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Assedie e difese

Nel medioevo molteplici furono gli usi delle armi, nell'assedio e nella difesa. Ecco qui una carrellata di ''strumenti'' usati in quel tempo. Una delle armi innovative più usate era la balestra. La balestra nacque come arma da caccia nel periodo medievale ed il suo uso si diffuse in particolare in Germania, in Svizzera e in gran parte dell'Italia. È costituita da un arco detto braccio, collegato perpendicolarmente ad un'asta di legno ed azionato, per il ricarico dei dardi, da una manovella che tende la corda, opportunamente fissata mediante un gancio. Rispetto all'arco, la balestra era molto più precisa e potente, tant'è vero che rappresentava l'equivalente medioevale dell'attuale bomba atomica, ma anche molto più lenta da ricaricare e pertanto veniva spesso utilizzata nei castelli dove questo difetto assumeva poca importanza, in quanto il tiratore all'interno delle mura aveva più tempo per armare la balestra. Talvolta per evitare gli inconvenienti causati da questo difetto, il tiratore aveva a disposizione due balestre ed era affiancato da un'aiutante il cui compito era quello di ricaricare l'arma. Successivamente, con l'introduzione del martinetto, un attrezzo munito di una manovella di avvolgimento e di un dente di arresto, fu possibile ricaricare l'arma anche stando a cavallo. Di solito la balestra si utilizzava mettendo una goccia di cera d'api sulla punta del dardo in modo da facilitare la penetrazione della freccia nelle piastre delle armature. Sin dalla sua comparsa, il tiro a bersaglio era abbastanza incoraggiato a livello agonistico; infatti ogni città costituiva la propria società di tiro con la balestra al fine di poter gareggiare contro quelle di altre città. Nonostante la precisione e l'efficienza, fu in seguito sostituita dall'arco. L'arco era una tipica arma medievale molto diffusa in tutti i paesi europei. Era costituito da un'asta di legno a forma di D, alle cui estremità, più sottili, sono presenti degli incavi necessari per fissarvi la corda di canapa. Generalmente, per la sua fabbricazione, veniva usato il legno di tasso, ma anche quello di olmo, nocciolo, frassino e altri ancora. Vari sono i tipi di arco, ma il più noto è sicuramente l'arco lungo tipico degli inglesi, ricavato da un ramo flessibile di legno di tasso alto all'incirca quanto l'arciere che doveva utilizzarlo. Un arco lungo da battaglia era in grado di scagliare una freccia a trecento metri di distanza e di perforare una corazza di maglia; ciò, chiaramente, richiedeva una forza non indifferente da parte dell'arciere. Durante i combattimenti ogni arciere aveva con sé circa una dozzina di frecce e quando le terminava, poteva fare rifornimento sui carri al seguito. Le frecce potevano essere di vario tipo a seconda della loro funzionalità; ad esempio erano alettate quando dovevano essere scagliate contro gli animali, a stiletto invece quando dovevano perforare una corazza a piastre. Per costruire una freccia un esperto impiegava circa un ora e tre quarti e venivano usati molti tipi di legno, circa dodici, ma quello più utilizzato in assoluto era senza dubbio il pioppo. Bisogna ricordare che la produzione degli archi era un'attività molto bene organizzata: infatti, venivano controllate le quantità prodotte e registrate le importazioni, secondo le qualità degli archi stessi. Anche l'ariete fu una fondamentale arma di distruzione. L'invenzione dell'ariete fu a lungo attribuita ai Cartaginesi da Ateneo, un autore di incerta nazionalità e di difficile collocazione storica. Infatti, in un suo trattato sulle macchine d'assalto, egli sostiene che i Cartaginesi l'avrebbero usato per la prima volta nell'assedio di Gades, oggi Cadice, in Spagna, nel 206 a.C. nel corso della seconda guerra Punica. In realtà l'ariete appare in diverse raffigurazioni storiche, come le pitture egizie e i bassorilievi degli Assiri. L'ariete viene adottato anche nel medioevo. Era usato come strumento d'urto per abbattere porte o creare brecce nelle mura durante gli assedi. È costituito da una trave molto grande avente all'estremità una grossa scultura in legno o in bronzo spesso a forma di ariete per evocare il modo di attacco a testa bassa. La trave era manovrata da più uomini, ma talvolta per evitare oscillazioni era anche sostenuta da una struttura in legno o semplicemente poggiata su carri. Nel medioevo l'ariete venne chiamata anche Montone o Gatto, ma molto più frequentemente rompimuro. Ma la vita dei cavalieri, era protetta da una corazza o armatura. L'armatura ebbe il suo massimo sviluppo nel quindicesimo secolo, continuò a perfezionarsi fino alla fine del XVI secolo per poi decadere rapidamente nel XVIII. Già all'inizio dell'undicesimo secolo i cavalieri