PAKISTAN 2001: 54 ANNI 'DI
 INDIPENDENZA 
 IN CERCA DELLA PACE ASIATICA 

Il nuovo Ambasciatore del Pakistan, S.E. Zafar Ali Hilaly, ha festeggiato presso la residenza dell’Ambasciata i 51 anni di indipendenza del suo paese con un ricevimento al quale hanno presenziato autorità, diplomatici ed amici del Pakistan. S.E. Zafar era affiancato dalla sua squisita consorte, signora Shameen Ali, e a motivo del fatto che egli era giunto in Italia da pochi giorni, ad aiutarlo nel primo contatto con i suoi ospiti ha provveduto la sua ottima e biondissima segretaria (nel- la foto a fianco).
L’occasione era la Festa Nazionale, ma ogni volta che il Pakistan ricorda il 23 marzo questo evento io non so fare a meno di chiedermi se questa data non sia la definitiva accettazione di un compromesso visto che non solo i libri di storia e di geografia non sono d’accordo sul giorno in cui l’indipendenza del paese venne dichiarata, ma molti degli stessi Pakistani che la collocano al 14 agosto del 1947, differentemente dal 15 e dal 17 dello stesso mese secondo questa o quella enciclopedia. Sicchè la scelta del 23 marzo - giorno in cui l’indipendenza venne annunciata dal fondatore del nuovo stato musulmano - mise in seguito tutti d’accordo.
Quel che invece continua a creare disaccordi, dopo 51 anni di indipendenza, sono le modalità di ricerca della pace nel grande scacchiere sub-continentale asiatico, suddivisosi solo per motivi religiosi ma creando, subito dopo la divisione geografica, un grave ed ormai storico conflitto politico ed etnico conosciuto con il nome del Kashmir.
Indiani e Pakistani non smettono la loro contestazione sul Kashmir che prima di meritarsi il macabro appellativo di “polveriera dell’Asia” o di “barilotto di polvere” era il suggestivo e delizioso “tetto del mondo” o la “Svizzera dell’Himalaya”. Io credo che i colonialisti inglesi, quando dovettero abbandonare l’India, nutrissero le loro maggiori nostalgie per il Kashmir che fu il loro più ricercato “resort” estivo dove vi trascorrevano le loro dorate vacanze tra pesca, caccia e golf. E fu il modo ambiguo di come essi lasciarono le cose politiche nel Kashmir a mettere in perenne conflitto due entità etniche così simili tra loro. La lieta occasione del ricevimento forse non è la più adatta per ricordare questo motivo di attrito tra due paesi verso i quali io nutro gli stessi sentimenti di amicizia. Tuttavia, seguendo l’istinto che mi anima e il desiderio di contribuire in qualche modo alla ricomposizione della millenaria coesistenza tra induisti e musulmani nel sub-continente asiatico, non posso fare a meno di richiamarmi (chiedendo scusa per l’auto-citazione) a quanto io stesso scrissi nel 1983 in un articolo apparso su “Popoli Nuovi” dal titolo “Indiani e Pakistani hanno ancora bisogno di Gandhi”:
“Da quando la Cina si inserì nella contesa, occupando militarmente la parte kashmira del Ladak, il nazionalismo pakistano e giustificazioni. E’ forse il tempo di uscire dagli effimeri compromessi, di risalire ai tempi passati e fare in modo che il sub-continente asiatico contempli seriamente la visione libertaria e pacifista del Mahatma Gandhi, dando ovviamente ad essa interpretazioni attualistiche.
I movimenti indipendentistici che si stanno consolidando in varie parti del sub-continente - i Sikh nel Punjab per esempio, i popoli dell’Annam, e le stesse prospettive di una patria bengalese dopo la costituzione del Bangla-Desh - inducono a pensare che l’idea di una confederazione di popoli autonomi indo-pakistani possa costituire una soluzione adeguata ai problemi di questo scacchiere dell’Asia, compreso pertanto il Kashmir.
Ma per giungere ad un simile risultato è necessario prima di tutto che Indiani e Pakistani, induisti e musulmani si soffermino a ricordare la voce di Gandhi, la stessa voce flebile e quasi timorosa che essi un tempo ascoltavano gomito a gomito, sulle piazze dell’India non ancora smembrata”.
Tra India e Pakistan corrono i sentimenti più forti. Amore ed odio si mischiano e si alternano continuamente ma io devo constatare con sollievo che ogni contesa alla fine vede prevalere la consapevolezza ed il discernimento.
Nello scambiarci i convenevoli del primo incontro ho espresso all’Ambasciatore la mia speranza che le relazioni di viva cordialità già esistenti con il precedente rappresentante del Pakistan in Italia possano ora continuare e sia soprattutto possibile dare concretezza ad un progetto di “Popoli Nuovi”vale a dire la realizzazione di una conciliante “Giornata indo-pakistana” nell’abito della quale presentare gli aspetti della vita sociale, culturale, folkloristica e tradizionale dei due paesi, allo scopo di dimostrare l’intima somiglianza dei costumi e del pensiero dei due popoli.
E’ il contributo che il mio giornale è lieto di dare per dimostrare che la pace e la concordia tra i popoli - specie quando essi sono consapevoli di avere in comune molto di più che i motivi di dissenso - sono i beni più preziosi da difendere ad ogni costo.

 
F.P.

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