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I tomasi di Lampedusa

La famiglia Tomasi,  originaria di Capua, si stabilisce in Sicilia nella seconda metà del 1500.
Le sue vicende storiche sono legate alla fondazione di Palma di Montechiaro, avvenuta nel 1637, ad opera dei gemelli Carlo e Giulio Tomasi. I Tomasi del Seicento parteciparono attivamente, con slancio devoto e fervore mistico, al grande movimento devozionale cattolico di origine controriformistica. Numerosi membri della famiglia scelsero - senza quelle forme di costrizione materiale che in quel secolo spingevano i cadetti delle famiglie nobili in convento - di prendere i voti. E la famiglia annovera in quel secolo numerosi insigni mistici e teologi. Questa impronta devota, e spesso bigotta, - che Lampedusa dipinse in termini ironici nell'ultimo capitolo del romanzo - rimase alla famiglia anche nei secoli successivi.

Carlo Tomasi (Ragusa, 1614-Roma, 1675)

Fondò nel 1637, con il fratello gemello Giulio, il paese di Palma di Montechiaro. Nel 1638 gli fu conferito il titolo di duca di Palma.  Rinunziò tuttavia presto al ducato in favore del fratello e nel 1640 entrò nell'ordine dei Teatini. Fece costruire per proteggere la città dai pirati una torre a Marina di Palma (Torre San Carlo). Visse prevalentemente a Roma e lasciò numerose opere di Teologia. 

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Giulio Tomasi (Ragusa, 1614-Palma, 1669)

Fratello di Carlo, detto il Duca Santo. Divenuto duca di Palma in seguito alla rinuncia del fratello gemello, fu anche il primo della famiglia a rivestire il titolo di Principe di Lampedusa, concesso nel 1667. Trasformò il proprio palazzo di Palma in un monastero benedettino, costruendone per se uno nuovo. Si sposò con Rosalia Traina, nipote del Vescovo di Girgenti. Fondò numerose chiese e, soprattutto, il Duomo di Palma, grandioso edificio barocco iniziato nel 1659 su progetto di Angelo Italia. Probabilmente è al suo severo ascetismo che pensa Tomasi di Lampedusa quando descrive in questi termini l'antenato del Gattopardo: "in quella stanza Giuseppe Corbera, duca di Salina, si fustigava solo, al cospetto del proprio Dio e del proprio feudo, e doveva sembrargli che le gocce del sangue suo andassero a piovere sulle terre per redimerle; nella sua pia esaltazione doveva sembrargli che solo durante questo battesimo espiatorio esse divenissero realmente sue, sangue del suo sangue, carne della sua carne, come si dice."

 

 

Rosalia Traina 

Dopo la rinuncia da parte di Carlo alla vita mondana e il proprio ritiro presso i Teatini, Rosalia che doveva essere - così voleva lo zio di Carlo, Mario - sua sposa, va a nozze con Giulio. Con Giulio ha ben otto figli: due muoiono dopo pochi mesi; degli altri sei le quattro femmine diventano tutte suore benedettine: Sr Maria Serafica, Sr. Maria Crocifissa, Sr. Maria Maddalena, Sr. Lanceata; dei due maschi, il primogenito Giuseppe rinuncia al ducato per seguire le orme dello zio Carlo e diventa Cardinale; Ferdinando, il più piccolo è l'unico a dare continuità al Ducato. Dopo avere educato i figli, comunque, Giulio e Rosalia decidono di separarsi e si dedicano al misticismo: Rosalia diventa Suor Maria Seppellita.

 

 

Isabella Tomasi (Agrigento, 1645 - Palma, 1699)

 Figlia di Giulio, il Duca Santo, divenne suora di clausura all'età di 14 anni, nel monastero di Palma e prese il nome di Maria Crocifissa della Concezione. Fu una figura significativa del misticismo secentesco. Visse in fama di santità. Di lei si ricordano numerosi episodi lotta col demonio, in uno dei quali avrebbe scritto - sotto dettatura del Maligno - la lettera tuttora conservata al monastero di Palma. Fu decretata Venerabile nel 1797. Ha lasciato numerosi scritti, raccolti nell'ottocento in due volumi di Visioni e Rivelazioni. Nel romanzo la sua figura è ricordata - durante la visita che il principe e la sua famiglia fanno al "Monastero di Santo Spirito" - come quella della "beata Corbera".

