Il massacro del Washita e il dramma dei Cheyenne.

Nel periodo in cui, nella primavera del 1866, i Lakota e i loro alleati si apprestavano a combattere per i territori del fiume Powder, un considerevole numero di Cheyenne meridionali che avevano vissuto con i Lakota presero la decisione di andare al sud per trascorrervi l'estate cacciando il bisonte sulle terre tribali. Giunti nella valle dello Smoky Hill incontrarono varie bande di giovani guerrieri cheyenne e arapaho che avevano lasciato gli accampamenti di Pentola Nera e Piccola Cornacchia, i capi che con la firma del trattato del 1865 avevano ceduto i diritti sui tradizionali territori di caccia e che dopo il massacro di Sand Creek avevano lasciato le terre tribali.

I Cheyenne che erano stati ospiti dei Lakota ovviamente non riconoscevano tali trattati poiché non li avevano firmati e perciò non si fecero alcun problema nel darsi alla caccia al bisonte; tra di essi si distingueva il grande capo di guerra Naso Aquilino.

 

Verso la fine dell'estate giunse la notizia delle vittorie ottenute da Nuvola Rossa e dai suoi alleati nel territorio del Powder, il che galvanizzò le intenzioni bellicose dei giovani guerrieri tra i quali si faceva strada la consapevolezza della necessità e della possibilità di difendere le loro terre.

Molte bande si riunirono sotto la leadership di Naso Aquilino e venne presa la decisione di far cessare il traffico di diligenze che correva nel mezzo del territorio sul quale pascolavano numerose le mandrie di bisonti. Iniziarono perciò le incursioni e gli attacchi, che cessarono con l'arrivo dell'inverno.

In primavera un ingente contingente di soldati al comando del generale Winfield Hancock si stanziò a forte Larned, dove vennero convocati i capi tribali. Solo una parte di essi però acconsentì a recarsi al colloquio e tra di essi non vi erano i leader di guerra come Naso Aquilino. Furono ricevuti in modo alquanto sprezzante e il generale, al seguito del quale c'era anche il nuovo Settimo Cavalleria comandato da George Armstrong Custer, chiamato inizialmente Deretano Duro dagli indiani e poi Capelli,Lunghi, minacciò i capi, tra i quali c'erano Pentola Nera, Toro Alto, Cavallo Bianco, Orso Maschio. Egli annunciò l'intenzione di marciare contro il villaggio che i Cheyenne avevano allestito sul Republican.

Tenuto un consiglio, i capi, memori dell'eccidio sul Sand Creek di pochi anni prima, decisero perciò di evacuare dall'accampamento le donne e i bambini mentre circa 300 guerrieri guidati da Naso Aquilino si disposero a proteggerne la fuga o a sostenere lo scontro con i 1.400 soldati della guarnigione di forte Larned. Intanto che Custer si lanciava all'inseguimento dei fuggitivi, il resto della truppa procedeva alla sistematica distruzione dell'accampamento che era stato abbandonato in fretta e furia.

L’assalto al villaggio fu la scintilla che fece scatenare una guerra: i guerrieri cheyenne, ai quali si unirono gruppi di Sioux meridionali, moltiplicarono gli attacchi alle stazioni delle diligenze, troncarono le linee telegrafiche, assalirono i cantieri della ferrovia, resero impossibili i viaggi lungo la pista dello Smoky Hill.

In estate il governo degli Stati Uniti inviò dunque una commissione alla quale venne affidato l'incarico di cercare il modo di giungere alla pace con i Cheyenne, mentre il generale Hancock venne trasferito.

Il nuovo piano di pace per le Pianure meridionali non riguardava solamente i Cheyenne, ma anche gli Hinanacina (Arapaho), i Nemenuh (Comanche), i Gaigwa (Kiowa) e gli Apache delle praterie, così si tenne un incontro presso il torrente Medicine Lodge, un centinaio di chilometri a sud di forte Larned. Secondo il piano governativo, le cinque tribù avrebbero dovuto essere inviate in un'unica riserva a sud del fiume Arkansas: il governo avrebbe fornito loro delle mandrie di bestiame e avrebbe provveduto a istruirle in merito alla coltivazione dei campi.

Anche in questa occasione all'incontro parteciparono alcuni capi cheyenne da sempre disponibili a trovare una conciliazione con gli uomini bianchi, come Pentola Nera, ma non i leader di guerra come Naso Aquilino.

In ogni caso, mentre i Comanche e i Kiowa firmarono il trattato, Pentola Nera decise di non firmare sino a quando altri capi non avessero partecipato all'incontro e lo stesso fece Piccola Cornacchia per gli Arapaho. Solo dopo varie trattative Toro Alto, Cavallo Bianco, Orso Maschio e Capo Bisonte acconsentirono a firmare, ma non tutti vollero saperne di accettare la restrizione in una riserva e costoro presero la via del nord; tra di essi c'era anche Naso Aquilino.

Nel corso dell'inverno 1867-68 i Cheyenne e gli Arapaho che avevano accettato il trattato stabilirono gli accampamenti al di là dell'Arkansas, a non molta distanza da forte Larned. In primavera avvertirono però una scarsità di approvvigionamenti di cibo, dato che le promesse fatte loro a Medicine Lodge non venivano mantenute, cosicché cominciarono a trasferirsi a nord in piccole bande, per raggiungere i vecchi territori di caccia. Gli stessi Toro Alto, Cavallo Bianco e Orso Maschio si lasciarono alle spalle i territori della riserva e non poterono impedire ai giovani guerrieri di effettuare incursioni a insediamenti isolati, nei quali speravano di procurarsi cibo, munizioni e fucili necessari alla caccia.

