Torna alla Home page
scrivici !!!
scegli dove andare! la nostra storia la redazione il numero in edicola i libri come abbonarsi


I pacefondai? Oggi hanno tanto da fare



 

 

Con il mondo sull'orlo di una nuova guerra, mentre gli attentati si alternano a minacciosi ultimatum.Ci si interroga con ansia in questi giorni sull'insistenza del governo Usa nelle sue minacce di guerra all'Iraq. E la preoccupazione resta alta malgrado le recenti aperture di Saddam Hussein. Quali prospettive? Ne parliamo con alcuni illustri ospiti.



 

 

 

Se Dio è disgustato, tocca a noi fare qualcosa


di don Vitaliano Della Sala

“Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore”, è la frase di Giovanni Battista che ci aiuta a comprendere il Natale: c’è una strada da preparare, una via d’uscita dalla schiavitù, il percorso degli affrancati; è la strada che porta dritto al regno di Dio, all’altro mondo possibile, al regno di libertà e di giustizia sociale che Dio propone all’umanità.
Questa strada è resa impervia, impraticabile, piena di ostacoli difficilmente superabili. Questo vuol dire che sono state sbarrate le vie di accesso al regno di Dio.
Basta appena guardarsi intorno per accorgersi di quanto sia realistica questa metafora della strada non percorribile da preparare. Quante difficoltà, infatti, sono create al cammino dei popoli verso la loro liberazione?
Abbiamo innalzato montagne, creato sbarramenti, posto vistosi divieti di accesso. E continuiamo a erigere le nostre barriere. Con la globalizzazione dei mercati e il neoliberismo ci stiamo creando un paradiso artificiale ed esclusivo, al quale solo in pochi possiamo avere accesso. Procediamo verso l’aumento vertiginoso dei nostri consumi e ci gettiamo alle spalle cumuli di rifiuti che impediscono agli altri di procedere sul nostro cammino.
Ai tanti migranti chiudiamo, col filo spinato della legge Bossi-Fini, le vie d’accesso alle nostre terre; davanti ai nuovi schiavi in fuga dai nuovi faraoni facciamo di tutto perché il mare non si apra, anzi, li travolga; impediamo alla stragrande maggioranza degli esseri umani di raggiungere quei beni elementari - acqua, cibo, istruzione - senza i quali non si consegue una dignità da uomini. E, quel che è peggio, ci prepariamo a scatenare una guerra dalle imprevedibili conseguenze.
Questa è l’opera delle nostre mani. Ma il Dio del Natale, è il Dio che sempre ascolta il grido del suo popolo schiavo e, caparbiamente, separa le acque e in mezzo a esse apre una strada percorribile per condurre il suo popolo alla “terra promessa”, all’altro mondo possibile.
Un Dio che sogna per noi un altro mondo dove “forgeranno le spade in vomeri, le lance in falci”, nel quale “un popolo non alzerà più la mano contro un altro popolo e non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (Isaia). Per realizzare il suo sogno, per renderlo concreto, il Dio-Bambino ci propone di farci suoi collaboratori, di lavorare con lui; ci propone di aiutarlo a “fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri”, vuole che promulghiamo il vero giubileo della liberazione e della libertà.
E allora… buon Natale a tutti.

 

torna alla home page