La "lunga marcia" dei Nez Percé

All’inizio dell'Ottocento, i Numipu o Nez Percé erano divisi in piccole comunità, aggregate a tre grosse bande. Vissero in pace con gli uomini bianchi per una settantina d'anni, per quanto via via dovessero affrontare il flusso di coloni che con sempre maggiore decisione invadeva il loro territorio e che portò una parte della tribù, nel 1855, a firmare un trattato con il quale rinunciava a una consistente porzione delle terre.

La banda più meridionale e più numerosa, che occupava la verde vallata di Wallowa, nell'attuale Oregon, con a capo Tu-Eka-kas, dai bianchi chiamato Giuseppe il Vecchio, leader del gruppo Wal-lam-wat-kin, non accettò però di sottoscrivere tale trattato. E lo stesso rifiuto oppose anche nel 1863, quando un ennesimo trattato riduceva ancora di più le terre tribali a favore dell'invasione di cercatori d'oro, pionieri e speculatori di tutte le risme. La riserva dei Nez Percé, situata su un territorio di 26.000 kmq, avrebbe dovuto essere ridotta a 2.600, nei quali non era compresa la valle di Wallowa. Alla morte di Tu-Eka-kas, nel 1871, il suo posto venne preso dai suoi figli, Alikut (o Ollikut) e Hin-Muttoo-Yah-larkekt (o, secondo altre tradizioni, Hein-mot Tooya-la-kekt o Highn'moot Tooyalakekt), Tuono che si muove verso le alte montagne o Tuono che rimbomba sulle montagne, conosciuto come Capo Giuseppe.

Quando i Funzionari del governo intimarono ai Nez Percé di lasciare la valle Wallowa per recarsi nella riserva di Lapwai, Giuseppe e Alikut rifiutarono di obbedire e nel 1873 il loro popolo ottenne dal presidente degli Stati Uniti, Ulysses Grant, il permesso di continuare a vivere dove aveva sempre vissuto.

Capo Giuseppe

Nel 1875 però il permesso venne revocato sotto le pressioni dei cercatori d'oro e degli allevatori e fu emesso un proclama con i quale la valle Wallowa veniva aperta all'insediamento dei coloni mentre era intimato ai Nez Percé di spostarsi nella riserva di Lapwai; nel 1877 il generale Howard venne inviato sul posto per far eseguire l'ordine.

Convocati a un consiglio nel maggio 1877 i leader dei Wal-Iam-wat-kin - Giuseppe, Uccello Bianco, Ap-push-wa-hite (Specchio), Alikut e il tewat Tuhulhutsut, un predicatore del culto dei "Sognatori" del profeta Smohalla - si rifiutarono di aderire alle richieste governative, cosicché Howard fece arrestare Tuhulhutsut e diede un ultimatum di 30 giorni ai Nez Percé perché lasciassero Wallowa.

Costretti dal precipitare degli avvenimenti, i Nasi Forati, dopo aver radunato le mandrie, iniziarono lo spostamento verso la riserva. Il furto di alcuni capi di bestiame da parte di un gruppo di uomini bianchi nel corso dell'attraversamento di un fiume, fece però precipitare le cose: un piccolo gruppo di guerrieri compì una scorreria nella quale uccise alcuni uomini bianchi, il che spinse i soldati di Howard, dagli indiani chiamato Una Mano, a iniziare una caccia che sarebbe proseguita per circa 2.700 km e per più di quattro mesi.

Il 17 giugno si ebbe il primo scontro nel canyon White Bird: i soldati, dopo aver sparato sulla staffetta di negoziatori che si erano fatti loro incontro, furono attirati in una trappola e, mentre veniva organizzata prontamente la fuga delle donne e dei bambini, 37 furono uccisi dai guerrieri armati alla meno peggio.

Qualche giorno dopo la gente di Specchio, reduce da un ingiustificato attacco da parte dei soldati che avevano distrutto il pacifico accampamento sul Clearwater, si congiunse al gruppo di Giuseppe. Le truppe di Howard subirono quindi un'altra cocente sconfitta: 12 soldati caddero in un agguato e una ventina vennero feriti.

Le forze congiunte dei Nez Percé, si diressero poi verso sud-est lungo il fiume Clearwater. I circa 200 guerrieri, accompagnati da oltre 400 tra donne e bambini e da una mandria di quasi 2.000 cavalli, inseguiti da più di 2.000 soldati disposti su vari fronti, vennero però intercettati il 10 luglio da una forza mista di soldati e volontari civili. Ma il giorno dopo i guerrieri, guidati da Tuhulhutsut, Arcobaleno e Alokut, pur dovendo difendere l’accampamento attaccato di sorpresa, riuscirono con abili tattiche a infliggere di nuovo ingenti perdite al nemico. Howard perse infatti 23 uomini e si contarono una quarantina di feriti.

Nonostante il pesante attacco che si trovava a subire, il Consiglio dei Capi riuscì quindi a organizzare un'ordinatissima ritirata della gente del villaggio, che dovette però abbandonare una parte consistente degli utensili e dei viveri. Venne deciso di lasciare i territori tribali e fu presa perciò la direzione del Montana, dove si sperava di poter contare sulla protezione dei Crow. Nella seconda metà di luglio i Nez Percé raggiunsero quindi passo Lolo, dove li aspettava un contingente di soldati che, nonostante un tentativo di trovare un accordo da parte dei capi tribali, non concesse loro di attraversare il valico.

Con un abilissimo stratagemma, mentre i guerrieri simulavano un attacco alle posizioni dei soldati, i Nez Percé riuscirono però a eludere la sorveglianza, della truppa e a proseguire la marcia.

