CULTURA MUSICALE E CINEMATOGRAFICA

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Richard Wagner

Imagine:il sogno come terapia.

Imagine:testo originale e traduzione

Lode all'intangibile Freddy Mercury

The show must go on:testo originale e traduzione

Cinema

La Città della Gioia

Le fate ignoranti

I cento passi






Richard Wagner (Settembre 2001)

La straordinaria produzione operistica di Richard Wagner è figlia
di un complesso percorso di maturazione umana e musicale della
travagliata esistenza di uno dei più grandi compositori europei.
Wilhelm Richard Wagner (Lipsia 1813 - Venezia 1883), ultimo di
nove figli, non vede spalancate le porte della musica fin dalla
fanciullezza, come era accaduto per Bach, Mozart e Beethoven, ma impara
a conoscerla gradatamente. La sua infanzia è caratterizzata da
un infelice rapporto con i coetanei e dalla mancanza della figura
paterna (Friedrich Wagner muore dopo soli sei mesi dalla nascita
di Richard) in parte compensata da Ludwig Geyer, attore e amico di famiglia.
A quindici anni intraprende la strada della musica, dopo essere
stato folgorato dalla Settima Sinfonia di Beethoven, del quale lo
stupiscono anche le travagliate vicende esistenziali. Wagner comincia ad
imparare la "grammatica musicale" prima da autodidatta, poi
attraverso la saltuaria frequentazione di alcuni maestri. Intanto
comincia a progettare quella che sarà la grande ambizione
della sua vita: il "Gesammkunstwerk", l'opera d'arte totale erede della
tragedia greca e di quella shakesperiana, che deve essere composta
da ogni tipo di arte. Perciò comincia a comporre sonate, opere e
sinfonie, spesso incompiute, e ad essere assunto come maestro di
coro e di cappella nelle cittadine limitrofe. Ma il suo carattere irascibile
e altezzoso gli causa licenziamenti e l'accumularsi dei debiti,
che lo costringono a spostarsi continuamente, in cerca di nuovi
impieghi. Dopo il 1840 comincia a comporre e mettere in scena alcune
delle sue opere più importanti, "L'olandese volante" e "Tannhauser",
che gli permettono di diventare direttore musicale del teatro di Dresda,
e successivamente "Lohengrin" e "I maestri cantori di Norimberga",
che gli procurano fama e successo. A Zurigo progetta la
realizzazione della Tetralogia, successivamente chiamata "L'anello del
Nibelungo", che comprende il prologo "L'oro del Reno" e la sequenza di
tre drammi: "La Valchiria", "Sigfrido" e "Il crepuscolo degli dei".
Diventa grande amico del re di Baviera Luigi II, dalle cui casse attingerà
senza sosta per il soddisfacimento dei propri vizi. Il monarca, colpito
dalla maestosità della musica wagneriana, arriva a fargli edificare
un teatro solo per la realizzazione delle sue opere: il Festspielhans di
Beyreuth. Muore a Venezia mentre vedeva la messa in scena delle sue
opere. La musica di Wagner ha uno stile tutto particolare, che rispecchia
appieno la peculiarità del compositore: maestosità, pomposità
e sfrenata ambizione. Le monumentali orchestre con l'intenso
suono degli ottoni, che alternano momenti di grande dolcezza ad altri
di sconvolgente potenza, continuano tutt'oggi ad incantare le platee
e a sconvolgere le coscienze con il loro straordinario travolgimento
emotivo. Ciò che Wagner meglio trasmette attraverso la sua musica
è il dramma dell'esistenza placato dalla forza vitale che erompe
sconvolgendo ogni schema e turbando gli animi deboli.

