NOTIZIE DALL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO (WTO)
1_ L'OMC reagisce al documento approvato dalla sub-commisisone ONU sui diritti umani
L'approvazione da parte della sub-commissione ONU per i diritti umani del documento
relativo all'impatto della globalizzazione sui diritti umani, ha provocato la reazione dei
vertici dell'OMC. La si attendeva visto che in una parte del documento paragonava l'OMC a
un incubo per i paesi in via di sviluppo.
Il 25 agosto la Reuters ha diffuso la notizia che Miguel Rodriguez, vicedirettore generale
dell'OMC, ha inviato una lettera a Mary Robinson, alto Commissario per i diritti umani
dell'ONU in cui afferma che il contenuto del Report contrasta con la visione di Kofi
Annan, segretario generale dell'Onu e lamenta che i due studiosi che hanno preparato il
report non abbiano tenuto conto del punto di vista dell'OMC nel redigere il loro studio.
L'UNHCR, l'alto commissariato per i diritti umani ha gia' risposto alla lettera, secondo
un suo portavoce ci sara' un incontro ufficiale fra UNHCR e OMC per discutere del
documento.
Il report e' stato scritto dall'ugandese J. Oloka-Onyango e da Deepika Udagama (Sri
Lanka). La versione inglese e' disponibile a:
http://www.unhchr.ch/Huridocda/Huridoca.nsf/0811fcbd0b9f6bd58025667300306dea/21a92d3d0425a0cec125693500484d2f?OpenDocument
La versione francese:
http://www.unhchr.ch/Huridocda/Huridoca.nsf/TestFrame/56368c6c73ea6b74c12569350051a9d5?Opendocument
2_ "Verso un sistema agricolo multifunzionale", testo di Risto Volanen.
segretario genereale di COPA e COGECA
(organizzazione europea che rappresenta i produttori agricoli)
In sede OMC la parola multifunzionalita', riferita all'agricoltura, e' oggetto di grandi
discussioni perche' cela conseguenze profonde sulla revisione dell'Accordo siglato al
termine dell'Uruguay Round ed attualmente in fase di revisione. In questa nota vengono
evidenziate le funzioni dell'agricoltura e la necessita' di difendere e valorizzare le
piccole aziende agricole.
Tre anni fa i coltivatori europei e le loro associazioni cooperative COPA e COGEPA
lanciarono il dibattito sul modello europeo di cultura e sul suo aspetto multifunzionale.
L'idea era semplice: nel nostro continente all'agricoltura non e' richiesto solo di
servire il mercato; l'agricoltura riguarda la produzione, l'ambiente, le realtà rurali e
sociali. Per questo deve riguardare la politica.
Nel novembre 1997, l'UE ha accettato il concetto di multi-funzionalità dell'agricoltura e
questo concetto e' stato considerato anche dai ministri agricoli dell'OCSE ed e' divenuta
una delle parole chiave nell'ambito delle trattative agricole all'OMC.
Il Cairns group (gruppo dei paesi maggiori produttori agricoli) ed alcuni paesi americani
si sono opposti a questa idea ma in Europa, Giappone, sempre più in Asia, e persino negli
USA non passa giorno che non si parli di agricoltura sostenibile. In questo dibattito si
torna a parlare di multifunzionalità.
Le conferenze dell'OMC e della Nazioni Unite hanno recentemente dibattuto se la politica
debba tener conto o no di questo aspetto. Mi sembra tempo perso. In una prospettiva
globale, l'aspetto multifunzionale dell'agricoltura e' un fatto reale, non qualcosa che si
possa decidere con un voto. Lo studio congiunto di ONU e Banca Mondiale di prossima
pubblicazione sulla biosfera ne e' una buona dimostrazione.
Secondo le anticipazioni di questo, lo stato della biosfera del nostro pianeta si sta
deteriorando. Secondo alcuni studiosi del TIME magazine, fonte principale del problema
sono l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca. Se questo e' vero allora preservare la
bio-sicurezza del pianeta e' una delle naturali funzioni dell'agricoltura. Perciò
l'agricoltura e' multifunzionale!
