorosi sensi”. Emergono dei quadri ben delineati di queste due donne (“mis dos princesas”) intorno alle quali ruotò la vita dell’autore e ruota ora il perpetuo ricordo. E nel ricordo rivivono le protagoniste rendendo queste liriche, impostate sull’assenza, dei veri e propri inni alla loro immortalità. Dolore, assenza e immortalità si incontrano e si mescolano nei versi di Leiro: «me abate, me corroe, me desploma / el perpetuo vacío de tu ausencia» (mi abbatte, mi corrode, mi fa crollare / il perpetuo vuoto della tua assenza). Un’eternità che non ha nulla però dello spirito religioso che spesso accompagna questo genere di liriche. Anzi c’è nel proposito stesso dell’autore l’impegno a sostenere le sofferenze che la vita gli ha riservato con stoica accettazione e lontano da qualunque credo religioso.
Nella sezione intitolata “El perdòn”, si legge addirittura il suo totale ateismo o meglio la totale abnegazione di un essere superiore che secondo il poeta non esiste affatto, ma che se esistesse sarebbe soltanto l’“artifíce nefasto de mis días” e dovrebbe rendergli conto delle sue pene e dei suoi dolori, spiegandogli il perché di tanta sofferenza. Una vera e propria sollevazione e rivolta verso il destino, quasi a dire io accetto ma non perdono.

Las flautas                                           I flauti

 

La flauta de la noche                          Il flauto della notte

sus notas de remansos,                     le sue note ristagnanti,

de espacios siderales                         di spazi siderali

labraba en fulgurante                         operava in folgorante

arpeggio de descanso.                       arpeggio di riposo.

 

La flauta de la Aurora,                       Il flauto dell’Aurora,

su música de albas,                            la sua musica di albe,

de soles colosales,                             di soli colossali,

tesones inmortales,                            costanze immortali,

ungía en melodias                               ungeva in melodie

de brazos y de palmas.                       di braccia e di palme.

  Autori Stranieri in Spagnolo 

 

La Redazione si scusa per avere, nel numero precedente del Convivio, attribuito erroneamente a Rodolfo Virginio Leiro la poesia “Ahora” di Efrain Barbosa, e attribuito ad A. Benjelloun la poesia  “Rinascimento” di Denise Barnhardt

 

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