GLI EDITORIALI

 

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Presentazione

Tra speranza e ragione

Boia allo specchio

Dopo l'11 Settembre

Emarginazione

I Migranti nel terzo millennio

 

 

 

 

 

Chi siamo
Presentazione de "Il Giovane Lume"



- "Il Giovane Lume" è uno spazio socio-culturale che nasce
nel mese di Luglio 2000 per iniziativa di Ruggiero Gorgoglione
e di un gruppo di venti collaboratori, tutti di età compresa tra i
17 e i 19 anni, proponendosi anzitutto quale laboratorio di
scrittura per giovani aspiranti "giornalisti".

- Il nostro spazio, oltre ad avere un sito internet, viene
stampato con una tiratura di circa 400 copie ed è di
pubblicazione bimestrale (pur se è prevista
dai prossimi mesi una pubblicazione mensile). A causa di
persistenti difficoltà economiche, la rivista viene pubblicata sotto
forma di giornale "ad uso interno" nella Parrocchia SS. Crocifisso
di Barletta (Ba), pur conservando una rigorosa indipendenza
sotto il punto di vista delle idee che ciascun giovane propone
senza alcun genere di censura, se non nei limiti del buon gusto.

- Lo scopo unico de "Il Giovane Lume" è quello di formare un
giovane gruppo redazionale, operante nella Città di Barletta, ma
accogliendo anche eventuali partecipazioni di giovani di altre
realtà nazionali, che agevoli la crescita culturale anche al di fuori
dell'ambito scolastico. Ideologicamente, la redazione si propone
anche quale voce nuova ed alternativa nel campo dell'informazione socio-culturale.

- In questo progetto non è presente alcun tipo di investimento.
I giovani componenti della redazione, dunque, svolgono questa
attività senza alcun fine di lucro, volgendosi esclusivamente alla
crescita personale e comunitaria.

- Lo scorso 14 Giugno, "Il Giovane Lume" ha promosso, nei locali della
Parrocchia del SS. Crocifisso, un incontro culturale dal titolo "Quale
verità sul Kurdistan?", dove accanto alla proiezione di filmati inediti a
proposito della realtà del Kurdistan, il gruppo ha organizzato momenti
musicali, opere artistiche, sketch teatrali e recitazione di poesie.
Per informazioni su eventuali manifestazioni in programmazione, o per
eventuali collaborazioni con altre associazioni, scrivere a
ilgiovanelume@libero.it.






Tra speranza e ragione (Agosto 2000)


"Il dado è tratto" disse Cesare varcando il Rubicone.
Bene, è giunto anche per noi giovani il momento di varcare il nostro
Rubicone. Niente più esitazioni o incertezze, ormai siamo giunti nella
consapevolezza che ciò che ci circonda è in qualche modo estraneo
ai nostri ideali. Ideali che sentono la necessità di essere dichiarati
e dimostrati. Ecco lo scopo de "Il Giovane Lume". Giovane
perché innovativo, probabilmente un po' acerbo, inesperto ma vigoroso
ed entusiasmante. Il lume ci richiama intuitivamente alla ragione,
un dono di Dio a cui spesso gli uomini rinunciano; ma il lume indica anche
la speranza verso l'avvenire, verso il nuovo. E oggi il nuovo siamo
noi, cari amici. Magari non saremo dei fenomeni come giornalisti,
a volte potremo passare per presuntuosi; ma noi qualunque
sia l'esito dei nostri "prodotti", movendoci tra ragione e speranza,
avremo sempre l'obiettivo di dare al lettore un messaggio razionale
e libero per l'avvenire.

Ruggiero Gorgoglione


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Boia allo specchio (Novembre 2000)


Boia in tribunale, Boia in politica, Boia a scuola, Boia in parrocchia,
Boia noi stessi. Ovunque si condanna e si uccide; l'incapacità
di perdonare è cronica. Siamo i primi a vedere l'errore degli altri,
gli ultimi a giudicare noi stessi. No, non è così che cambieremo
le cose, fratelli, è ora di smetterla con quest'orgoglio da quattro soldi
capace di procurare odio e sofferenza nel prossimo. Tutti sono maestri
nel condannare un comportamento, nel dire "va all'inferno". Molti
attendono la disgrazia per compiacersi; mi vengono i brividi se penso
a quante volte ho udito "lo ha meritato". Ascolta, perbenista,
che ti senti in potere di giudicare: togli il cappuccio, guarda la tua mano;
stai premendo un bottone che scaricherà 10000 volts di odio e rancore.
Su chi poi? E' semplice, su qualcuno che non hai voluto aiutare.