 

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Giuseppe Maria Tomasi Di Lampedusa (Licata, 1649 - Roma, 1713)

Figlio di Giulio e fratello della Venerabile; cardinale per soli sette mesi, dal 1712 alla morte; proclamato beato da Pio VII nel 1803 e santo da Giovanni Paolo II nel 1986. Rinunciò alla primogenitura, a 15 anni, per darsi alla vita religiosa. Studiò a Palermo, ma visse a Roma. Fu uomo di grande cultura, conobbe diverse lingue antiche, lasciò numerose opere, in particolare sulle sacre scritture e la riforma della liturgia.

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Giulio Fabrizio Tomasi Di Lampedusa (Palermo, 1815 - Firenze, 1885)

Il bisnonno dello scrittore, che si ispirò a lui per creare il personaggio protagonista del Gattopardo, don Fabrizio Corbera di Salina, era nato a Palermo da madre per metà Tedesca (Carolina Wochinger e Greco) e morì a Firenze, dove si era recato per sfuggire a un'epidemia di colera, in albergo come l'eroe del romanzo. Fu appassionato astronomo dilettante: fece costruire due specole, l'una nella villa Spaccaforno, in via Villafranca, l'altra nella villa di San Lorenzo Colli. Fu in corrispondenza con alcuni dei maggiori astronomi del tempo e "socio attivo" dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di Palermo. Non sembra tuttavia che egli abbia posseduto le qualità spirituali che il suo discendente attribuì all'eroe del romanzo. 

 

Maria Stella Guccia e Vetrano (1815 - 1886)

Moglie del principe astronomo, che sposò a Palermo nel 1837, e dal quale ebbe 12 figli. Nel romanzo, anche la moglie del Gattopardo si chiama Maria Stella.

 

GIULIO TOMASI DI LAMPEDUSA (Palermo, 1868-1934). 

Padre dello scrittore, "era un uomo alla moda, un elegante cavallerizzo e un frequentatore abituale del circolo aristocratico palermitano, il Bellini. Arrogante, dalla lingua tagliente e autocratico, trascorse gran parte della sua vita a litigare con i parenti per motivi di denaro." (David Gilmour, L'ultimo Gattopardo, p. 33). Lo scrittore non ebbe rapporti felici col padre, anche se essi non furono segnati da crisi vistose. Qualche tratto di Giulio Tornasi è forse leggibile nel personaggio di Paolo, il primogenito di don Fabrizio, e nella sua smodata e tatua passione per i cavalli.

 

 

BEATRICE MASTROGI0VANNI TASCA FILANGERI DI CUTO' (Palermo, 1870-1946).

 Madre dello scrittore; oltre a Giuseppe, ebbe anche una figlia, nata nel 1894 e morta all'inizio del 1897, pochi giorni dopo la nascita del fratello. Donna colta, mondana, autoritaria, d'educazione anti-conformista (come le quattro sorelle e il fratello Alessandro), Beatrice Tasca di Cutò fu una figura centrale nella vita dello scrittore che - quasi fino alla fine della vita di lei - non se ne distaccò mai, se non nel corso dei suoi viaggi in Europa e d'alcuni soggiorni nell'Italia del nord. Solo la distruzione della casa paterna e le vicende della guerra porteranno Tomasi di Lampedusa a separarsi dalla madre.

 

ALESSANDRO TASCA MASTROGI0VANNI BORDONARO DI CUTO'  
(Palermo, 1874-1942). 

Fratello della madre di Lampedusa, divenuto principe in seguito a matrimonio, esponente di punta del socialismo siciliano tra gli ultimi anni dell'Ottocento e la prima guerra mondiale, fu eletto deputato nel 1904 e rieletto nel 1913. Finanziò e diresse, tra il 1899 e il 1914, il settimanale La Battaglia. Massimalista negli atteggiamenti e nelle prese di posizione verbali, irruente e polemico, quasi un "dandy rosso", Alessandro Tasca fu nella sostanza un esponente dell'ala moderata del socialismo italiano, spesso disponibile al compromesso. Il suo interventismo in occasione della guerra di Libia lo portò fuori dal partito socialista. Negli anni del fascismo si ritirò a vita privata, limitandosi a frequentare il Circolo Bellini di Palermo, dove si taceva una cauta fronda al regime Ridotto in povertà, morì nel 1942 in una clinica per malati di mente.  

