La silloge di Elisa Orzes
Grillone “Rivoli
d’argento” è il frutto di
una personalità
ultrasensibile che si
lascia affascinare dalle
cose più umili
pavesandole del loro
giusto contenuto, usando
un simboleggiante
linguaggio assai
efficace. La Grillone si
esalta di fronte alle
bellezze della natura e
da essa trae lo spunto
per esaltare il Creatore.
Ricca di fantasia, lei
s’immerge nel clima
idilliaco di una Roma
“regale” in cui
germogliano “i ciliegi
giapponesi”, dono
dell’imperatore del sol
levante alla città
eterna, questo gesto le
fa pregustare l’amicizia
fra i popoli. Da buona
cronista evoca i ricordi
di viaggi compiuti,
esalta il patrimonio
architettonico romano, le
suggestioni della città
lagunare, Venezia, la
floridezza della campagna
toscana “ricca e generosa
di poesia”. Si commuove
di fronte all’alba per
«il risveglio della
natura / che apre le
braccia / alla fatica
dell’uomo». La sua
fantasia spazia fra il
mistero “della sacra
coppa” riferimento
mitologico al re Artù, al
raid Roma-Tokio ed esalta
il coraggio italiano
elevando un inno alla
Patria di cui si sente
parte vitale.
Sull’attualità la
Grillone affronta anche
tematiche della moderna
società, il decremento
demografico, l’essenza di
una moderna democrazia,
il dramma delle Torri
Gemelle, la
primavera di Praga sono
eventi che l’hanno
profondamente
colpita,
ispirandole
considerazioni
di
elevato valore etico.
Nella sua poesia c’è
anche posto per temi di
fede, partecipa alla
serenità dei «pellegrini
oranti / chiamati dal
Giubileo / nella città
eterna», l’affascina il
“Bellissimo Signore”
della Trasfigurazione, ed
ancora la suggestioni del
mese di maggio dedicato
alla Vergine. È senza
dubbio caratteriale
quella delicatezza
espressiva tutta femminea
con cui la Grillone
espone il proprio
pensiero, lo fa di fronte
alla primavera che
esplode dopo il gelido
inverno, alle stelle di
natale che, seppure
perdendo le foglie «non
muore la pianta /
rifiorirà domani / per un
nuovo Natale». La
commuovono le campane di
San Giusto che evocano
eventi lontani, e nel
sogno rivede il Duce che
«camminava su di un mare
pieno di fango».
Sensazioni, sentimenti,
spunti diversi di una
mente ricca di
concettualità, ma quando
tocca le corde del
sentimento diviene
entusiasta la maestosità
del volo di un’aquila, la
tenerezza di un amore
materno, l’ardente
desiderio d’amore, «M’ama
- Non mi ama», quei
petali staccati fanno a
lei compassione,
«timidamente li baciai».
Scorrendo le pagine di
questa raccolta ci si
convince di avere di
fronte una poetessa senza
ostentazioni che sfoggia
uno stile sobrio,
convincente, puntualizza
senza arzigogolare, non
enfatizza, focalizza con
precisione. Il diniego di
ogni forma di violenza,
delle ingiustizie
sociali, l’elevato valore
della poesia, il
desiderio di libertà,
sono tutti spunti che la
Grillone ha manipolato
con saggezza e senso
d’umanità, tutto questo
la rende realistica,
sensibile, altamente
umana e padrona dell’arte
poetica.
Pacifico Topa
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