Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

 Pietro Nigro, il poeta della mestizia in Altri versi sparsi

Pietro Nigro è il poeta della mestizia e delle elucubrazioni, egli sente in sé quel misterioso impulso determinato dall’incertezza esistenziale. Con la silloge “Altri versi sparsi” ripercorre i momenti salienti della diuturnità, proponendoli con un linguaggio adeguato al suo stato d’animo, arricchiti da logiche argomentazioni. Nella sua poesia c’è rimpianto, rammarico, desiderio, ma anche sentimento romantico. «Sulla terra fredda / gemono le foglie abbandonate / dall’arido ramo in letargo», allusione alla florida stagione trascorsa ed incalza più oltre: «Autunno di un anno senza ritorno». In questi versi c’è il rammarico di una giovinezza passata. Quando, poi, scende la sera l’animo si fa nostalgico e meditabondo: “A te spesso, o sera / tacitamente imploro il mio risveglio… e la mente si rallegra / all’ascolto dell’infinito silenzio». Nigro ha un animo sensibile, non può non farsi influenzare dal suono di una campana che invita alla preghiera; il clima si anima, c’è l’istintivo slancio ad elevare il pensiero all’Essere Superiore. Questo autore non è insensibile alle problematiche di un mondo in cui c’è gente che soffre la fame, un mondo in cui il dolore è assai diffuso: «Tu non conosci dolore / atroce nemico di giustizia». È lo spirito di solidarietà che scuote gli esseri più insensibili; è ricorrente un’amara constatazione: «Cosa m’importa degli altri?». La poetica di Nigro spazia nell’immensità del mare considerato un raccoglitore di “pensieri ascosi”. Un pensiero anche per coloro che sono dovuti emigrare: «Udisti il richiamo della tua terra lontana» e ancora: «Ora non odi più la brezza stormire tra gli ulivi» definisce l’esule «ramo secco / reciso dalla scure della vita». Il fascino delle onde del mare che ripetono assiduamente il loro moto gli suggerisce «una forza nascente / vita che non muore / e si perpetua nell’eterno rigoglio / di una nuova vita».
Nel grigiore di un mondo assillato da tanti problemi Nigro si chiede: «Ma c’è spazio ancora per la speranza?». A momenti di scoramento seguono altri di tenue fiducia ed allora: «O vita mai non ti stancare di posare su di me» ed anche: «Non essere crudele a cancellare / quel ch’è più bello in te». La raccolta si conclude con i desideri: «Vorrei per te carezze di brezza / aromi di mare... che allevino la tristezza perché anche chi muore / non muore in chi l’ama». Una poesia intrisa di sentimento, desiderosa di far vantare la sua presenza in una realtà che, in taluni momenti, può sfuggire. Romanticismo contenuto, ma sempre latente nei versi di Nigro.
Pacifico Topa