Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Luigi Siliquini  
Il pensiero degli altri (luglio 2003)
 
Entrare a poco a poco
nella mente degli altri
per scovare verità
talora... inascoltate.
                La gente qualunque,
                chiusa nel suo alveo,
                non riconosce più
                i pregi dell’esistenza.
Desideri, ansie, passioni
e smodati tormenti
rimangono imprigionati
nel cervello schiavo.
                Vorrei avere oggi
                la bacchetta magica
                per guidare i pensieri
                del comune volgo.
Le persone incontrate
non hanno pronunciato
che parole vuote
e prive di significato.
                Solamente la mia persona
                inappagata nella fantasia,
                trasferisce questo bisogno
                dalla mente al cuore.
Vorrei di nuovo rimpiangere
questi miei sentimenti
che hanno continua sete
di linfa vitale.
                Pensare e ognora agire
                per la mia felicità
                verso lo scontro con il mondo
                decadente e disfatto.
 
Otto strofe, quelle che compongono la poesia Il pensiero degli altri ben incatenate tra loro e che tracciano due degli aspetti poetici di Luigi Siliquini, cioè l’Io travagliato e il desiderio forte della ricerca della verità in un mondo dove l’apparenza prevarica spesso sulla realtà. La lirica non è altro che un libro aperto dove il contenuto apparentemente descrittivo si trasforma invece in un canto di dolore verso quella gente chiusa nel proprio alveo. Infatti l’autore, utilizzando anche delle metafore che arricchiscono il contenuto, spinge il lettore ad aprire gli occhi  per riappropriarsi della verità interiore e nello stesso tempo della propria esistenza, nonché della libertà del pensiero affinché «desideri, ansie, passioni / e smodati tormenti / rimangano imprigionati / nel cervello schiavo». Quindi uscire dal buio fatto di un «mondo decadente e disfatto». La poesia di Siliquini, non è altro che il frutto di un viaggio verso l’abisso del cuore dove trova la forza per riemergere e svegliare la conoscenza che era stata annientata dall’ingiustizia sociale, dall’angoscia esistenziale per riappropriarsi dei propri sentimenti fatti di gioie e tristezze, tasselli questi indispensabili per collocarsi in uno spazio dove materialità e spiritualità di intersecano tra loro e risuonano come monito per la costruzione di una società che basa la propria forza sulla verità. Ed è proprio questa la linfa vitale del poetare di Siliquini che, se pur elegantemente malinconico, non nasconde il grande desiderio di poter guardare at-torno a sé e finalmente constatare che la “gente” si è riappropriata del proprio “Io”. La sua poesia non è altro che lo specchio di un lavorio psicologico in evoluzione e frutto del superamento di numerosi ostacoli che portano l’autore ad un arricchimento poetico e sempre più complesso e maturo (Enza  Conti).

 

 

 
 
 

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