Ma non solo, il cibo e' un elemento importante per la sicurezza tanto quanto l'acqua e
l'aria.
Il Giappone sa che oggi può produrre solo il 40% delle calorie necessarie ai suoi
abitanti.
Storicamente il concetto di "food security" ha avuto il significato di eliminare
la fame, oggi, in un'epoca di concentrazioni delle compagnie alimentari assume un altro
significato e se ne stanno occupando persino gli USA.
Sinora si erano preoccupati di mantenere il controllo di determinate tecnologie
considerate strategiche, ora una commissione del Senato si sta occupando della
possibilità che le mega concentrazioni del settore agroalimentare finiscano in mani
straniere e minino la sicurezza alimentare americana.
Molti paesi in via di sviluppo non hanno solo questo problema, per loro l'agricoltura e'
il settore in cui lavora la maggior parte della popolazione. Secondo il professor Ray
Goldberg dell'Universita' di Harvard, metà della popolazione del pianeta e' coinvolta
nella produzione del cibo ( e perciò direttamente connessa alle scelte della politica
agricola internazionale ndr)
Nell'Asia monsonica un miliardo di persone lavora in fattorie che occupano mediamente da
0,5 a 1,5 ettari di terra.
C'e' voluto più di un secolo per europei ed americani per passare da un paesaggio rurale
al nostro paesaggio urbano, gli ultimi tre anni hanno dimostrato che e' impossibile anche
per gli USA sviluppare un sistema agricolo veramente "liberalizzato". Mentre
premevano sugli altri paesi per liberalizzare l'agricoltura, gli USA triplicavano il loro
budget di spesa da 8 a 29 miliardi di dollari.
Tuttavia continuiamo a sentire i burocrati OMC, OCSE e FMI predicare strade che, se
applicate, causerebbero disastri in vaste aree rurali del mondo.
Ma che strategia abbiamo per evitare tutto questo ?
Ci sono due possibilità, una e' quella di concentrare il potere nelle mani delle
multinazionali agroalimentari, l'altro e' rappresentato proprio dalla multifunzionalità:
organizzare il rapporto fra la società e la natura attraverso reti decentralizzate, cioè
aziende agricole familiari e aggregazioni cooperative.
Con la prima opzione nel giro di pochi decenni i piccoli agricoltori scompariranno o
saranno alla mercè delle multinazionali del settore, il che significherebbe che sotto il
loro controllo ci sarebbe la natura stessa, che la biosfera sarebbe nelle loro mani e
potrebbe esserlo l'uomo stesso se le scoperte sul genoma umano saranno oggetto di
brevettazione (perchè sarebbero loro a detenere i diritti di proprietà intellettuale).
Rispetto al potere che avranno sulla sicurezza alimentare del pianeta, il potere attuale
della Microsoft e' ancora piccolo. Pensate alle conseguenze sociali di scelte come la
sospensione di alcune produzioni alimentari. La concentrazione del "food
business" rappresenta un grande rischio anche solo pensando a possibili scelte
operative errate, che avrebbero conseguenza enormi
Una scelta più razionale per la minimizzazione del rischio, valida anche per il settore
finanziario, sarebbe quella di diversificare, non di concentrare in poche mani le scelte.
Secondo alcuni siamo già in ritardo per cambiare l'andamento della storia. Ma esistono
ancora forze alternative, piccoli agricoltori e cooperative che producono in modo
sostenibile evitando le possibili catastrofi ecologiche e sociali della concentrazione.
Se nella scrittura delle regoli internazionali se ne terrà conto c'è ancora speranza.
Nel ventunesimo secolo i piccoli agricoltori non saranno un problema ma parte fondamentale
della soluzione.
