Il Convivio

 

 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Un nuovo giorno di Enrico Romano (Piero Manni, Lecce Febbraio 2001)

L’amore per la terra d’origine e per il passato storico ed artistico sono solo alcuni degli elementi che emergono dalla poesia di Enrico Romano. L’opera poetica si trasforma in una cartolina dove luoghi e paesaggi vengono incorniciati dall’amore innato che l’autore ha verso la poesia, scegliendola come mezzo di trasposizione di sogni e desideri che trovano come punto di partenza il passato. Il contesto naturale, si contrappone alle situazioni sociali e ai sentimenti, mentre la rimozione del ricordo porta a nuove emozioni. Il poetare di Romano non è altro che un mezzo coinvolgente che attraverso sfavillanti immagini guida il lettore tra i meandri di una liricità intensa. Si tratta di una poesia che segue la via del cuore senza trascurare il rapporto uomo-società, uomo-storia, uomo-speranza.  Ed ecco che: «Giorno verrà in cui a brandelli, membra di storia, / ricomporranno rivoli di sangue versato, / … E sarà giorno: dalla ripa del mare, quasi fosse piviere, volerà libero il giorno e dirà libero, quel che ci ha fatto!».

Nei versi di Romano forte è il connubio tra passato e presente, al quale si contrappone la maturità poetica che infonde quel pathos, che porta alla riflessione di quelli che sono i punti cardine dell’esistenza: la libertà e l’autenticità dell’essere. L’Autore tiene in contatto la vita con la propria interiorità, tant’è che nella poesia “Sguardi”, andando al di là dell’ottica di lettura, si apre, come se fosse un grande dipinto, un movimento di suoni e forme che implorano gli uomini a porre fine a quelle che sono le atrocità della guerra e della povertà. Quindi esperienze umane che prendono vita e si fondano con le esperienze esotiche, mentre lirismo e materialità si completano a vicenda. La poesia di Romano, incisiva e personale, è testimonianza di un vissuto intenso e attento, atta a infondere uno status animi del tutto particolare, mentre colori si sprigionano dagli strati più profondi dell’essere, di quell’essere che con forza cerca pace. E il desiderio di una realtà diversa più positiva è uno dei fili conduttori dell’intera opera del Poeta: «Sguardi atterriti di occhi stanchi, piangenti, / occhi di uomini soli ed affranti, sgomenti, / sguardi di madri e di bimbi… / sguardi che sfuggono all’odio, inseguendo miraggio». In questi versi emerge quella forza superiore che consente di fare un’analisi profonda di un vissuto attraverso un cromatismo verbale intensamente lirico, dal quale emerge il sentire profondo d’appartenenza alla propria terra, intrinseca in chi benissimo si può definire poeta-storico, che riesce con la complicità del silenzio e della mediazione senza abbandonarsi alla casualità, ma alla ricerca della verità. Romano riesce con la sua spiccata esperienza carica di sentimenti e valori tradizionali-universali lascia scaturire dalle proprie poesie un impegno morale, sociale e culturale.

Franco Dino Lalli