 

ALESSANDRA WOLFF (LICY) (Nizza, 1895-Palermo, 1982)

Psicoanalista freudiana e moglie di Tomasi di Lampedusa. Figlia della cantante lirica italiana Alice Barbi e del barone baltico Boris Wolff Stomersee, conobbe lo scrittore a Londra, in casa di Pietro Tomasi della Torretta, secondo marito della madre e zio di Lampedusa, nel 1925, e lo sposò nel 1932, a Riga La famiglia di lui non fu particolarmente entusiasta del matrimonio, per via di un precedente divorzio di lei. Un primo tentativo di convivenza con il manto, a Palermo, andò a monte nel 1933, a causa dei contrasti sorti tra lei e la suocera. Tra il 1933 e il 1939, Alessandra Wolff visse nel suo castello di Stomersee, incontrando il manto in estate in Lettonia e a Roma a Natale. Si stabilì definitivamente in Sicilia nel 1943. Studiò psicoanalisi a Berlino negli anni '20. Nel dopoguerra fu protagonista, con Cesare Musatti, Nicola Perrotti ed Emilio Servadio, della rinascita della Società di Psicoanalisi Italiana. Fra i lavori da lei pubblicati, "Sviluppi della diagnostica e tecnica psicoanalitica" (1946) e "L'aggressività delle perversioni" (1950). Lasciò incompiuta una ricerca sul "pensiero negativo", l'istinto di morte, la "rappresentazione di Satana".

 

