Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Giuliana Milone

 Le religioni

La ricerca di Dio è connaturata all’uomo che avverte intimamente di essere molto di più di un semplice essere fisico, ricerca in tutte le epoche stimolata e indirizzata da uomini nel cui animo Dio era più manifesto; uomini ispirati che hanno portato in varie zone del mondo un messaggio, una verità espressi in maniera identica nella loro essenza, ma con parole adattate alla mentalità della zona e tendente a far sviluppare le qualità di cui la stessa era carente; rimane però in quelle parole il quod semper, quod ubique, quod omnibus. Essi non hanno mai cercato seguaci o plausi dal mondo indifferenti come erano a queste cose; hanno schiuso solo le porte della verità a chi fosse preparato a conoscerla e desiderasse avanzare.
Quando l’uomo si pone dinanzi a Dio avverte un misto di speranza e timore ed è per questo che cerca di rappresentarlo come se stesso; ma fino a quando Dio è oggetto della logica umana è un Dio limitato, un Dio che crea per poi distruggere; di Lui non può essere a lungo mantenuto il concetto antropomorfico perché l’Infinito presente nell’uomo cerca la controparte in un altro Infinito, esterno, nel quale fondere il proprio; è il desiderio di superare i propri limiti fisici per conoscere l’essenza personale a dare impulso alle religioni che non sono altro che un andare verso Dio, visto dalle diverse angolature con cui l’uomo Lo guarda; esse sono come raggi che convergono verso un Sole. Scoperto il fattore di incontro dei vari credi, si farà strada spontaneo il sentimento della universalità religiosa la cui credenziale si trova nei nostri cuori. Tutte le religioni hanno come fattore comune la spinta a superare debolezze ed istinti umani, cosa che permette una più ampia visione delle cose, hanno Testi Sacri da leggere con mente sgombra da pregiudizi le cui parole proclamano l’esistenza di Esseri Spirituali e la necessità della fratellanza da non risolvere unicamente in un concetto. Sono giunti dunque grandi Spiriti ad incoraggiare il cammino interiore dell’umanità ed ognuno di loro ha vissuto una vita nobile e ha proclamato la medesima legge morale. Sulle loro parole ispirate è fiorito il monoteismo.
Nei tempi antichi, caratterizzati da mezzi di comunicazioni carenti, le religioni erano locali; l’Antico Egitto aveva la sua, al pari degli Ebrei, degli abitanti della penisola indiana, dei Cristiani, dei Buddisti, degli Islamici, ma tutte parlavano e parlano di un Dio Uno presente ovunque e di Vita Una e mettono il punto sul regno di Dio ovunque, anche dentro di noi, che permette, una volta acquisitane la coscienza, di vivere la vita nelle sue varie manifestazioni con forza e determinazione. «Non vi è altro Dio che Dio» (Corano III 2).
«Il Signore prima del quale e oltre il quale non vi è nessun altro... » (Zoroastro); «Uno solo senza secondo» (Upanishat VI Induismo); «Ascolta Israele, il Signore Dio Nostro è l’unico Signore» (Deuteronomio VI 4 - Ebraismo); «Iddio è uno» (Galati III - 20- Cristianesimo). «Il suo Regno signoreggia per tutto» (Salmo 103-19 - Bibbia). «Lo Spirito perfetto da cui tutto è compenetrato (Shvetashvatera Upanishat III - 3). «A Dio appartiene l’Oriente e l’Occidente; perciò da qualsiasi lato tu ti rivolga per pregare, ivi è la Faccia di Dio» (Corano III 115). «Così dice il Signore Iddio che ha creato i cieli.... che sostenta la Terra... che dà alito alle genti... e lo spirito» (Isaia XVII 5 -  Bibbia).
Anche essere la Vita-Una è insegnamento fondamentale comune alle religioni monoteiste, Vita che si manifesta in forme molteplici, ma ognuna figlia di Dio, ognuna creata perfetta, poi divenuta imperfetta, causa, questa, di disarmonia; Vite tutte in cammino verso la perfezione. Attraversare il quotidiano alla luce di questi insegnamenti permette di raggiungere un piano di coscienza più elevato di quello ordinario fino ad accantonare emozioni, sentimenti negativi, vivendo così una vita purificata in maggior o minor misura da scorie di egoismo, rivalità, attaccamento al transitorio che disvelerà in noi la presenza dell’anima: «I puri di cuore vedranno Dio». (V - 8, Beatitudini). Questa verità radiosa deve difendersi dalla non verità ed il processo di redenzione va sviluppato nel proprio intimo, non all’esterno; il mondo ha solo il compito di preparare occasioni propizie di mettere in atto ciò che l’intimo ha elaborato. «Colui che non ha rinunziato alle abitudini malvagie.... Non ha soggiogato la mente e nemmeno con la coscienza può raggiungere Dio» (Katha Upanishat).
Le religioni che indirizzano a far realizzare l’anima sono unite, una volta rimosso da loro ciò che non è essenziale, da un unico obiettivo ed è tramite esse che l’uomo può cercare e trovare unità, comprensione e collaborazione al fine di raggiungere lo scopo vero del vivere.
Compito umano nell’Universo è in definitiva quello di procedere nell’intendimento di innalzare il proprio livello di coscienza verso uno stadio sempre più alto e può raggiungere lo scopo solo vivendo nell’ascolto dei suggerimenti di quelle che sono le sue migliori tendenze; è vivere in un mondo che è sogno sotto il punto di vista dell’Assoluto, ma realissimo per cui si trova sul piano della materia, reale quindi per il quotidiano che occorre attraversare sempre con la mente rivolta alle stelle e gli occhi alla strada, altrimenti si inciampa rischiando di cadere nel fango. La vita spesso viene paragonata ad un campo di battaglia, ma la lotta non deve essere guidata dalla forza bruta, arma dell’uomo ai limiti del regno animali, ma dall’anima.