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Fasanella, Rocca - Il misterioso intermediario


C’è un trucco - chiamiamolo così - nella presentazione dell’ultimo volume dell’ampia bibliografia che ormai s’è accumulata sul “caso Moro”. Gli autori - Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca - fingono di puntare tutte le loro carte sulla dietrologia che, ormai da 25 anni, accompagna il rapimento e l’assassinio del leader della Dc e degli uomini della sua scorta. E neppure il titolo (Il misterioso intermediario, Einaudi, 264 pagine, 14 euro) si sottrae a questa suggestione, legata probabilmente anche a ragioni editoriali.

 


In realtà la figura di Igor Markevic, grande direttore d’orchestra, proposto come “intermediario” della trattativa finale e sospettato, non molti anni fa, di essere stato, addirittura, il Grande Vecchio delle Brigate Rosse, viene usata dagli autori per raccontare un grande spaccato dell’Italia e dell’Europa, a partire dalla Parigi dei primi decenni del Novecento.
Cose straordinarie accaddero, in realtà, in quegli anni, nella capitale francese, che diventò centro di riferimento dell’intellettualità cosmopolita, di artisti di genio (da Picasso a Cocteau, al grande ballerino Nizinskij, a Diagilev, geniale organizzatore di eventi legati al balletto e al mondo della grande musica e dello spettacolo, a tantissimi altri).
Un incrocio di mondi e di culture, quindi, che - a poco a poco - raccolse e favorì lo scambio anche di intelligenze che arrivavano dall’altra sponda dell’Atlantico, come Marguerite Chapin Gibert, che sbarcò nel 1902 in Europa, proveniente da Boston, e sposò, nel 1911, il principe italiano Roffredo Caetani (davanti al cui palazzo romano sarà poi trovata nel ’78 la Renault rossa col cadavere di Moro). I due, nel primo dopoguerra del secolo, si trasferiscono a Versailles, dove la loro abitazione, come spiega il poeta Ungaretti, diventa “la casa italiana sul suolo di Francia”. E non solo.
Il “nostro” Igor Markevic (che sposerà Topazia, la nipote di Roffredo e Marguerite nel 1947) trova la loro dimora “sempre aperta ad artisti e intellettuali di ogni nazione”.
Markevic?, prima del matrimonio, trova anche modo di rendersi protagonista di una difficilissima trattativa, quella tra l’esercito nazista e gli anglo-americani per salvare dalla distruzione il centro storico di Firenze. Mediazione complicata e multipla, perché nessuno dei belligeranti vuole né arretrare sul terreno, né dare l’impressione di averlo fatto.
Questo racconto, che occupa due terzi del libro, è molto di più che una premessa alla tesi conclusiva, che è la seguente: nel corso dei decenni, persone legate da affinità culturali, da una formazione cosmopolita, dall’esperienza di due guerre mondiali, da servizi di intelligence molto più sofisticati di quanto si immagini, da riti massonici o esoterici di varia natura hanno costituito una sorta di club i cui aderenti mutano a seconda delle circostanze, ma che corrispondono a una sorta di Superpotere, capace di interagire con i poteri reali dei grandi Stati.
Questo potente club, secondo gli autori, a un certo punto si mobilitò per liberare Moro. Ma l’iniziativa si concluse con una disfatta (solo parziale?), quando il successo sembrava dietro la porta di Palazzo Caetani.