Il Convivio

 

 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003
Giovanni Tavčar: La memoria delle origini: dissertazione attorno alla nostra stessa esistenza (ed. Il Convivio)

“La memoria delle origini” è una ennesima affannosa dissertazione attorno alla nostra stessa esistenza, si può parlare di opera teologico-filosofica dato che in essa l’autore ha condensato quelli che sono i principi fondamentali della nostra fede cristiana. La stessa suddivisione della sil­loge in diversi capitoli conferma quanto detto. Egli parte dalla creazione s’intrattiene in quelle che sono le tematiche nel rapporto Creatore-uomo, passa poi alla “memoria delle origini” che illumina l’uomo «con lampi d’eternità», s’addentra nel non facile pelago della nostra stessa entità come membri della chiesa, ripercorre le tappe amare dell’esistenza terrena nel «tempo di crocifissioni» per poter ricollegarsi alle conquiste ottenute dalla preghiera e la generosità Divina che ci offre “L’eucaristia” come mezzo di riappacificazione. Un percorso lungo, circostanziato, biblico in cui si evidenziano gli avvenimenti dislocati nel paradiso terrestre, la vita stessa di Adamo ed Eva, la tentazione del Maligno. Tavcar non usa il nome “Demonio”, ma quello di “male” estendendolo anche ai nostri giorni. L’uomo insidiato e solleticato nella sua ambizione viene lusingato a diventare come Dio, ciò che gli procurerà l’eterna maledizione e la cacciata: «Che l’uomo continui / ad esistere essere libero / e cosciente», autonomia che sovente non sappiamo usare. Il dramma dell’umanità si concretizza col sottostare alla morte? Dio non è solo giudice severo, ma anche Salvatore ed ha assunto la sembianza umana per sgravarci dal peccato subendo il martirio della Croce. Tavcar analizza le circostanze che si succedono con quella chiarezza linguistica e religiosa, frutto di una fede profonda. Si esalta quando descrive il Regno dei Cieli, inteso come “energia vitale” inserita fin dalla nascita e che dovrebbe orientare tutte le azioni: «Noi siamo fatti / di materia vibrante», ma anche pensante, capaci di autogoverno, accettando i principi che la chiesa ci propina: pregare, pentirsi, creare. «Se la fede / va oltre i limiti / della ragione» è necessario adeguarsi. Dopo aver fatto un’analisi della nostra realtà, l’autore si chiede: «Che chiesa siamo?» e qui enuncia molte negatività e sollecita il perdono dato che il mondo al di fuori della mura nella chiesa è quello della miseria, dei soprusi, della corruzione, dei vizi. Dio è sempre consapevole di quello che noi facciamo, è comprensivo, ci stimola ad essere fedeli alla sua legge, pazienti con il prossimo, generosi con chi ha meno di noi, concretamente non apparentemente occorre mortificare la superbia: «Non spetta a noi / accusare / condannare: giudicare» c’è una divinità superiore. Il nostro è tempo di lotte, queste dovrebbero farci incontrare con Cristo. Il finale di questa raccolta è tutto indirizzato verso l’esaltazione della divinità nei suoi molteplici aspetti. Tavcar ha elargito utili ammaestramenti per ricondurre l’uomo sulla retta via.

Pacifico Topa