Adattamento e traduzione dall' originale disponibile a questo indirizzo:
http://www.wtowatch.org/library/admin/uploadedfiles/Towards_Multi-functional_Global_Food_System.htm
3_ TRIPS
Nuovo meeting del Comitato OMC sul TRIPs (Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà
intellettuale legati al commercio) il 21-22 settembre prossimi.
All'ordine del giorno l'implementazione di questo accordo nelle varie legislazioni
nazionali, l'esame di alcune richieste di alcuni enti/istituzioni di diventare
"osservatori" all'interno del comitato, il famigerato articolo 27.3(b) (sulla
protezione delle varietà di piante) e la revisione globale dell'accordo.
L'accordo TRIPs prevede che ogni Stato abbia una legge per la tutela dei diritti di
proprietà intellettuale, cosa normale per noi, ma assolutamente inesistente (anche
concettualmente) in molti paesi del mondo.
Per fare un esempio, il Guatemala non aveva legislazioni a proposito. In Agosto il
presidente Alfonso Portillo ha bloccato una legge, giudicandola troppo debole, andando
contro le opinioni del suo stesso partito, per andare incontro alle richieste OMC e del
grande business.
Un altro paese impegnato a fare il proprio dovere e' il Pakistan, dove Mike Moore si e'
recato in luglio per incontrare il governo militare ed invitarlo ad adempiere ai suoi
doveri di membro dell'OMC. Il ministro pakistano al commercio ha promesso che il governo
farà il suo dovere.
Gli USA, da parte loro, hanno chiaramente detto che più che la revisione del TRIPs, a
loro interessa che l'accordo sia applicato in tutti i paesi membri. Joseph Papovich, del
Commercio estero americano, il 27 luglio ha ricordato che gli USA non vogliono che sia
concessa alcuna proroga all''applicazione dell'' accordo (per intenderci la data limite
era il primo gennaio 2000) ma che (nella loro magnanimità) collaboreranno con tutti i
paesi che si stanno impegnando ad applicarlo.
La revisione dell'accordo e' invece sostenuta dai paesi in via di sviluppo che la
considerano come una possibilità di evitare conseguenze molto negative rispetto alle loro
aspettative al momento della firma degli accordi scaturiti dall'Uruguay Round.
Per quanto riguarda le richieste di ammissione in qualità di osservatori, spicca quella
della Commissione ONU sulla biodiversità .
Fonti di quest'ultima nota: "Weak patents bill vetoed," FINANCIAL TIMES, 8
August 2000; "Pakistan to tighten patent laws," IPS DAILY JOURNAL, 3 August
2000; "Official says US more interested in implementing TRIPs than reopening
it," WTO Reporter, 27 July 2000; ICTSD Internal Files.
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Roberto Meregalli - Lara Ghibello
Olgiate Molgora (Lecco)
roberto.lara@ciaoweb.it
WTO - Shrink or Sink!
"O lo riduci o lo elimini!"
Alcuni di voi, già avranno letto alcuni mesi fa, il testo di questo appello, preparato da
"Public Citizen" e diffuso in internet per raccogliere adesioni fra i gruppi di
tutto il mondo.
Il 7 settembre, l'appello sarà diffuso in maniera ufficiale e sono previste iniziative di
supporto in molti paesi.
Questo testo rappresenta la piattaforma che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi, e
soprattutto nel corso del prossimo anno, quando presumibilmente ci sarà un'accelerazione
per recuperare il "fiasco" di Seattle.
Il 7 settembre rappresenta perciò l'avvio di una nuova campagna per evitare un calo di
pressione sull'OMC.
Chiediamo a tutti di inviare al ministro per il Commercio estero (Enrico Letta) una mail
(di cui vi proponiamo un breve testo qui di seguito) in cui sostenere l'appello.