Giovanni Scatigno


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"Imagine": il sogno come terapia (Novembre 2001)

Imagine, John Lennon. E' questa la colonna sonora che ha accompagnato
ed affiancato le crude, raccapriccianti, sconvolgenti immagini che
dall'11 settembre in poi sono state trasmesse in ogni angolo
del mondo e si sono indelebilmente stampate nella nostra mente.
Immagina, è questo il titolo della canzone, è questo il punto
nodale e peculiare del testo, è questo l'invito. Immaginare un mondo
che non ha nulla a che fare con l'odierno, quasi un'oasi di pace,
un luogo in cui non ci siano né ricchezze, né avidità, né
cupidigia. Un luogo in cui ci si possa dividere tutto, un luogo in cui prevalga
la pace. Un'utopia. Fino a quando la Terra sarà popolata dagli
uomini, il mondo, cantato da John Lennon, resterà un'utopia. Non è
possibile omologare il pensiero umano, sempre differenti saranno
gli interessi della gente, gli ideali, il modo di rapportarsi e sempre prevarrà
il "dio" denaro, capace di annullare la coscienza e rendere l'uomo
spietato. Non è difficile rendersi conto di tutto ciò, ma è facile abbattersi
e demoralizzarsi per questo. Perciò è indispensabile sognare,
ritagliarsi un angolo in cui immaginare il proprio mondo, il mondo
perfetto, che nessuno, con la sua azione, potrà mai distruggere.
Il sogno come terapia. Ed ecco il contrapporsi di quelle crude immagini
che ritraggono la guerra ed "Imagine", un inno alla pace, al sogno
di pace e uguaglianza che riesce a rasserenare il nostro
animo turbato. Sicuramente il leader dei Beatles dipinge un mondo che
non ha veridicità e riscontro nella società, è consapevole di questo,
come potrebbe non esserlo, ma immagina, sogna ed invita gli altri
a sognare, ad unirsi a lui, non per rifugiarsi nella finzione, nell'irrealtà,
ma per continuare a sperare in qualcosa di positivo. Sì, perché questo
è il sogno, seppure una cosa quasi irrealizzabile, c'è sempre
una parte del nostro "io" che inconsciamente considera
fattibile quella speranza dandoci la forza ed il coraggio per affrontare
la vita ed andare avanti, in ogni situazione, anche la più disastrosa ed irrecuperabile.

Valerio Mascolo


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Imagine (J. Lennon)

Imagine there's no heaven tries
it's easy if you try
No hell below us above us only sky
Imagine all the people leaving for today
Aha you may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope some day you'll join us.
And the words will be one.
Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too.
Imagine all the people
Leaving life in peace.
Imagine no possesions
I wonder if you can
No need for greed or hungry
A brotherhood of man.
Imagine all the people
Sharing all the world.
Immagina che non esista il paradiso
E' facile se provi
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi il cielo.
Immagina tutta la gente vivere per il presente.
Immagina che non esistano frontiere
Non è difficile da fare
Nessuno per cui uccidere o morire
E nessuna religione.
Immagina tutta la gente
Vivere una vita in pace.
RIT: Puoi darmi del sognatore
Ma non sono il solo.
Spero che un giorno tu ti unirai a noi
E il mondo sarà unito.
Immagina che non ci siano ricchezze
Mi meraviglierei se tu ci riuscissi
Né avidità né cupidigia
Una fratellanza di uomini.
Immagina che tutta la gente
Si divida tutto il mondo.

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Lode all'intangibile Freddy Mercury (Febbraio 2002)