Ruggiero Gorgoglione


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Dopo l'11 Settembre (Settembre 2001)


Osama Bin Laden, con ogni probabilità è il nome di un fantasma. Presto
sarà catturato, giustiziato, e il popolo (che ora vive nel terrore) si illuderà
per l'ennesima volta che il "male" è stato sconfitto. Ciò che è
successo a New York, non è la dichiarazione di una nuova guerra, come
dichiarato dal bellicoso Bush. Bensì è la dichiarazione che
bisogna darsi da fare per la pace e per il rispetto della dignità umana.
Gli stessi USA, che oggi sono concordi con il loro presidente nell'attuare
un'azione di vendetta, non possono dimenticare milioni di
vittime che gravano sulle proprie azioni militari ed economiche. Banale
citare Vietnam e Corea, opportuno parlare del Congo, un milione e
mezzo di vittime l'anno(quasi tutti civili) su cui tutto tace. Ho ancora
nella mente le immagini di islamici terrorizzati al pensiero di pagare le
pene di un integralismo con cui non hanno nulla da spartire. 2000 anni fa,
Gesù ha insegnato non di spada ma di "ragione dell'amore",
secondo un principio che facesse a meno della violenza. Il secolo scorso
Edith Stein dimostrò come il vivere le emozioni dell'altro, possa
essere la chiave di lettura di una società multirazziale. Se si provasse
a "capire" e a "vivere" le condizioni di questi popoli forse si
potrebbe veramente isolare l'integralismo, il quale (religioso o
nazionalista che sia) prende piede nell'estremo disagio dei singoli
individui, animati da desiderio di rivincita verso un mondo che li esclude.
E' lo stesso sentimento che rese prolifico il Fascismo all'indomani
della "vittoria mutilata" (con le conseguenza tristemente note).
Ma per "capire", dobbiamo alzarci dalle nostre poltrone e guardare
il mondo povero con i nostri occhi e non con quelli della televisione.
Però questo è chiedere troppo, noi occidentali dopotutto viviamo nel
principio di affermarci socialmente. Ci diciamo cristiani ma siamo poco
propensi a seguire i dettami evangelici che spingono ad essere
controcorrente e rivoluzionari. Se ciò che è successo a New York
ci ha scosso, non fermiamoci a tre inutili minuti di silenzio, ma
dedichiamo la vita a cambiare questo insipido mondo.

Ruggiero Gorgoglione


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Una risposta semplice (Febbraio 2002)


