«Il percorso lirico
di questo testo sperimenta i sentieri dell’inquietudine nelle cui ombre
il poeta vaga solitario. L’umana sofferenza svelata nei suoi tanti
volti. La rabbia dell’ingiustizia, la tristezza di chi, costretto,
abbandona la propria terra, la nostalgia dei ricordi, la consapevolezza
amara della superficialità e dell’egoismo, lo spettacolo cruento
dell’ipocrisia che uccide, il potere maligno del denaro che inalbera i
superbi e umilia i deboli. Tante, intense, strazianti le percezioni
dell’uomo e del poeta. Il cupo malessere è magma rovente che dalle vaste
grotte della pietà affiora e sostanzia e modella questi versi. «È il
male, maledetto male» il lacerante tormento a cui l’Autore non si
sottrae. Lingua di fuoco che furiosa segna di rosso il cammino nella
notte fonda del dolore e poi nutre, nel chiarore dell’alba, scie di
vita. Nei versi l’eterna sfida tra la Vita e la Morte a cui ogni
creatura assiste impotente e sgomenta... Le mani dell’uomo sono
intrecciate alle dita sottili dell’Essere... Intensamente toccanti le
tematiche, complesse e feconde pure le indicazioni lessicali, finemente
curato il repertorio di immagini e di simboli, elaborata la scelta
stilistica»
(Emilia Dente) |