Un saluto a tutti, In attesa di future mobilitazioni
Campagna Stop Millennium Round, sostenuta dalla rete di Lilliput per un'economia di
giustizia
Info c/o Maurizio Meloni [lilliput@fabaris.it]
Segue:
- testo mail da inviare al ministro Letta
- testo appello "WTO, o lo riduci o lo elimini"
Ricordiamo ancora i recapiti
del ministro Letta:
Fax: 06/59647504
e-mail: ptognocchi@mincomes.g-net.it
All'attenzione del Ministro per il Commercio estero
Enrico Letta
Le associazioni, i gruppi e le singole persone che prima e dopo Seattle, si sono impegnate
per bloccare ogni tentativo di
espansione dei poteri dell'OMC, riaffermano e rilanciano il loro impegno attraverso
l'appello internazionale "WTO Shrink or Sink" affinché le regole stabilite in
seno a questa organizzazione (definita da un recente Report ONU come un "incubo"
per i paesi in via di sviluppo) siano modificate o cancellate.
L'appello, sostenuto in Italia dalla campagna "Stop Millennium Round", elenca
gli impegni che vorremmo fossero sostenuti anche dal governo italiano e che porteremo
avanti nei prossimi mesi per evitare che l'OMC espanda i suoi poteri.
Come cita il testo dell'appello: "E' giunto il momento di sostituire questo sistema
di commercio ormai vecchio, iniquo ed oppressivo, con un sistema nuovo, socialmente giusto
e sostenibile".
Nome - Cognome - località
WTO - Shrink or Sink! The Turn Around Agenda
E' tempo di dare una svolta al commercio. Nel novembre 1999, il terzo meeting ministeriale
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio
http://www.wto.org (WTO = OMC) a Seattle e' fallito in
modo spettacolare, di fronte a una protesta senza precedenti da parte di genti e governi
di ogni parte del mondo. Noi crediamo che sia essenziale sfruttare questo momento come una
opportunità per cambiare il corso degli eventi e sviluppare un sistema di commercio
alternativo, umano, democraticamente responsabile e sostenibile che dia benefici a tutti.
Questo processo comporta una riduzione del potere e dell'autorità dell'OMC. Gli accordi
siglati al termine dell'Uruguay Round e la nascita dell'OMC erano stati annunciati come
mezzi per far aumentare il benessere e la prosperità globali e per promuovere
l'innalzamento dei livelli di vita per tutti i popoli in tutti gli stati membri. In
realtà l'OMC ha contribuito alla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi,
aumentando la povertà della maggioranza della popolazione del pianeta, specialmente nei
paesi del terzo mondo e producendo modelli di produzione e consumo insostenibili.
L'OMC e gli accordi GATT dell'Uruguay Round sono serviti principalmente per forzare
l'apertura dei mercati a beneficio delle società transnazionali a danno delle economie
locali e nazionali, di operai, agricoltori, popoli indigeni, donne e altri gruppi sociali,
della salute e della sicurezza;
dell'ambiente e del benessere del mondo animale. Inoltre, il sistema dell'OMC, le sue
regole e procedure, sono antidemocratiche, non trasparenti e fatte in un modo che sfuggano
alle responsabilità ed hanno operato per emarginare la maggioranza della popolazione del
pianeta.
Tutto questo é accaduto nel contesto di una crescente instabilità globale, il collasso
di economie nazionali, l'aumento delle disuguaglianze
all'interno delle nazioni e tra di esse, e aumentando il degrado sociale e ambientale,
come risultato dell' accelerazione del processo della
globalizzazione aziendale. I governi che guidano l'OMC, specialmente gli USA, l'Unione
Europea, il Giappone e il Canada, e le società transnazionali che hanno tratto benefici
dal sistema dell'OMC, si rifiutano di riconoscere e di affrontare questi problemi.
Continuano a volere maggior liberalizzazione, anche attraverso un rafforzamento dell'OMC,
promovendo il libero commercio come un obiettivo in se stesso. In realtà, il libero
commercio è tutto fuorché "libero".
E' tempo di riconoscere la crisi del sistema internazionale del commercio e della sua
massima istituzione regolatrice, l'OMC. Abbiamo bisogno di sostituire questo vecchio,
iniquo e oppressivo sistema con una struttura per il 21° secolo nuova, socialmente giusta
e sostenibile.