Spesso il nostro vivere è contrassegnato da una dimensione tragicomica:
da 2000 anni Gesù nel Vangelo narra di un uomo che scendendo
da Gerusalemme a Gerico fu picchiato da briganti.Nessuno passando
per stessa strada si curò di lui se non un "misero" Samaritano.
In questa parabola (nota in tutto il mondo) si dimostra come nasce
l'emarginazione e quale rimedio apporvi, eppure siamo ancora di fronte
alla domanda che cos'è l'emarginazione? O meglio cosa genera
l'emarginazione? Ebbene lo stuolo di pseudo-psichiatri
che sovrafollano salotti televisivi, sarà pronto a presentare teorie
in parte valide su inconscio e via dicendo. In realtà la risposta è semplice:
l'indifferenza. Quell'indifferenza del fariseo e dello scriba che hanno
cose più importanti che occuparsi di un malcapitato; quell'indiffererenza
che accompagna gli uomini d'oggi, sempre cosi indaffarati da non
avere tempo per il malcapitato di turno che magari gli è anche figlio.
La follia distruttrice dell'Autunno 2001 è figlia di questa logica.
Bin Laden nel suo scatenare violenza ottiene consenso e considerazione
(con buona pace di "Enduring Freedom", il vero vincitore della guerra
è l'integralismo islamico, Palestina docet). Al contrario i fratelli curdi,
che chiedono di non essere più oppressi partecipando alla
marcia della Pace, finiscono nel dimenticatoio. Stessa sorte per
il buon Mandela, che con l'arma della non-violenza (bella differenza
rispetto ai kamikaze) cerca di richiamare l'occidente sul problema Aids.
La questione si fa ancora più allarmante quando scendiamo nella
nostra aberrante quotidianità. Infatti, paradossalmente
ad un aumento del benessere corrisponde un aumento dell'emarginazione.
Su questo dato spesso si sorvola con una superficialità
da far rabbrividire. Basti pensare che la Svezia (dove gli studenti universitari
sono stipendiati!) conta il più elevato numero di suicidi e tossicodipendenze
tra i giovani. Evidentemente non si tiene conto che
più che di benessere si ha bisogno di valori d'affetto, d'amore. Dopotutto
ciò non è che sintomo dell'egoismo e dell'individualismo
sfrenato al quale si è educati: "Conta il denaro". Concetto assurdo
per una società che a dispetto del laicismo è impregnata dell'esempio
del Dio-servo che si umilia fino alla morte e alla morte da schiavo.
Gesù è un uomo-Dio scomodo, ma chi sceglie la "sua strada" non può
avere compromessi: o la logica del mondo o la logica cristiana,
o l'egoismo o il prossimo, o la violenza o la non-violenza,
l'apparire o l'essere. In Gesù non c'è dualismo c'è libertà di scelta. La libertà
cui ambisce chi, vittima dell'emarginazione, è schiacciato dal
perbenismo di una società che vuol aiutare nell'apperenza e annientare nell'essenza.

Ruggiero Gorgoglione


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Migrantes (Agosto 2002)


Che cos'è un uomo? Stando ad una corrente di pensiero, a cui si ricollega
direttamente la tradizione filosofica cristiana: l'uomo è l'essere
il cui scopo è la libertà. Che cos'è l'emigrante? Un uomo che
per realizzare la propria libertà di vivere è costretto a lasciare la sua
terra, la sua famiglia, ciò che ama, perchè questo suo habitat gli è stato
espropriato. Oggi la maggior parte dei movimenti migratori dipende
da una errata scelta di sfruttare le risorse, per l'appunto espropriate
a uomini legittimi proprietari. Un circolo vizioso, che parte dal primo
mondo, si riflette nel terzo e torna nel primo ed unico mondo dove
chi non serve và gettato, dove? Non si sa. Infatti se analizziamo i paesi
che registrano i maggiori flussi migratori, hanno risorse tali
che potrebbero garantire occupazione e prosperità. Paradossalmente
dovrebbero essere i paesi "avanzati" ad emigrare, visto che hanno
ormai esaurito le proprie risorse. Invece esaurite le proprie, queste
potenze, che ipocritamente discutono sul bene del pianeta, sullo
sviluppo ecc., hanno deciso bene di sfruttare le risorse altrui, provocando
di fatto il fenomeno migratorio che come un boomerang ricade sulle
medesime potenze. Senonché, forti della propria prepotenza giuridica,
disconoscono la propria responsabilità, uscendone sempre vittoriose
quali esempio di civiltà. Del resto l'unico a pagare è un povero uomo
che lascia la propria terra, la propria famiglia; ma in fondo che
importa, non è mica italiano, è un "pezzente" curdo, cingalese, brasiliano.
Eppure anche questo "pezzente" ha un cuore, quella voce che in
occidente si è smarrita sull'altare del dio denaro. Ma in fondo queste
sono solo parole impotenti difronte alle superba legge di uomini
sacerdoti di questo dio. Tuttavia, per quanto potenti, tali uomini non
potranno mai toglierci la libertà di amare questi "pezzenti" e di seguire
l'esempio del Dio vivente, il cui volto oggi é curdo, cingalese, brasiliano, albanese.

Ruggiero Gorgoglione


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