PROFILO BIOGRAFICO DI TOMASI DI LAMPEDUSA

Giuseppe Tomasi nacque a Palermo il 23 dicembre 1896, da Beatrice Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò e da Giulio Maria Tomasi, erede del titolo di "principe di Lampedusa". Ebbe l'infanzia vezzeggiata e solitaria del figlio unico (la sorella Stefania, nata nel 1894, era morta pochi giorni dopo la sua nascita), di un ragazzo "cui piaceva di più stare con le cose che con le persone". La madre, donna dal carattere forte e dalla cultura vasta e non conformistica (per i criteri palermitani di allora) ebbe un ruolo decisivo nella sua vita. Nei tatti, fin quasi alla morte di lei, il figlio non se ne separò mai. Fu lei a dare a Giuseppe il gusto vasto e cosmopolita della cultura e la tendenza a estraniarsi da un ambiente palermitano ritenuto troppo angusto e provinciale: fu lei, anche, a insegnargli il francese. Il tedesco. Tomasi lo apprese dalle nurses tedesche; l' inglese - la lingua che forse meglio conobbe e più amò - lo apprese, per proprio gusto, più tardi. Certo è che la gran parte di quelle vastissime letture che dovevano valergli presso i cugini Piccolo l'appellativo di "mostro" furono condotte direttamente in queste lingue. I genitori di Tomasi conducevano, all'ombra dei Florio, un'esistenza mondana assai brillante nella Palermo della belle époque: Tomasi ricorda un soggiorno a Favignana, nella villa dei Florio, in cui bambino fu costretto a svegliarsi all'alba per rendere omaggio alla vecchissima ex imperatrice francese Eugenia. L'idillio di un'infanzia che lo scrittore ricordò successivamente come "un paradiso" termina col processo che seguì, nel 1912, all'uccisione della sorella della madre, Giulia Trigona, da parte del suo amante. Lo scandalo costrinse i Tomasi a 'ritirarsi a vita privata. Giuseppe conseguì nel 1914 la maturità classica al Liceo Garibaldi di Palermo. L'anno successivo si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Roma, probabilmente per avviarsi alla carriera diplomatica come lo zio Pietro Tomasi. Dei suoi studi universitari, interrotti e ripresi presso diverse università, si sa pochissimo. Sembra che Lampedusa abbia affrontato un unico esame, a Roma, nel 1919. Nel frattempo, con lo scoppio della guerra, venne chiamato alle armi. Divenuto nel 1917 ufficiale di artiglieria, fu inviato al fronte in tempo per assistere alla disfatta di Caporetto e per esser fatto prigioniero, l'I 1 novembre, dagli austriaci. Dopo un primo tentativo di fuga che si interruppe alla frontiera con la Svizzera, Tomasi riuscì a scappare dal campo di prigionia ungherese nel novembre 1918. Continuerà a prestare servizio nell'esercito fino al febbraio 1920. Negli anni '20 il futuro scrittore (che pare abbia sofferto allora di un esaurimento nervoso) viaggiò molto, in Italia e in Europa, per lo più in compagnia della madre. Risiedette anche a Genova e in Piemonte, presso quegli amici che - ancora negli anni '50 - ricordava come i suoi migliori: Bruno Revel, Guido Lajolo, Massimo Erede. A Londra, nel 1925, Giuseppe Tomasi conobbe quella che sarebbe stata sua moglie, Alessandra (Licy) Wolff Stomersee. Licy, di due anni più grande di lui, era figlia di una cantante italiana. Alice Barbi, e di un barone lèttone di lingua tedesca, Boris Wolff Stomersee. La madre, rimasta vedova, aveva sposato lo zio di Giuseppe, Pietro Tomasi, allora ambasciatore a Londra (sarebbe stato messo a riposo anticipato nel 1926 perché non gradito al regime fascista). Licy e Giuseppe avevano in comune la vastità della cultura, il gusto della lettura, F amore per i cani; erano entrambi poliglotti (Licy parlava anche il russo) e la loro corrispondenza mescolò sempre diverse lingue. Tra il 1926 e il 1927, sulla rivista genovese Le opere e i giorni, compaiono tre saggi di Giuseppe Tomasi (su Morand, Yeats e Gundolf), gli unici scritti da lui pubblicati in vita. Negli ultimi anni e stata avanzata l'ipotesi che possano essere suoi gli elzeviri comparsi tra il 1922 e il 1924 sul Giornale di Sicilia e firmati Giuseppe Aromatisi. Dopo due visite nel castello di Stomersee, nel 1927 e nel 1931, e vari altri incontri, a Roma e altrove, Giuseppe e Licy decidono di sposarsi. II matrimonio avverrà il 24 agosto 1932 a Riga. Tomasi ne informò i genitori solo a cose fatte Pesava su di lui il timore che essi non approvassero il fatto di sposare una donna divorziata. Alla fine del 1932, Tomasi e la moglie si stabilirono a Palermo. Ma la convivenza tra Licy e Beatrice Tasca nel Palazzo Lampedusa si rivelo infelice. Dopo pochi mesi Licy decise di tornare in Lettonia. Dal 1933 alla guerra, lei e il manto vissero separati, incontrandosi d'estate a Stomersee e a Natale a Roma, dove risiedeva ora la