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Il Mercante

I mercanti erano il gruppo sociale economicamente più dinamico durante il basso Medioevo. La loro attività, strettamente connessa alla prosperità urbana della città, rimase sempre sotto la diretta tutela della Corona, sempre attenta ad incoraggiare il rafforzamento della cultura mercantile della città. I commercianti godevano di rappresentazione istituzionale, come gruppo predominante, presso gli organi di governo municipale della città. Lo sviluppo politico, economico e sociale, a partire dal XIII secolo, dipese in gran parte dalle sue possibilità economiche in relazione al commercio, principalmente marittimo ma anche via terra. Questa attività, sostenuta dal dinamismo dei commercianti catalani, fu ben presto regolata da istituzioni pubbliche di proiezione internazionale, come il Consolato del Mare. Quest'ultimo generava normative, tra cui il Llibre del Consolat de Mar ("Libro del Consolato del Mare"). I commercianti mantennero un'assidua presenza nella maggior parte delle piazze mercantili del Mediterraneo e dell'Europa medievali, dai porti orientali di Alessandria e Cipro a Bruges, passando per i ricchi enclave italiani. In questi luoghi, i commercianti disposero delle proprie istituzioni corporative, come i consolati d'oltremare: rappresentanti ufficiali del commercio catalano nei principali centri con i quali si mantenevano consolidate relazioni commerciali.

Attività mercantile e i suoi limiti religiosi

Lungo tutto l'alto medioevo un'ininterrotta serie di condanne contro i mercatores percorre i secoli , mala cosa si spiega anche perché questi erano spesso al limite del brigantaggio o della pirateria. Con l'XI sec., però, il mercante si fissa ormai in città . Continua, certo, a muoversi, ma questi suoi viaggi hanno una loro logica e ragione: se non mancano episodi di antico stampo, ciò che invece via via caratterizza il ceto mercantile, è il suo desiderio di guadagno. Ora proprio questo suo atteggiamento psicologico turba la chiesa, la rende inquieta, e la induce a pronunciare condanne sempre più severe. Non esita, talvolta, a dire che i mercanti sono già condannati all'inferno, per la loro stessa attività; si procede anzi a più severe decisioni contro coloro che praticano prestiti ad usura: eppure con questo termine non si intendeva quella che noi chiamiamo, comunemente, tale, cioè il prestito con un tasso eccessivo e spropositata, ma anche il puro e semplice, più modesto interesse. Ne derivava una complessa e difficile situazione economica, che tendenzialmente portava ad una economia statica, senza traffici, con un minimo impiego di danaro. Ma proprio qui si constatò che c'era un nuovo ceto ad operare e ad agire. Come si è già detto, non è più l'individuo spregiudicato che attraversa mari e monti per far denaro; ci troviamo, invece, di fronte a gente, la quale ha una chiara e precisa coscienza della sua funzione sociale, e non si lascia perciò facilmente intimidire dalle condanne ecclesiastiche o, diciamo meglio, delle accuse dei moralisti. Essi, infatti, guadagnano e bene, ma - ed è qui il fatto importante e nuovo - fanno confluire i loro utili, nella misura che ritengono opportuna, per la costruzione, certo, di loro case e botteghe, ma, anche a vantaggio della collettività, per edificare il palazzo cittadino , le chiese, e, specialmente, la cattedrale.