Eritrea, Eritrea!...

L’Eritrea ha festeggiato il 24 maggio scorso il decimo anniversario dell’indipendenza con un ricevimento tra i più brillanti degli ultimi tempi, malgrado sia uno dei paesi più poveri dell’Africa. L’eccezionale evento è potuto accadere grazie all’interessamento di una castellana, una splendida figlia dell’Eritrea che ha messo a disposizione la sua sontuosa dimora. 

Le emozioni costano care e quelle più care si deve essere pronti a pagarle qualunque prezzo. Io sono profondamente grato al nuovo Ambasciatore dell’Eritrea, S.E.Tseggai Mogos Kinfe, per avermi concesso la grande emozione...(e senza che mi sia costato nulla) di rivivere il tempo straordinario ed irripetibile di mezzo secolo fa, quando trascorsi all’Asmara i primi anni della mia carriera di giornalista. O per dir meglio, qualche lacrima l’ho pagata.
E’ accaduto il 24 maggio scorso, in occasione del decimo anniversario della proclamazione dell’indipendenza dell’Eritrea, che S.E. ha voluto celebrare con un ricevimento che nessuno forse si sarebbe atteso così vivo, così palpitante, così pieno di fervore, in una atmosfera di grande euforia ed in un ambiente così solenne, elegante e sfarzoso da destare invidia anche alle ambasciate più ricche. Eppure questo è uno dei paesi più poveri dell’Africa, ultimo giunto sulla scena dell’indipendentismo africano che ha richiesto trent’anni di guerre e di battaglie, uscito da poco da un ultimo conflitto aspro e sanguinoso con la vicina Etiopia, costato tra morti e feriti circa 150 mila vittime, un ventesimo della sua popolazione. Eppure questo straordinario paese è riuscito ad emergere da prove impossibili, sta dando esempi luminosi di sacrifici inenarrabili e, malgrado la sua storia di battaglie e di morti, insegue con una volontà incredibile il suo desiderio di pace con tutti i suoi vicini e la voglia di progresso civile. Era un popolo che pareva senza futuro. Se ne sta costruendo uno pieno di promesse. E sta conquistando la stima e l’ammirazione del mondo intero.
E’ probabile che questo sia stato il primo dei ricevimenti dell’Ambasciata dell’Eritrea a Roma. E’ superfluo sindacare, ma è stato certamente il più appariscente tra quanti io abbia seguito in questi ultimi anni. Ciò per l’intervento di una eccezionale figlia dell’Eritrea, la signora Zeudi Araya Cristaldi, che taluni ricorderanno nelle vesti di attrice in alcuni film del passato e che, come padrona di casa del Castello Silj, ha messo a disposizione questo stupendo ambiente costruito intorno ad un parco di diciassette ettari, che fu la residenza di campagna del cardinale Sili e scenario di alcuni grandi films come Amarcord, Divorzio all’italiana e Nuovo cinema Paradiso.
Al ricevimento erano presenti naturalmente ambasciatori, a cominciare dal Decano degli Ambasciatori africani, personalità politiche, della cultura ed artisti amici della padrona di casa, ma soprattutto era presente l’Asmara dei tempi dei miei ricordi. Quanti vissero in Eritrea in quei tempi felici e rientrarono in Italia hanno un appellativo ben definito, sono gli “ex asmarini” anche quelli che abitarono a Cheren, a Decameré, ad Agordat, a Ghinda o a Massaua. Alcuni di noi si sono ritrovati, si sono riconosciuti senza dare peso né alle rughe né ai capelli ormai bianchi, si sono scambiati sorrisi ed abbracci...ma l’”amarcord” non aveva sapore di nostalgia. I dieci anni di indipendenza che l’Eritrea stava festeggiando ci stavano soprattutto ricordando che se “il passato è un immenso tesoro di novità “, esso ha un senso solo se sa indicare una via nuova verso il futuro. E’ giusto nella ricerca di vie nuove che “Popoli Nuovi” è impegnato da quando è stato fondato ed ora si sta adoperando per aprirne una proprio per
l’Eritrea e sta raccogliendo adesioni anche tra quegli “ex asmarini” disposti a guardare avanti.
Si tratta di un’idea che già “naviga” in internet da qualche tempo. Il suo punto focale è il progetto di un gemellaggio spirituale tra due storie di guerra; o forse è meglio dire tra una leggenda ed una storia, ma comunque
le si voglia giudicare sono due simboli della capacità di redenzione dell’uomo, anche quando è travolto dalla pazzia della guerra. Ne vogliamo fare - se mi sarà possibile - un motivo di consapevolezza e di accettazione del principio della solidarietà e della fratellanza tra i popoli, base fondamentale della pace e della serenità universale. Se sono riuscito intanto a sollevare un po’ di curiosità e di interesse, invito curiosi ed interessati ad aprire il sito web.tiscalinet.it/ilmiogiornale e puntare poi il mouse sulla pagina di Anzio. Le storie ed il progetto si trovano lì.



F.P.

Le foto: momenti del ricevimento fermati dalla camera fotografica: i nostri complimenti ed auguri a S.E. l'Ambasciatore eritreo e all'affascinante padrona di casa signora Zeudi Araya; saluti e convenevoli scambiati con alcuni ambasciatori e sorrisi ed abbracci con alcuni ex-asmarini.

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