Il nuovo comandante militare, il generale Philip Sheridan, chiamò i capi tribali a un incontro a cui parteciparono Pentola Nera e Polpaccio di Pietra, ma non risolse i problemi a causa dei quali una parte della popolazione aveva lasciato la riserva.

La maggior parte dei Cheyenne che si erano spostati a nord si trovavano lungo il ramo Arikaree del fiume Republican; si trattava di circa 300 guerrieri con le loro famiglie. Toro Alto, Cavallo Bianco e Naso Aquilino erano con loro. Un gruppo di Arapaho e i Sioux di Ammazza Pawnee avevano posto l'accampamento a poca distanza.

Il 16 settembre un gruppo di Sioux scorse una cinquantina di soldati che si stavano accampando a circa 60 km dall'accampamento dei Cheyenne: era una speciale compagnia - i Forsyth's Scouts, comandati appunto dal maggiore Forsyth - che aveva l'incarico di individuare gli accampamenti indiani e che aveva seguito un gruppo di guerrieri. Avvertiti prontamente, gli accampati sull'Arikaree si prepararono ad attaccare. Nonostante le raccomandazioni di Naso Aquilino, alcuni giovani impazienti di mostrare il loro valore anticiparono però l'attacco e così annullarono il vantaggio che avrebbe potuto venire dalla sorpresa facendo sfumare la possibilità di una rapida vittoria.

I Forsyth’s Scout si attestarono infatti su un'isolotto del fiume e, riuscirono a controllare le cariche dei guerrieri e lo stesso Naso Aquilino, che aveva all'incirca 26 anni ed era ritenuto invulnerabile dalla sua gente, fu colpito a morte (vedi "Leggende - "Capo Naso Romano perde l'amuleto").

L’assedio si prolungò per una settimana, fino a quando una colonna di soldati giunse a portare soccorso ai Forsyth's Scout. Nel corso degli attacchi erano stati uccisi almeno sei uomini per parte e molti di più furono i feriti; tra i soldati era stato ucciso il tenente Beecher, che diede il suo nome all'isola e alla battaglia.

Ben presto gli indiani si resero conto di dover subire la caccia da parte delle truppe di Sheridan, che aveva affidato a Custer il compito di distruggere i villaggi e gran parte dei Cheyenne prese dunque la via del sud per raggiungere la gente rimasta con Pentola Nera, accampato sul fiume Washita.

Ma nella notte del 26 novembre Custer schierò gli 800 uomini del Settimo Cavalleria in quattro gruppi intorno all'accampamento e all'alba sferrò l'attacco mentre la banda militare al seguito suonava Garry Owen. Il copione ricordava assai da vicino il massacro compiuto a Sand Creek qualche anno prima contro la gente dello stesso Pentola Nera: questa volta il pacifico capo fu ucciso quasi subito assieme alla moglie e successivamente scalpato.

Custer eseguiva alla lettera gli ordini ricevuti dal suo comandante, il generale Sberidan: "Distruggere i villaggi delle tribù ostili, i loro cavalli, uccidere o impiccare tutti i guerrieri, fare prigionieri le donne e i bambini". Così in pochi minuti il villaggio fu distrutto e vennero massacrate diverse centinaia di cavalli e più di 100 persone, mentre 53 donne e bambini furono catturati.

Dal villaggio vicino nel frattempo sopraggiungeva un folto gruppo di Arapaho, che si univano ai Cheyenne per cercare di proteggere la gente del villaggio. In quest'azione un plotone di soldati composto da 19 uomini fu circondato e annientato, mentre cominciavano ad arrivare sul luogo dello scontro anche gruppi di Kiowa e Comanche insediati nel fondo valle, il che convinse Custer dell'opportunità di fare ritorno alla base dalla quale era partito.

In dicembre i sopravvissuti della banda di Pentola Nera, ormai stremati, si arresero a forte Cobb, seguiti dagli Arapaho di Orso Giallo e dai Comanche di Tosawi, conosciuto anche come Coltello d'Argento. Fu in quest'occasione che Sheridan, rispondendo a Tosawi che si era presentato come "Tosawi, good Indian", pronunciò una frase destinata a rimanere famosa: "Gli unici indiani buoni che io abbia mai visto erano morti".

Nella primavera successiva i Cheyenne e gli Arapaho furono destinati a una riserva intorno a Camp Supply, ma i Soldati del Cane di Toro Alto fuggirono verso nord per raggiungere i loro parenti settentrionali nel territorio del Powder, inseguiti dai soldati che a un certo punto attaccarono e distrussero il loro accampamento, scatenando cosi l'inevitabile vendetta. 1 guerrieri di Toro Alto si lanciarono infatti in alcune scorrerie, mantenendosi sempre in movimento per cercare di sfuggire alle ricerche dei soldati. Furono le guide pawnee assoldate dall'esercito a trovare le tracce della fuga dei Cheyenne e a condurre i soldati all'accampamento di Toro Alto, che venne attaccato di sorpresa. Dopo Naso Aquilino e Pentola Nera, anche Toro Alto venne ucciso nonostante una fìera resistenza. Altri 50 membri dell'accampamento vennero ammazzati e 117 furono catturati.