Il Convivio
 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Bruna Tamburrini

 Anita Garibaldi: una donna coraggiosa e intraprendente

di Bruna Tamburrini

La figura leggendaria di Anita Garibaldi ha sempre interessato la curiosità popolare ed anch’io ho spesso pensato che fosse una donna ricca di personalità, indomita, caparbia, ma soprattutto molto innamorata, perché capace di vivere “all’avventura” con il suo compagno Giuseppe Garibaldi. Il vero nome di Anita è Maria Ribeiro de Silva e viene descritta come una bellezza dalla pelle cupa. Un ufficiale di marina la ricorda come creola dotata di una vera dignità spagnola. Nata in Brasile, a Morinhos nel 1820, sposa, a soli 15 anni, Duarte de Aguiaz, ma questo matrimonio durerà poco, perché Anita abbandonerà il marito per seguire Garibaldi. Le imprese dell’Eroe dei due mondi nell’America Latina vedono la giovane compagna sempre al suo fianco, pronta a combattere con lui, uomo affascinante, sempre molto amato dalle donne. Questo successo di Garibaldi con le donne non è certo per Anita cosa molto facile da sopportare. È, infatti, molto gelosa, anche se José ha sempre, nei suoi confronti, grandi attenzioni ed è innamoratissimo.
Vi sono alcuni aneddoti da raccontare sull’esperienza nell’America Latina. Per esempio un giorno Anita viene colpita da una pallottola dagli avversari, ma essi stessi, conosciuta la sua fama, la curano e poi le permettono di ritornare nel campo in cui lei, tra l’altro, crede di trovare morto il suo uomo. Quando si accorge, con felicità, che Garibaldi è vivo, ritrova tutta la sua energia e continua la lotta per la libertà dei popoli insieme a lui.
Un’altra volta Anita, segretamente dal marito, decide di andare a lavorare, ma Garibaldi, venuto a conoscenza del fatto, va su tutte le furie, poi alla fine decidono per un compromesso che permetta loro di tirare avanti, vista la situazione economica precaria: Anita cessa il suo lavoro e Josè accetta il posto, offerto da tempo, di ispettore al porto.
Nasce nel 1840 il primo figlio, Menotti. Anita non sposa subito Garibaldi, ma lo farà a Montevideo nel 1842, dopo la morte del primo marito Manuel Duarte. C’è da dire che il matrimonio per Garibaldi non è importante ma, vista la società dell’epoca, alla fine egli stesso propone ad Anita: «E se ci sposassimo come due bravi borghesi? ...Mi sembra che a questa formalità tu tenga molto. E non solo tu…sarà bene scrivere a Laguna perché ti mandino i documenti». In occasione del matrimonio, Anita indossa un abito grigio chiaro col colletto bianco, ma Garibaldi è molto nervoso e scende a compromesso con il prete che pretende la confessione. Terminata la cerimonia, Anita torna a casa e, prendendo tra le braccia suo figlio Menotti, afferma: «Da oggi siamo tutti Garibaldi».
Da Garibaldi Anita avrà quattro figli: Menotti, Rosita, Teresita e Ricciotti. Come già accennato, è molto gelosa del marito e una volta, venuta a sapere che il marito aveva precedentemente rivolto complimenti ad un’importante signora, lo attende sulla porta di casa fino a tardi e lo affronta con due pistole in mano gridandogli che sa come difendere il suo onore.
Dopo l’America Latina, Anita, nel 1847, forse in seguito ad una nuova gravidanza e alla precarietà della sua salute, si sente “costretta” a rientrare nella casa di Garibaldi a Nizza, ma lei, indomita e molto legata al marito, lo raggiungerà più tardi, quando egli andrà a difendere Roma nel 1848. Nonostante la sua gravidanza, la donna insiste per cavalcare a fianco del marito. Si taglia i suoi magnifici capelli neri e così intraprende l’ultimo suo viaggio. Garibaldi subisce una clamorosa ritirata da Roma e non si fida più né del Papa né di Carlo Alberto e in questa occasione scrive una disperata lettera alla moglie: «Tu donna forte e generosa, con che disprezzo guarderai questa ermafrodita generazione di italiani: questi miei paesani ch’io ho cercato di nobilitare tante volte e che sì poco lo meritavano! È vero: il tradimento ha paralizzato ogni slancio coraggioso; ma comunque sia noi siamo disonorati, il nome italiano sarà lo scherno dello straniero di ogni contrada. Io sono veramente sdegnato di appartenere a una famiglia che conta tanti codardi».
In questa ritirata Garibaldi deve fare i conti con le diserzioni dei soldati, soprattutto ufficiali ed il 31 luglio decide di accettare l’asilo temporaneo nella Repubblica neutrale di San Marino deponendo le armi e sciogliendo la compagnia. In seguito, con 250 uomini, attraversa le schiere austriache e, dopo una marcia di 24 ore, arriva all’Adriatico. Si imbarcano, ma vengono quasi subito raggiunti. Molti soldati cadono nelle mani del nemico e Garibaldi si salva per caso a riva. Anita è molto ammalata e lotta contro il collasso causato dal caldo, ma nonostante questa sofferenza vuole ancora accompagnare il suo uomo. Garibaldi si traveste da manovale e la conduce via con un carretto sotto un ombrello, ma Anita non ce la fa e il 4 agosto muore nelle paludi di Romagna, vicino Ravenna. In fretta e furia viene seppellita nella sabbia con gli Austriaci incalzanti e pericolosi.
Termina qui la leggendaria vita di questa donna coraggiosa, sprezzante del pericolo, innamorata e pronta a dare se stessa per il suo uomo. Nel 1859 le spoglie di Anita verranno portate a Nizza per volontà di Garibaldi. Oggi riposano nel monumento innalzatole sul Gianicolo nel 1932.
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Nota bibliografica
Lami Lucio, Garibaldi e Anita corsari, TEA S.p.A, Artabano, Gravellona Toce (VB), 2002. Mack Smith Denis, Garibaldi, Nuovo Istituto Italiano d’arti grafiche, Bergamo, 2001. Internet, Anita Garibaldi in http://www.istitutospaventa.it/lavori/Modulo1/anita.htm. Internet, Anita Garibaldi, in http://webspace.omniway.sm/badarlon/anita.htm