madre di lei, ed ebbero un lunghissimo rapporto epistolare, affettuoso ma anche assai diplomatico. Nel 1934, alla morte del padre, Giuseppe Tomasi eredita, col titolo di principe di Lampedusa, le infinite, intricatissime liti giudiziarie per l'eredita Lampedusa, liti di cui si libererà solo dopo la guerra. Nel 1940, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, l'antico ufficiale d'artiglieria viene dapprima mobilitato, ma successivamente congedato in quanto capo d'azienda agricola Licy, per parte sua, si divide fra Stomersee e Roma, secondo gli spostamenti del fronte russo-tedesco, e lascia definitivamente il Baltico solo alla fine del 1942. Raggiungerà il manto e la suocera, che si erano li trasferiti nel 1942 a causa dei bombardamenti, a Capo d'Orlando, dopo lo sbarco in Sicilia degli alleati. La guerra segna due separazioni fondamentali nella vita di Lampedusa quella dalla propria casa, distrutta nei bombardamenti del porto di Palermo il 5 aprile 1943, e quella dalla madre Rimasta dalla fine del 1943 a Capo d'Orlando (figlio e moglie erano rientrati nel frattempo a Palermo), Beatrice Tasca tornerà nel 1946 nel palazzo semidistrutto, per morirvi dopo pochi mesi. Per qualche tempo, sotto il governo alleato, Giuseppe Tomasi è presidente, prima provinciale poi regionale, della Croce rossa Nel 1947 acquista due piani di una casa in Via Butera 28 e ne inizia il restauro. Sarà la casa degli ultimi anni della sua vita. Conduce una vita appartata e abitudinaria, segnata dalla frequentazione di pochi luoghi (il Circolo Bellini, alcuni caffè, alcune librerie) e di poche persone (Corrado Fatta, Virgilio Titone, Gaetano Falzone e soprattutto "Bebbuzzo" Sgadari di Lo Monaco e i cugini Giovanna, Lucio e Casimiro Piccolo, che visita periodicamente, con gran diletto, nella loro villa di Capo d'Orlando). Gli anni tra il 1953 e il 1957 segnano una svolta brusca nella vita di Tomasi Nella casa di Sgadari di Lo Monaco, critico musicale, nota figura della vita culturale palermitana di quel tempo, egli conosce un gruppo di giovani intellettuali (Francesco Orlando, Gioacchino Lanza, Francesco Agnello, Antonio Pasqualino, Ubaldo Mirabelli ed altri ancora) e ne diventa amico Nel novembre 1953 propone a Francesco Orlando di tenere per lui solo un corso di lingua e letteratura inglese (a parte delle lezioni assisterà però anche il piccolo circolo che si è detto). Dall'inizio di quelle lezioni fino a poco prima della morte, quest'uomo sterminatamente colto e terribilmente schivo, che ha pubblicato solo qualche saggio quasi trent'anni prima, non cesserà di scrivere. Comincerà proprio con la Letteratura inglese (cui seguiranno dal 1955 la Letteratura francese) il testo delle lezioni viene consegnato manoscritto all'allievo e da questi letto ad alta voce Seguirà, alla fine del 1954, l'inizio del lavoro al Gattopardo. L'idea di un romanzo dedicato ad una giornata nella vita di un suo antenato, al momento dello sbarco dei Mille, riposava nella mente di Lampedusa, pare, da molti anni. Uno stimolo decisivo alla sua stesura venne da un desiderio d'emulazione nei confronti del cugino Lucio Piccolo, che egli aveva - in quello stesso 1954 - visto consacrare poeta in un convegno letterario a San Pellegrino. La stesura del Gattopardo venne interrotta da quella del frammento dei Ricordi d infanzia, e intervallata o seguita da quella degli altri Racconti (La gioia e la legge La sirena, l'abbozzo di romanzo / gattini ciechi). Nel 1956 Lampedusa comincio a far dattiloscrivere il romanzo a Francesco Orlando, e lo sottopose per la pubblicazione prima alla Mondadori, poi -tramite Fausto Flaccovio - ad Elio Vittorini per l'Einaudi. Ne ricevette due rifiuti. Com'e noto, egli non era destinato a vedere il successo del libro. Nell'aprile del 1957 gli venne diagnosticato un tumore al polmone, del quale morirà a Roma il 23 luglio del 1957. II dattiloscritto del romanzo giunse tra le mani di Giorgio Bassani (cui lo invio Elena Croce) e Bassani si fece promotore e curatore della sua edizione. Il Gattopardo usci 1' 11 novembre 1958 da Feltrinelli, incontrando un immediato, vastissimo successo e suscitando anche violente polemiche. La fama postuma del libro tu consacrata dal premio Strega del 1959, dalle numerosissime traduzioni straniere e infine dalla versione cinematografica giratane nel 1963 da Luchino Visconti.

 

 

N.B. TUTTE LE IMMAGINI E LE NOTIZIE STORICO-CULTURALI DI QUESTA PAGINA SONO STATE PRESE DA: "I LUOGHI DI TOMASI" PUBBLICATO DALL'ASSESSORATO REGIONALE DEI BENI CULTURALI AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE A CURA DELLA BIBLIOTECA REGIONALE DELLA REGIONE SICILIANA.

 

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