"Mi si spezza il cuore, il trucco si sta sciogliendo, ma io continuo a
sorridere" - "presto girerò l'angolo" - "non mi arrenderò mai,
avanti con lo spettacolo" - "lo spettacolo deve continuare". The show
must go on. Le frasi menzionate hanno l'ardua pretesa di sintetizzare
la celeberrima canzone dei Queen (gruppo rock nato nel 1970):
The show must go on, definita, dai più, il testamento spirituale del
carismatico, esuberante, travolgente leader del gruppo rock
appena citato; Frederick Bulsara. Chi? Ma sì, lui, Freddy Mercury
(da Mercurio, dio greco messaggero dell'Olimpo), nato a Zanzibar il 5 Settembre
del 1946. Sono da poco trascorsi dieci anni dalla sua morte avvenuta
il 24 novembre del 1991, il giorno successivo quello in cui dichiara,
al mondo intero, in una conferenza stampa, di essere malato d'AIDS.
Malattia, questa, che lo ha colpito, ma non piegato. Desideroso
di andare avanti, di non lasciarsi morire, decide di scrutare nel
suo "Io", far emergere le proprie sensazioni, i propri stati d'animo,
afferrarli, riporli ed immortalarli nei testi delle sue canzoni per poi farli
esplodere sul palco, elargendo intense ed indelebili emozioni a tutti i
suoi fans, continuando, quindi, a far ciò che ha sempre fatto. Il risultato,
di quest'arduo periodo della sua vita, è: "The show must go on",
lo show deve continuare, la vita deve continuare, nonostante gli ostacoli
da essa riservatici, nonostante gli impedimenti, nonostante tutto.
E' possibile trarre dal testo di questa canzone un importantissimo
messaggio ed invito consistente nel non arrendersi mai. Piegarsi,
forse, ma non per molto, perché bisogna e si deve avere la forza
per risollevarsi, affinché il vortice della vita non riesca a risucchiarci.
Bisogna farlo pur se crediamo che le forze ci manchino, pur se
gli ostacoli che si susseguono e si frappongono sul nostro cammino
appaiano insormontabili; cavolo, Freddy Mercury era malato
d'AIDS, eppure… ha proseguito imperterrito, "continuando a sorridere",
continuando a mostrare il suo essere, senza, al riguardo, avere
timore alcuno. La sua natura omosessuale, infatti, non è mai rimasta
assopita, mai incatenata, ma libera (pur se la dichiarazione tacita
è avvenuta quando ormai la sua vita era quasi tramontata). E'
riuscito a trasformare la sua "diversità" (così alcuni la chiamano:
diversità, …mah) in spettacolo, dando vita ad esibizioni, dominate
da eccessi, stravaganze, che nessuno mai potrà emulare. Forse ha un
po' giocato e si è un po' servito della sua immagine, della sua omosessualità
per attrarre i riflettori su di sé, forse. Ma a noi, scusateci, piace
ricordarlo così: un uomo senza freni inibitori, incurante dell'altrui giudizio,
esprimente il proprio essere, di piccole grandi emozioni
dispensatore e con tanta gioia di vivere. Uno dei pochi ad aver dichiarato
d'essere felice, in un mondo in cui la felicità viene sempre più considerata
mera utopia. Bisogna rivalutare la nostra posizione e saper cogliere
la positività nelle piccole cose, esser pronti ad accantonare le
nostre enormi ambizioni nel momento in cui si capisce che siano
irrealizzabili in modo da poter essere ancora in tempo per cambiare strada;
ed infine considerare quanto di negativo c'è nella nostra vita
come un qualcosa d'inevitabile, ma non tanto forte da riuscire a
"schiacciarci". Sana dose d'ottimismo in vista di una futura possibile autoconvinzione.

Valerio Mascolo


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The Show Must Go On (F. Mercury)

Empty spaces - what are we waiting for
Abandoned places - I guess we know the score
On and on
Does anybody know what we are looking for.
Another hero another mindless crime
Behind the curtain in the pantomime
Hold the line
Does anybody want to take it anymore.
The show must go on
The show must go on
Inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on.
Whatever happens I'll leave it all to chance
Another heartache another failed romance
On and on
Does anybody know what we are living for
I guess I'm learning
I must be warmer now
I'll soon be turning round the corner now
Outside the dawn is breaking
But inside in the dark I'm aching to be free.
The show must go on
The show must go on - yeah
Ooh inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on
Yeah oh oh oh.
My soul is painted like the wings of butterflies
Fairy tales of yesterday will grow but never die
I can fly - my friends.
The show must go on - yeah
The show must go on
I'll face it with a grin
I'm never giving in
On with the show.
I'll top the bill
I'll overkill
I have to find the will to carry on
On with the
On with the show.
The show must go on!
Spazi desolati - per cosa viviamo
Luoghi abbandonati - forse noi conosciamo già la partitura
Avanti e ancora avanti
C'è qualcuno che sappia cosa stiamo cercando.
Un altro eroe un altro crimine inutile
Dietro il sipario nella pantomima
Resistere
C'è qualcuno che ce la fa ancora.
Lo spettacolo deve continuare
Lo spettacolo deve continuare
Mi si spezza il cuore
Il trucco si sta sciogliendo
Ma io continuo a sorridere.
Qualunque cosa succeda lascerò tutto al caso
Ancora dolore un'altra storia finita
Avanti e ancora avanti
Qualcuno sa per cosa viviamo.
Credo di iniziare a capire
Ora dovrei essere più cordiale
Presto girerò l'angolo
Fuori inizia ad albeggiare
Ma dentro nell'oscurità soffro ad essere libero.
Lo spettacolo deve continuare
Lo spettacolo deve continuare - yeah
Ooh mi si spezza il cuore
Il trucco si sta sciogliendo
Ma io continuo a sorridere.
La mia anima è colorata come le ali delle farfalle
Le fiabe di ieri crescono ma non moriranno mai
Io posso volare - amici miei.
Lo spettacolo deve continuare - yeah
Lo spettacolo deve continuare
Lo affronterò con un largo sorriso
Non mi arrenderò mai
Avanti con lo spettacolo.
Sarò l'attrazione principale del cartellone
Sarò uno schianto
Devo trovare la voglia di andare avanti
Avanti con
Avanti con lo spettacolo.
Lo spettacolo deve continuare!