Abbiamo bisogno di proteggere la diversità culturale, biologica, economica e sociale; di
introdurre politiche favorevoli ad un reale progresso per dare priorità alle economie e
al commercio locale; di garantire dirittiriconosciuti internazionalmente di tipo
economico, culturale, sociale e lavorativo; di recuperare la sovranità dei popoli e
processi decisionali democratici nazionali e sub-nazionali. Per fare tutto questo, abbiamo
bisogno di nuove regole basate su principi democratici di controllo delle risorse, sulla
sostenibilità ecologica, sull'equità, sulla cooperazione e su misure precauzionali. Alla
luce di quanto sopra esposto, poniamo le seguenti richieste ai nostri governi:
No all'ampliamento dell'OMC
Ribadiamo la nostra opposizione ai continui tentativi di lanciare un nuovo round di
trattative o di ampliare l'OMC relativamente a nuovi temi come gli investimenti, la
concorrenza, gli appalti governativi, le biotecnologie e l'accelerazione della
liberalizzazione delle tariffe.
OMC giù le mani! Proteggere i diritti sociali e le necessità di base. E' fuori luogo e
inaccettabile che i diritti sociali e le necessità di base
subiscano limitazioni a causa delle regole dell'OMC. In questo modo gli accordi dell'OMC
non devono applicarsi a problematiche critiche per il benessere degli esseri umani e del
pianeta, come l'acqua, il cibo, i servizi sociali di base, la salute e la sicurezza e la
protezione degli animali.
Un inappropriato abuso delle regole commerciali in tali settori ha già provocato le
campagne sugli organismi geneticamente modificati, sulle foreste, sulle merci proibite sul
piano nazionale e sull'aggressività del marketing del tabacco.
Distruggere il GATS (Accordo Generale sui Servizi): proteggere i servizi sociali di base
In particolare, settori come la sanità, l'educazione, l'energia e altri servizi di base
non devono essere soggetti alle regole internazionali del
libero commercio.
Nell'accordo GATS, il principio di "progressiva liberalizzazione" e le
implicazioni legate agli investimenti esteri hanno già provocato gravi
problemi nel settore dei servizi.
Cancellare il TRIPS: restaurare un sistema nazionale di protezione dei brevetti.
Chiediamo che l'accordo TRIPS (Accordo sui diritti di proprietà intellettuale relativi al
commercio) sia eliminato dal campo d'azione
dell'OMC. Non ci sono motivi per inserire il riconoscimento della proprietà intellettuale
in un accordo sul commercio. Oltretutto, il TRIPS promuove il monopolio dei brevetti da
parte delle società transnazionali, ostacola l'accesso a medicinali essenziali e ad altri
beni, porta all'appropriazione da parte di privati di conoscenze comuni e di forme di
vita, indebolisce la biodiversità e impedisce ai paesi più poveri di aumentare i propri
livelli di benessere economico e sociale e di sviluppare le loro capacità tecnologiche.
Nessun brevetto sulla vita.
La brevettabilità delle forme viventi deve essere proibita in qualsiasi sistema politico
nazionale e internazionale.
Il cibo e' un diritto umano di base.
Le misure prese per promuovere e proteggere la sicurezza e la sovranità alimentare,
l'agricoltura di sussistenza, le pratiche di allevamento,
l'agricoltura sostenibile non devono sottostare alle regole internazionali del libero
commercio. Devono essere proibiti i sussidi all'esportazione e altre forme di vendita
sotto costo di prodotti agricoli, soprattutto se destinati ai paesi del terzo mondo. Il
sistema del commercio non deve minare le condizioni di vita dei contadini, dei piccoli
agricoltori, dei pescatori e dei popoli indigeni.