indossavano una cotta d'arme ovvero una veste di maglia fatta di tanti piccoli anelli intrecciati. La cotta pesava all'incirca quattordici chilogrammi ed era aperta sulla parte inferiore, sia avanti che dietro, in modo tale da permettere al cavaliere di stare a cavallo. Verso il 1300 il cavaliere era coperto di maglia sulle mani, sulle braccia e sui piedi e indossava un cappuccio in maglia per proteggere il capo. Nel 1400 già moltissimi cavalieri indossavano armature fatte interamente di piastre di metallo scoperte. Gli scudi ormai non servivano più. L'armatura in maglia di ferro era robusta ma anche flessibile, cosi un colpo di un'arma pesante poteva provocare la rottura delle ossa senza rompere o strappare la maglia di ferro. Con l'invenzione dell'armatura a piastre il cavaliere era quasi al sicuro. Aveva delle robuste piastre con una superficie curva e liscia che faceva si che le punte delle armi schizzassero via. All'incirca un'armatura pesava tra i venti e i venticinque chilogrammi, un peso che veniva distribuito su tutto il corpo. Il cavaliere poteva muoversi facilmente anche se indossava una armatura completa. L'armatura quindi si presentava come una buona soluzione ai problemi fin allora irrisolti. In certi casi l'armatura poteva diventare però molto stancante, basti pensare che sotto il sole o sotto gli sforzi fisici essa si surriscaldava e tratteneva calore. Intorno alla metà del quindicesimo secolo, l'armatura era così complessa e costituita da molti pezzi da far supporre che per la vestizione ci volessero ore. In realtà molti dei pezzi erano già attaccati l'uno con l'altro, quindi la vestizione non risultava così difficile e complessa come sembrava, basti pensare che un cavaliere poteva essere vestito, da due scudieri, in soli dieci-quindici minuti. Le persone più ricche e i cavalieri erano soliti ordinare la propria armatura ai più famosi laboratori situati in Germania e in Italia. Ad essi spedivano i propri vestiti, in modo tale che l'armatura aderisse meglio al proprio corpo. Per diventare un vero armaiolo servivano parecchi anni di pratica presso una bottega. Alcune armature potevano essere, mediante il calore, dipinte oppure colorate di blu. I bordi a volte venivano decorati con bordature di rame, lamierino, o addirittura con oro e argento. Su queste bordature potevano essere incisi dei disegni all'acquaforte con acido e in certi casi decorati in oro. L'armatura di un cavaliere spesso portava dei segni d'identificazione impressi sulla stessa. Normalmente si trattava del marchio dell'armaiolo oppure l'indicazione della città in cui l'armatura era stata costruita. Tutto ciò, chiaramente, a riprova della qualità e garanzia del manufatto. L'arma più importante del cavaliere era senza dubbio la spada. Molte volte era un'eredità trasmessa di generazione in generazione, e in battaglia significava avere la vita nelle proprie mani. Fino alla fine del 1200 la tipica spada da combattimento era a lama larga e a doppio taglio. Con il diffondersi delle armature a piastre si crearono spade più lunghe e sottili adatte a colpire di punta in modo tale da infilarsi nei piccoli e sottili spazi presenti tra una piastra e l'altra. Avendo la lama più lunga, e diventando quindi la spada più pesante, il cavaliere fu costretto a tenerla con due mani. Queste erano dette spade a una mano e mezza o bastarde. Di solito la spada presentava una scanalatura sulla parte centrale della lama che la rendeva leggera e più resistente. Verso la seconda metà del trecento la spada non presentava più la scanalatura centrale ma aveva una più efficiente lama a sezione romboidale, molto più rigida e quindi più efficace nello scaricare la forza del colpo. Esisteva anche la spada a due mani che era la esatta versione ingrandita della spada normale. Grazie al suo peso e al suo sistema di impugnatura poteva arrecare colpi di immensa forza. Lo spadone a due mani divenne noto a partire dal 1200: spesso il cavaliere la portava appesa alla sella in aggiunta alla spada normale. Per chi era ben esercitato le spade erano facili da gestire o da brandire perché ben bilanciate. Infatti il peso totale dell'elsa, del pomo e dell'impugnatura era equivalente al peso della lama. In genere la spada era completa di fodero in legno, ricoperto spesso di pelle. La punta aguzza delle spade poteva spezzare senza difficoltà la cotta di maglia e quindi provocare ferite profonde, a volte anche mortali. Gli uomini più importanti possedevano parecchi tipi di spade: ad una mano per colpire di taglio, spade lunghe a due mani per colpire in profondità, armi di eccellente fattura da esibire a dimostrazione di gusto personale e ricchezza. Queste erano le armi medievali più importanti che servivano per elaborate tecniche di assedio e difesa.