Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Suor Paola: nata per amare di Achille Martorelli (ed. Acume)

Una storia, tante storie ma pur sempre vere ed esempio di una società senza scrupoli ed indifferente di fronte alla sofferenza, alla solitudine e alla povertà. Ma nel deserto della realtà ecco che spunta un piccolo fiore apparentemente esile sotto la furia del vento, quel piccolo fiore si trasformerà in una grande quercia tanto da rompere quella solitudine che ha cancellato il sorriso sulle labbra di tanti giovani, riconducendoli in punta di piedi ad essere nuovamente se stessi e pronti a guardare avanti verso un nuovo orizzonte. Ebbene il piccolo fiore non è altro che suor Paola, che con il suo coraggio e forza interiore riesce a realizzare un centro dove giovani donne, vittime di violenze inaudite, trovano un punto di riferimento e di protezione. Infatti le storie che vengono racchiuse nel volume di Achille Martorelli sono le storie che vede nel mondo migliaia di giovane ragazze che convinte (o meglio raggirate) di trovare in Italia la terra promessa, diventano invece vittime di uomini che li portano al limite dell’umanità. Una doppia ferita colpisce le sfortunate, la prima quella dell’abbandono della propria casa, del proprio paese e spesso anche dei propri figli e la seconda è la consapevolezza che dietro alle promesse di lavoro e di guadagno invece si nasconde la dura realtà dello sfruttamento e della schiavitù. Sur Paola, che poi è il filo conduttore delle storie, riesce a strappare al gelido mondo molte ragazze e reinserirle in quello che comunemente viene chiamato il mondo dei “normali”. L’autore con molta delicatezza parla di Ina, Luna, Blonde, Janet, Melissa, Manuela ed ancora tanti nomi di donne che nelle loro paradossali storie diventano ognuna l’esempio vivo di come le loro storie non sono altro che testimonianze reali di come l’uomo si trasforma in lupo verso i propri simili, utilizzando come arma la peggiore se pur invisibile: la violenza psicologica. Infatti l’autore in punta di piede scava anche l’Io delle sfortunate e di ognuna riesce a trasferire sentimenti, paure e sogni. Si tratta di un libro, che esce dal semplice racconto di storie e dietro la narrazione e le descrizioni di luoghi, dà la possibilità di poter guardare in fondo nei meandri di un’esistenza ferita e la cui cicatrice rimarrà sempre un segno vivo per ogni protagonista, cioè un segno che pian piano spegne quella piccola fiammella che alimenta la forza interiore. Il libro si può benissimo paragonare ad un decalogo di vita dove senza utilizzare toni forti l’autore dà la possibilità anche al lettore più frettoloso di fermarsi un attimo e guardarsi attorno togliendo il velo che spesso nasconde dall’altro lato che è quella della realtà. Ebbene suor Paola è riuscita a rompere il silenzio delle azioni ed è riuscita a dare non solo coraggio a ragazze che hanno avuto la forza di ribellarsi ai soprusi, schiavitù e violenze del marciapiede, ma anche di dare loro un punto di riferimento da dove ricominciare mettendo un muro divisorio tra il passato e il presente, tra l’essere donna oggetto e donna madre. Un volume che ha il diritto di essere ritenuto come un testamento di vita e della realtà che ha bisogno di cambiare.
                Enza Conti