No alla liberalizzazione degli investimenti
L'accordo TRIMS dell'OMC (Accordo sulle misure per gli investimenti relativi al commercio)
va cancellato. Tutti i paesi, soprattutto quelli del terzo mondo, devono avere il diritto
di adottare scelte politiche (come politiche di carattere locale) per aumentare la
capacità produttiva dei propri settori, specialmente per quanto riguarda le piccole e
medie imprese. Ovviamente la revisione dell'accordo TRIMS non deve essere utilizzata come
espediente per ampliare la tematica degli investimenti all'interno dell'OMC.
Commercio equo: trattamento speciale e differenziato
I paesi del terzo mondo hanno diritto a un trattamento speciale e differenziato, ampliato
ed applicato nel sistema di commercio mondiale.
Questo significa tenere in considerazione la posizione di debolezza di questi paesi nel
commercio internazionale. Senza un rafforzamento dei diritti al trattamento speciale e
differenziato, questi paesi non potranno mai trarre benefici dal commercio mondiale.
Priorità agli accordi sui diritti sociali e sull'ambiente
Interventi attuati per implementare accordi multilaterali relativi all'ambiente, alla
sanità, allo sviluppo, ai diritti umani, alla sicurezza,
ai diritti dei popoli indigeni, alla sicurezza alimentare, ai diritti delle donne, dei
lavoratori e al benessere degli animali non possono essere
contestati presso l'OMC e indeboliti dall'OMC stesso.
Democratizzare il sistema decisionale
I popoli devono avere il diritto di autodeterminazione e quello di conoscere e decidere
circa gli impegni che li riguardano sul piano del commercio internazionale. Tra le altre
cose, questo richiede che i processi decisionali e il rafforzamento della partecipazione
presso gli organismi commerciali internazionali siano effettuati in modo democratico,
trasparente e complessivo. L'OMC opera in un modo reticente ed emarginante tale da
escludere la più parte dei paesi del terzo mondo. E' dominata da pochi potenti governi
che agiscono in base agli interessi delle loro primarie società transnazionali.
Mettere in discussione il sistema.
Il sistema di risoluzione delle controversie dell'OMC e' inaccettabile. Rafforza un
sistema illegittimo di regole inique ed opera con procedure non democratiche. Inoltre
usurpa il ruolo legislativo delle nazioni e dei governi locali.
Un sistema del commercio socialmente giusto richiederà cambiamenti anche fuori dell'OMC.
Considerati gli attacchi ai diritti di base dei lavoratori da parte delle imprese
multinazionali e dai governi, l'inversione di tendenza rispetto ai
risultato delle lotte dei lavoratori, l'indebolimento della la sicurezza del lavoro, la
rincorsa a salari sempre più bassi, e' necessario rafforzare i
diritti dei lavoratori in tutto il mondo
Allo stesso modo, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e le banche di
sviluppo regionale devono cancellare il 100% dei debiti dei paesi poveri. L'uso
ricattatorio dei piani di aggiustamento strutturale per forzare la liberalizzazione nei
paesi del terzo mondo e altrove deve terminare. I governi devono negoziare, attraverso il
sistema della Nazioni Unite e in modo pienamente democratico, un accordo per assicurare
comportamenti collettivi socialmente e ambientalmente responsabili, di cui devono rendere
conto democraticamente.
Conclusioni e conseguenze
Ci impegniamo a costruire un sistema commerciale sostenibile, socialmente giusto e che
renda conto democraticamente del proprio operato. Pertanto come primo passo chiediamo che
i nostri governi implementino quanto sopra riportato in modo da ridurre il potere e
l'autorità dell'OMC e dare una svolta al commercio internazionale.
Ci impegniamo a mobilitare la gente dei nostri Paesi per questi obiettivi e cambiare le
ingiuste politiche dell'OMC. Sostenendo altri popoli attraverso campagne internazionali di
solidarietà.
Ci impegniamo a diffondere lo spirito di Seattle in tutto il mondo.
Testo originale, elenco dei Firmatari e modalità adesione sono a questo
indirizzo: http://www.tradewatch.org/gattwto/ShrinkSink/shrinksink.htm
Il testo italiano e' disponibile sul sito della rete di Lilliput:
http://www.retelilliput.it/