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La città della Gioia (Novembre 2001)

Una sala operatoria apre la prima scena del film. Essa, a causa della morte
di una bambina, segna l'insuccesso chirurgico di Max, il quale,
pronto a far cadere nell'oblio la sua professione, si reca in India,
a Calcutta, "alla ricerca di un po' di luce"… ma un destino
differente lo attende. Spogliato dei risparmi e picchiato, si ritrova nella
Città della Gioia, dove voglia di vivere, fratellanza e amore
superano miseria e corruzione. Un dispensario e pochi volontari risultano
l'unica fonte di aiuto. Il suo destino si incrocia con quello di una famiglia
con la quale istaura un rapporto fiducioso non privo di dissidi. A
contatto con questa realtà, Max è intenzionato a fuggire, ma Joy, una
donna "non brava ad amare una sola persona", fa prevalere in lui la voglia
di assistere. Max conquista quella gente portando soccorso, ed
è disposto a fronteggiare insieme ogni tipo di difficoltà. Animato da forza
e coraggio egli spinge la povera gente a ribellarsi alla gang che
li sottometteva mettendo anche a repentaglio la loro fiducia in lui. La lotta
si presenta ardua, alternata da vittorie e sconfitte, ma il desiderio
di libertà e la forza dell'amore trionfano. Max, interpretato da Patrick
Swayze, famoso attore di film già noti come "Dirty Dance" e "Ghost",
non impersonifica la parte dell'eroe, poiché i veri eroi sono gli abitanti
della Città della Gioia. Egli non fa altro che incitare e seminare semi
di giustizia. "Se un uomo si abitua a chinarsi molte volte, non sarà più
in grado di alzarsi", queste sono le parole che inducono il popolo a
reagire, perché "non tutto quello che non è dato è perduto". Le parole
giocano un'importante ruolo, ma la vera svolta nasce soltanto
dall'essere convinti che se si vuole… si può. "La città della Gioia" è un
esempio di come battersi pur svantaggiati non voglia dire a tutti i costi
perdere, ma anche vincere, vincere con più soddisfazione.

Maria Divittorio


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Le fate ignoranti (Febbraio 2002)

