Il Convivio

 

 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Alfredo Mariniello un approfondito saggio su Raimondo di Sangro:

storia, leggenda, mito

L’etnografo, poeta vernacolista, Alfredo Mariniello, ha voluto, con questo saggio, dire una sua parola su questo eclettico personaggio che è Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, poco conosciuto, spesso troppo sottovalutato e criticato. Chi era Raimondo di Sangro? Il terzogenito di Antonio di Sangro e di Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, nato nel 1710 nel foggiano. Infanzia difficile, carattere piuttosto reattivo, insofferente alle rigide leggi dei Padri Gesuiti a Roma, dalla vita movimentata, ma soprattutto dalla pluralità creativa, lo si può definire il creatore dei “teatri pirotecnici” una sua invenzione che «faceva succedere, come in una vera rappresentazione teatrale, le apparenze agli spettacoli veri col solo ausilio del fuoco». Evento questo che lo fece additare dalla pubblica opinione come “negromante”, ossia in accordo col diavolo per “penetrare i più reconditi segreti della natura”. Di questo lui mai si vergognò. Esperto d’armi, appassionato d’arte, buon letterato, sfruttò le sue capacità creative in ricerche scientifiche. La sua genialità gli procacciò le simpatie del Re di Napoli e di Sicilia Carlo III che lo nominò “gentiluomo di Camera”. Vantò l’invenzione di un archibugio che poteva sparare, con una sola canna, sia a palla che a salve, di un cannone che dimezzava il peso di quelli in uso. Ufficiale della Capitaneria si distinse per coraggio ed astuzia nella battaglia di Velletri contro gli austriaci, questo gli valse un encomio da parte di Federico di Prussia. Scrisse anche un saggio sulle sue imprese militari, lavoro apprezzato presso molte corti europee. Non pago di ciò diede inizio alla serie delle invenzioni: la pompa idraulica per far salire l’acqua dai pozzi, un tessuto leggero per mantelli da caccia, studiò un sistema per la lavorazione della canapa, scoprì le capacità di una canna dalla cui lavorazione poté trarre carta di “tipo cinese” e con un torchio vi imprimeva disegni colorati, un sistema per ristagnare le batterie metalliche da cucina, un processo per dissalare l’acqua, usò, per la prima volta il cinabro e la lacca per gli affreschi della sua casa. Riuscì a trovare un sistema per rendere trasparente la porcellana. Gli interessi letterari di Raimondo di Sangro furono diversi, lettere, dialoghi, saggi critici, apologetici, traduzione di opere straniere e trattati sulle scienze occulte. Attorno a questo personaggio leggende come quella de “palazzo maledetto” per esservi stati commessi alcuni omicidi. Il testo prosegue con la dettagliata descrizione della Cappella di Santa Maria della pietà, prezioso monumento che accoglie le salme dei Di Sangro, ove si ammira un “Cristo Velato”, capolavoro del napoletano Giuseppe Sanmartino. Il  mistero proseguito anche dopo la sua morte, dato che nella cappella funebre il suo corpo non fu mai trovato, anche qui la leggenda diffusasi vuole che fosse stato trafugato dai demoni. Si disse che si era fatto uccidere per sfuggire alla morte, ma che con un incantesimo era risuscitato, ovviamente queste leggende aumentarono la sua fama di personaggio misterioso, in combutta con Satana, autore di omicidi, genio incontenibile, sadico, una figura alla Cagliostro quella di Raimondo di Sangro. Tutto questo viene analizzato ed esposto nel ampio ed approfondito saggio di Alfredo Mariniello.

Pacifico Topa