Si diressero quindi verso i territori di caccia del Big Hole, che ben conoscevano, dove furono raggiunti il 9 agosto dalla colonna del colonnello Gibbon. L’attacco al villaggio venne sferrato all'alba e ai soldati venne impartito l'ordine di non fare prigionieri, né maschi né femmine. Dopo i primi attimi di sorpresa, mentre Giuseppe organizzava la fuga dei non combattenti, Uccello Bianco guidava il contrattacco, cosi che i guerrieri riuscirono a costringere i soldati alla ritirata tenendoli impegnati in combattimenti che proseguirono per alcuni giorni. Lo stesso colonnello fu ferito, tanto che da allora gli venne affibbiato il nome di Colui Che Zoppica Due Volte.

Nell'attacco a sorpresa un'ottantina di indiani vennero uccisi, più di due terzi donne e bambini, e altri morirono in seguito. I soldati caduti in combattimento furono 35 e altri 33 vennero feriti.

Dopo la battaglia del Big Hole, l'inseguimento fu ben presto ripreso da parte degli uomini del generale Howard, di conseguenza i Nez Percé si diressero nuovamente a sud sotto la guida di Alce Balzante (chiamato Poker Joe dai bianchi), nominato leader di guerra. Si inerpicarono sul versante occidentale della valle del Big Hole per attraversare il crinale in corrispondenza di un valico a 3.000 m di quota, il passo oggi chiamato Tar-ghee. Dopo essere riusciti a penetrare di sorpresa nell'accampamento dei soldati, razziando le salmerie e i muli da carico, ripresero quindi la marcia e raggiunsero la valle del Camas Creek.

Il 20 agosto il distaccamento di soldati che inseguiva i Nasi Forati cadde in un'imboscata in una gola della valle del Camas, il che consentì ai Nasi Forati di proseguire nella loro fuga e di entrare nuovamente in Montana e nello Yellowstone Park - il primo parco nazionale americano, istituito nel 1872.

Tallonati sia dalle forze del generale Howard che dal ricostituito Settimo Cavalleria del colonnello Sturgis, verso la metà di settembre, dopo aver attraversato il parco, i Nasi Forati dovettero sostenere uno scontro a Canyon Creek mentre, come al solito, cercavano di garantire una via di fuga alle donne, ai bambini e agli anziani. Ai soldati si erano uniti anche dei combattenti crow, che riuscirono a sottrarre ai fuggitivi un consistente numero di pony, ma l'attacco combinato dei soldati di Howard e dei cavalleggeri di Sturgis era stato anche questa volta abilmente contrastato. I Nasi Forati riuscirono anzi a bloccare persino il passo del canyon con una barricata di massi e rami.

Presa dunque decisamente la direzione del nord con l'obiettivo di raggiungere la Terra della Nonna, il Canada, dove già si era rifugiato Toro Seduto dopo la battaglia di Little Big Horn, il 23 settembre raggiunsero Cow Island, un punto ove era situato un deposito di merci custodito da una piccola guarnigione di soldati e di civili. Lo attaccarono per saccheggiarlo e quindi ripresero la fuga tallonati assai da vicino da truppe che procedevano via terra e via fiume. L’accampamento indiano fu avvistato il giorno successivo ma con una di quelle manovre combinate nelle quali i Nasi Forati erano diventati maestri, mentre i guerrieri tenevano a bada i soldati, i non combattenti riprendevano la fuga verso il confine canadese.

Quando ormai si trovavano a pochissima distanza dalla Terra della Nonna, i Nez Percé si fermarono per recuperare le energie e curare i feriti, mentre venivano inviati dei messaggeri a Toro Seduto. Ma la sosta si rivelò fatale perché consentì alle forze dei colonnello Miles, circa 400 uomini preceduti da esploratori cheyenne e sioux, di raggiungere l'accampamento.

La mattina del 30 settembre venne dato l'ordine di attacco; i Nasi Forati riuscirono però a non farsi prendere del tutto alla sprovvista e respinsero la prima carica infliggendo gravi perdite al nemico: 24 soldati furono uccisi e 42 vennero feriti. Il combattimento proseguì quindi con molta asprezza e nel corso del primo giorno caddero 18 guerrieri e 3 donne. Tra i morti anche Alokut e il vecchio Tuhulhutsut. Un'altra ventina di soldati caddero nei giorni successivi.

L’accampamento era circondato, così che vennero iniziate delle trattative per la resa, nel corso delle quali Giuseppe venne imprigionato, in aperta violazione della tregua. Nel frattempo Miles mandava nuovamente all'attacco i suoi uomini, ma si scontrava con la fiera resistenza dei Nasi Forati.

Durante il terzo giorno i guerrieri di Giuseppe riuscirono a ottenere la sua liberazione grazie alla cattura di un ufficiale che venne scambiato con il prigioniero. Intanto giungeva però anche il generale Howard, che portava con sé truppe di rinforzo.

Nel Consiglio dei Capi che venne convocato per prendere una decisione a proposito della resa, Specchio e Uccello Bianco si pronunciarono per il proseguimento dei combattimenti; Specchio venne però ucciso al tramonto del quarto giorno, mentre era caduto anche Alce Balzante e così il giorno dopo, 5 ottobre, Giuseppe, mentre la neve cadeva e la sua gente soffriva un intensissimo freddo e la fame, si recò dal generale Miles e gli offri la resa.

Quando scese l'oscurità, un gruppo di un centinaio di persone, guidato da Uccello Bianco, riuscì a fuggire attraverso le linee e a raggiungere la gente di Toro Seduto in Canada. Per gli altri cominciava il triste cammino verso l'internamento in varie riserve. Capo Giuseppe morì nel 1904 e il certificato medico attribuì la causa del decesso a "crepacuore".