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Una storia, tante storie
ma pur sempre vere ed
esempio di una società
senza scrupoli ed
indifferente di fronte
alla sofferenza, alla
solitudine e alla
povertà. Ma nel deserto
della realtà ecco che
spunta un piccolo fiore
apparentemente esile
sotto la furia del vento,
quel piccolo fiore si
trasformerà in una grande
quercia tanto da rompere
quella solitudine che ha
cancellato il sorriso
sulle labbra di tanti
giovani, riconducendoli
in punta di piedi ad
essere nuovamente se
stessi e pronti a
guardare avanti verso un
nuovo orizzonte. Ebbene
il piccolo fiore non è
altro che suor Paola, che
con il suo coraggio e
forza interiore riesce a
realizzare un centro dove
giovani donne, vittime di
violenze inaudite,
trovano un punto di
riferimento e di
protezione. Infatti le
storie che vengono
racchiuse nel volume di
Achille Martorelli sono
le storie che vede nel
mondo migliaia di giovane
ragazze che convinte (o
meglio raggirate) di
trovare in Italia la
terra promessa, diventano
invece vittime di uomini
che li portano al limite
dell’umanità. Una doppia
ferita colpisce le
sfortunate, la prima
quella dell’abbandono
della propria casa, del
proprio paese e spesso
anche dei propri figli e
la seconda è la
consapevolezza che dietro
alle promesse di lavoro e
di guadagno invece si
nasconde la dura realtà
dello sfruttamento e
della schiavitù. Sur
Paola, che poi è il filo
conduttore delle storie,
riesce a strappare al
gelido mondo molte
ragazze e reinserirle in
quello che comunemente
viene chiamato il mondo
dei “normali”. L’autore
con molta delicatezza
parla di Ina, Luna,
Blonde, Janet, Melissa,
Manuela ed ancora tanti
nomi di donne che nelle
loro paradossali storie
diventano ognuna
l’esempio vivo di come le
loro storie non sono
altro che testimonianze
reali di come l’uomo si
trasforma in lupo verso i
propri simili,
utilizzando come arma la
peggiore se pur
invisibile: la violenza
psicologica. Infatti
l’autore in punta di
piede scava anche l’Io
delle sfortunate e di
ognuna riesce a
trasferire sentimenti,
paure e sogni. Si tratta
di un libro, che esce dal
semplice racconto di
storie e dietro la
narrazione e le
descrizioni di luoghi, dà
la possibilità di poter
guardare in fondo nei
meandri di un’esistenza
ferita e la cui cicatrice
rimarrà sempre un segno
vivo per ogni
protagonista, cioè un
segno che pian piano
spegne quella piccola
fiammella che alimenta la
forza interiore. Il libro
si può benissimo
paragonare ad un decalogo
di vita dove senza
utilizzare toni forti
l’autore dà la
possibilità anche al
lettore più frettoloso di
fermarsi un attimo e
guardarsi attorno
togliendo il velo che
spesso nasconde
dall’altro lato che è
quella della realtà.
Ebbene suor Paola è
riuscita a rompere il
silenzio delle azioni ed
è riuscita a dare non
solo coraggio a ragazze
che hanno avuto la forza
di ribellarsi ai soprusi,
schiavitù e violenze del
marciapiede, ma anche di
dare loro un punto di
riferimento da dove
ricominciare mettendo un
muro divisorio tra il
passato e il presente,
tra l’essere donna
oggetto e donna madre. Un
volume che ha il diritto
di essere ritenuto come
un testamento di vita e
della realtà che ha
bisogno di cambiare.
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Enza Conti
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