In realtà la figura
di Igor Markevic, grande direttore d’orchestra, proposto come
“intermediario” della trattativa finale e sospettato,
non molti anni fa, di essere stato, addirittura, il Grande Vecchio
delle Brigate Rosse, viene usata dagli autori per raccontare un
grande spaccato dell’Italia e dell’Europa, a partire
dalla Parigi dei primi decenni del Novecento.
Cose straordinarie accaddero, in realtà, in quegli anni,
nella capitale francese, che diventò centro di riferimento
dell’intellettualità cosmopolita, di artisti di genio
(da Picasso a Cocteau, al grande ballerino Nizinskij, a Diagilev,
geniale organizzatore di eventi legati al balletto e al mondo della
grande musica e dello spettacolo, a tantissimi altri).
Un incrocio di mondi e di culture, quindi, che - a poco a poco -
raccolse e favorì lo scambio anche di intelligenze che arrivavano
dall’altra sponda dell’Atlantico, come Marguerite Chapin
Gibert, che sbarcò nel 1902 in Europa, proveniente da Boston,
e sposò, nel 1911, il principe italiano Roffredo Caetani
(davanti al cui palazzo romano sarà poi trovata nel ’78
la Renault rossa col cadavere di Moro). I due, nel primo dopoguerra
del secolo, si trasferiscono a Versailles, dove la loro abitazione,
come spiega il poeta Ungaretti, diventa “la casa italiana
sul suolo di Francia”. E non solo.
Il “nostro” Igor Markevic (che sposerà Topazia,
la nipote di Roffredo e Marguerite nel 1947) trova la loro dimora
“sempre aperta ad artisti e intellettuali di ogni nazione”.
Markevic?, prima del matrimonio, trova anche modo di rendersi protagonista
di una difficilissima trattativa, quella tra l’esercito nazista
e gli anglo-americani per salvare dalla distruzione il centro storico
di Firenze. Mediazione complicata e multipla, perché nessuno
dei belligeranti vuole né arretrare sul terreno, né
dare l’impressione di averlo fatto.
Questo racconto, che occupa due terzi del libro, è molto
di più che una premessa alla tesi conclusiva, che è
la seguente: nel corso dei decenni, persone legate da affinità
culturali, da una formazione cosmopolita, dall’esperienza
di due guerre mondiali, da servizi di intelligence molto più
sofisticati di quanto si immagini, da riti massonici o esoterici
di varia natura hanno costituito una sorta di club i cui aderenti
mutano a seconda delle circostanze, ma che corrispondono a una sorta
di Superpotere, capace di interagire con i poteri reali dei grandi
Stati.
Questo potente club, secondo gli autori, a un certo punto si mobilitò
per liberare Moro. Ma l’iniziativa si concluse con una disfatta
(solo parziale?), quando il successo sembrava dietro la porta di
Palazzo Caetani.
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