Quando apriamo la nostra vita all'"altro", accogliamo in realtà un mondo
misterioso e sconosciuto, pieno di incognite ed enigmi. Anche
la persona che ci è accanto e che crediamo di conoscere sino
in fondo, in realtà potrebbe rivelarsi una scoperta sorprendente. E' quanto
accade ad Antonia, la protagonista del film: dopo la rivelazione
sulla doppia vita del marito ormai morto, la donna cercherà di capire,
vorrà conoscere, vivere quel mondo intero che l' "altro da sé", prima
Massimo (il marito) e poi Michele (l'amante), rappresentano. Sullo
sfondo di un affascinante e insolito Quartiere Ostiense, con le sue
vie caratteristiche, il lungo Tevere, il Gazometro, si confrontano due
spazi diversi e distanti: la casa elegante e raffinata, ma fredda e vuota
di Antonia e Massimo e la casa stravagante e solare, colorata e vitale
di Michele, con la sua terrazza aperta agli incontri, alla condivisione
di cibo e chiacchiere, di libertà e amicizie, di stranieri e diversi (sono
loro le "fate ignoranti"). Disorientata e confusa dalla verità inizialmente
"incomprensibile", Antonia compirà un doloroso viaggio all'interno
di se stessa, un viaggio della conoscenza. Prima di tutto assecondando
la pur dolorosa curiosità che la spinge a volere conoscere la seconda
vita del marito, la sua famiglia "diversa", calda e accogliente, libera
e disinibita. E poi, attraverso l'incontro / scontro con Michele, l'uomo
amato dal marito: attrazione e repulsione, gelosie e recriminazioni
sono reciproche, ma li lega l'amore per la persona che li ha amati
e traditi entrambi, che a ciascuno di loro ha tenuto nascosta una
parte di sé. E' come se dall'incontro di Michele e Antonia potesse finalmente
emergere la vera, una e non più divisa, personalità di Massimo,
oggetto ora di un amore forse più vero. Il viaggio che poi Antonia
compie materialmente sospende la narrazione lasciando
all'intuizione dello spettatore il piacere di ricomporre il dilemma di una vita
sentimentale così complessa e ambigua. Il film è espressione
di un reale (e "buono") cosmopolitismo: prodotto con capitali francesi
e italiani, diretto da un artista nato a Istanbul, ma naturalizzato
italiano, ispirato all'atmosfera almodovariana di "Tutto su mia madre",
all'arte di Magritte e alla poesia di Hikmet. Il regista racconta con profondità
e delicatezza tanto i due intensi Margherita Buy e Stefano Accorsi
quanto le figure secondarie: l'esule turca Serra Yilmaz, Gabriel
Garko, il sieropositivo che si lascia morire, Erica Blanc, la madre
sorprendente e ironica. Sulle note dei Tiromancino, le sequenze
'dietro le quinte' dei titoli di coda vedono sfilare i protagonisti
del film al "gay pride".

Maria Cafagna


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I cento passi (Aprile 2002)

Rivoluzione, buon senso, riscatto, giustizia, voglia di comunicare…
ecco ciò che ha ucciso Peppino Impastato. Peppino Impastato,
siciliano, nato e vissuto nella piccola città di Cinisi è il protagonista de
"I Cento Passi". Egli è un giovane caparbio, tenace, convinto che
una società migliore non è un'utopia. Sì, è proprio questa la sua
lotta: sconfiggere i soprusi provenienti da Mafiopoli, sede del
"Padre Eterno" Tano Badalamenti, esperto di lupare e traffico di
eroina. Uno, due, tre, quattro… cento sono i passi che lo separano da
essa. Peppino rinnega le sue origini familiari ben radicate nel clima
mafioso siciliano, schierandosi contro il padre e divenendo il disonore
della famiglia. Da comunista agguerrito, ma senza successo,
diviene il fondatore di un gruppo di musica e cultura che va al di là di
"quel partito chiuso in una stanza", lontano dai ragazzi di strada.
Radio Aut diventa il suo strumento di battaglia. Il principale obiettivo:
informare. Sì, informare senza remora alcuna, dando pieno spazio
ai giovani vogliosi di comunicare. Lui e il suo gruppo manifestano
apertamente il loro stato di malcontento attraverso il dono
più grande che un uomo possa mai aver avuto: la libertà di parola e
di manifestazione del pensiero "sancita anche dalla nostra Costituzione".
Ma quello che scorreva in lui era sangue pazzo. Dopo la morte del
padre non si arrende. Si candida alle elezioni cittadine schierandosi
nel partito di democrazia proletaria e continua a lottare ma… il suo
destino era ormai segnato. Tutti i suoi sogni vengono frantumati
sino a divenire polvere, così come il suo stesso corpo…. Quella del
film è la storia di un ragazzo realmente vissuto. Peppino Impastato
morto nel Maggio del 1978, negli stessi giorni in cui si consumava il delitto
Moro. Il suo sacrificio colpì il cuore di molte persone. Numerosi
furono coloro i quali parteciparono al corteo del suo funerale. Funerale
che divenne un momento di protesta contro quel mostro indistruttibile
chiamato mafia. Quel piccolo siciliano di provincia credette sino
alla fine nel suo progetto… ma, oggi, esiste ancora un Peppino Impastato?

Maria Divittorio


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