Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Rosetta Mor Abbiati

 Rosetta Mor Abbiati: Inno d’Amore e di Speranza, (La Compagnia della Stampa Massetti Rondella Editori 2002, pag. 80)

«In cima ai miei pensieri  / un palpito, / in cima alla mia vita / un canto: tu». Sono sufficienti questi quattro versi per farci capire quanto Rosetta Mor Abbiati sappia coniugare alla perfezione il capitolo dell’amore e della vita; un capitolo che srotola con estrema sensibilità d’animo e che ci consegna in una piena di versi dall’andamento variegato, pulito, vaporoso... Già autrice di altre sillogi poetiche e vincitrice di non pochi premi di prestigio, Rosetta Mor Abbiati qui rimarca il suo modo di poetare usando un gioco alto di movimenti che partono dall’io e che si allungano ad abbracciare il tempo, il sogno, i percorsi della quotidianità, l’amore in quanto autentico, ed insostituibile, respiro del cuore e speranza solare. «E t’amo / anche in silenzio / e in penombra, / t’amo», dice quasi trasferendo se stessa nell’altro, quasi respirando intese, certezze, «gioie forse insperate».
«Le sue liriche cantano emozioni intense, penetrano nel cuore di chi le legge come acqua pura che disseta profondamente e dona sensazioni di intimo benessere», ha evidenziato nell’introduzione Orsola Rossini. Ed ha perfettamente ragione, così come Enrica De Angeli che in occasione del libro “Le ore del silenzio” aveva rimarcato che le parole usate da Rosetta Mor Abbiati «sono a forte densità connotativa, ricche di richiami significativi e ci dischiudono un orizzonte di associazioni e di allusioni». Un tanto spiega il perché la poesia di Rosetta Mor Abbiati sia in grado di mettere in circolo singolari messaggi, eloquenti fraseggi interiori e silenzi che si spalancano in direzione di una musicalità palpabile che fuoriesce da ogni verso e da ogni pensiero. È chiaro, a questo punto, che ci troviamo di fronte ad una poetessa dal calco moderno ed autenticamente genuino; una poetessa che sa tracciare l’eco delle stelle anche allorquando l’equilibrio dei giorni si fa precario oppure si acquieta di fronte ad uno sbadiglio di sole, agli spiragli della memoria, all’ondeggiare lieve di quella speranza di ulteriore amore che ne caratterizza ogni e qualsiasi percorso dentro ed accanto agli orizzonti del suo vivere a viso aperto.
Fulvio Castellani