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Compleanno Centenario   

 

 

Cento di questi anni

(17/04/1903  -  17/04/ 2003)

 

State buoni ed ascoltate,

in queste rime strampalate,

c’è una storia interessante,

molto ricca e appassionante;

è la storia di Dovendo

e dei suoi anni, che son 100.

 

Tutto quanto è cominciato

dentro al secolo passato:

era il ‘903,

e com’è , come non è,

c’è una nascita in gran stile

in quel lontan mese d’Aprile.

Monteforco dà i natali

ad un bimbo senza eguali,

…e da lì comincia il falso:

lui di nom farebbe Celso,

ma per ragion che non intendo,

Lui per tutti è ormai Dovendo.

 

Quando era bambinetto

faceva, in chiesa, il chierichetto,

è andato a scuola per 3 anni

e ogni stagion avea malanni.

 

Era un bimbo assai vivace

e sol nei boschi aveva pace,

Lui ci andava ad ascoltare

degli uccelli il gran vociare:

di ogni canto Lui sapeva

a quale specie apparteneva:

al fringuello o al cardellino,

al pettirosso o al canarino.

 

Oltre che, per boschi andare,

portava greggi a pascolare,

amava tanto la natura,

spazi aperti e aria pura;

ma non sempre è rose e fiori,

a 11 anni…che dolori;

ecco quel ch’ è capitato

al Nostro caro festeggiato:

credendo d’esser  l’ uomo ragno

è caduto da un castagno,

e dal dottor, ch’era lontano,

c’è dovuto andar col treno,

taglio in fronte e osso uscente

lì ha “incontrato” la corrente.

 

Poi arrivò la guerra grande

ma per lui fu ancor distante.

 

 

 

 

Cresce bene là in campagna

e una passione lo accompagna,

è la passione delle note

e contro lei nulla si puote;

dal suo gruppo accompagnato

è in tournèe nel vicinato,

lui che canta e pure suona,

è un rubacuor che non perdona.

 

Fra morose e tanti amici

passa gli anni più felici,

fino a che, nel ’36,

finalmente incontra “lei”:

bell’ aspetto e bionda chioma,

prende il Celso e te lo doma;

lei è la Elide famosa,

che sarà poi la sua sposa.

 

La vita nuova inizia qua:

perché i due vanno in città,

qui al servizio di signori,

Lui si occupa dei fiori

e tutto ciò che è attinente,

come terra, vasi e piante

e, da mattina fino a sera,

lei è perfetta cameriera.

 

Poi arrivò una missiva

il cui testo recitava:

-<Lascia vasi, fiori e terra,

tu ci servi per la guerra >:

e col fucile fra le mani

lo spediron nei Balcani.

Qui le storie sono tante,

noi citiam la più importante:

a sparare era obbligato,

ma nessun ha mai ammazzato,

non sparava sulla gente,

lui sparava solo al niente.

Per “fortuna “ la sua schiena

ai comandanti fece pena:

è così che giunse l’ora

di riabbracciar la sua signora.

 

Con la guerra e i suoi scompigli

i due pensaron di far figli,

e così che gli sposini

han “cercato”  dei bambini:

Silvana prima ed Enzo dopo,

e i due raggiungono lo scopo.

 

 

 

 

 

 

Con la prol da mantenere

spesso cambia di mestiere:

or di pelli è conciatore,

ora aggiusta tacchi e suole,

poi abbandona suole e tacchi

e fa il gestor di un tabacchi.

 

Piano piano , intanto il tempo

scorre senza dare scampo,

ed ecco arrivano anche gli anni

in cui è tempo d’essere nonni,

e oltre ai fiori e le sue aiuole

or nel cuore ha tre figliole:

la Silvana ch’è la prima,

gli ha piazzato la Cristina,

e con la mira assai precisa,

Enzo ha messo Vale e Elisa.

 

La Sua vita, è ormai tranquilla

ma il tempo, lui, non molla:

giorni dispari poi pari,

viaggia come una Ferrari

e per essere sinceri,

ogni “oggi” è ormai già “ieri”.

 

Tutto ciò ha un suo vantaggio,

basta porsi con coraggio,

il traguardo straordinario

ch’è arrivare al centenario.

Lui, Dovendo, c’è arrivato

ed è oggi  il festeggiato.

 

Tanti auguri dai parenti

che qui oggi son presenti,

ma anche chi, non è qui più,

perché ormai vive “lassù”,

certamente sta facendo,

tanti auguri al suo Dovendo.

 

 

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