Il Convivio

 

 
A. IV n. 4
Ottobre - Dicembre 2003

Non dire mai cosa sarà domani di Imperia Tognacci (Ed. Giuseppe Laterza, Bari 2002)

Un racconto, quello della Tognacci, che scorre veloce sotto gli occhi del lettore, sia per il linguaggio semplice, ma anche per la particolare descrizione dei luoghi. Si tratta di un racconto che in molti punti si sofferma su alcuni problemi sociali che affliggono l’esistenza dell’uomo. Si tratta di un intersecarsi di storie ora tristi ora lieti. Nell’intricato mondo del rapporto umano nasce l’amicizia tra Maria e Loretta, ma ecco che la vita di quest’ultima viene stravolta dall’essere privata di uno dei più grandi doni: quello della maternità. Una serie di vicende che si alternano e che puntano l’indice su quelli che sono i problemi di ogni uomo: la solitudine, le malattie e l’insofferenza alla quotidianità. Loretta, Maria e Paola, ognuna apparentemente diversa per fisionomia e carattere, appaiono simili invece nella loro forza interiore, che li spinge a superare la solitudine. L’autrice con il suo stile semplice e descrittivo non trascura l’aspetto psicologico delle protagoniste, tant’è che proprio la molto travagliata vita interiore di Paola sotto l’inchiostro prende forme bizzarre, simbolo di un disagio interiore dell’essere vivente e di una società apparentemente armoniosa. «Succede a volte che, pur vivendo vicino a persone – racconta l’autrice - alle quali vogliamo bene, pur dividendo lo stesso ambiente e spazi di vita comuni, ci si senta lontani da loro anni luce. Vite vicine in una realtà che, però, fa solo da sfondo a quella interiore. Qual è dunque la vera vita, quella che i nostri sensi percepiscono, o quella della mente?». Una domanda che almeno una volta nella vita ognuno di noi si è posto forse non trovando la risposta esauriente.

E sul concetto d’essere molti filosofi si sono scommessi, ognuno cercando di trovare la risposta, sin dai tempi più remoti, da quando Parmenide divenne il propulsore della filosofia occidentale, anche se in seguito con Cartesio, che considera l’essere in relazione al soggetto che lo pensa, si è di fronte al soggettivismo, tra l’altro significato ontologico rifiutato da Kant che, ricondusse l’essere alla nozione d’esistenza reale. Così il tormentone sull’esistenza continua a porre sempre degli interrogativi, passando dal nichilismo alla rinascita ontologica. E se F. Nietzsche sosteneva il divenire instabile della vita, non catalogabile attraverso certezze universali, G. Simmel sosteneva invece che l’essenza della vita è trascendere le forme storiche in cui si è via via manifestata. Ma l’autrice riesce anche a far soffermare il lettore su altri aspetti dell’essere uomo. «Si tratta - così come si legge nella seconda di copertina - di storie di donne di ieri e di oggi, storie d’amicizia, d’amore, di malattia. Storie di orgoglio, di tenacia, di sensibilità celate ma vibranti in un universo femminile che sa “volare alto” e che, anche in una società difficile e complessa come quella attuale, continua a rappresentare con naturalezza il fulcro intorno al quale ruotano i rapporti umani».

La donna di Imperia Tognacci è protagonista della società in una forma attiva e non passiva una figura che lotta per superare gli ostacoli e le difficoltà che spesso sono legate al ruolo poliedrico che la vede ora alla ricerca di un lavoro, per ritornare poi ad essere donna-madre all’interno delle mura domestiche. In tutto questo trambusto ecco che l’autrice con grande maestria rafforza uno dei substrati della parte narrativa, quella psicologica, ponendo nei meandri del pensiero di Maria una frase molto incisiva che rappresenta la luce della verità della propria esistenza. «Nel buio del tunnel si era aggrappata alla mano forte che le avevano tesa, in fondo a quel buio ha intravisto la luce e libere strade. Ha scelto la libertà e ha riconquistato l’avvenire. Nei suoi occhi, non più spenti, ora brilla la luce». Ed è la luce della pace interiore, quella inseguita, cercata e desiderata da ogni uomo in ogni epoca.

Enza Conti