L'Espresso on-line
del 19 agosto 1999

ESCLUSIVO / LE PENSIONI ECCELLENTI
50 uomini d'oro

Ciampi ne ha tre: 71 milioni lordi al mese. Cuccia ne incassa due: 48 milioni. Come Dini che arriva a 54. Poi Scalfaro, Cossiga, Andreotti, Romiti, Di Pietro... Ecco le rendite di alcuni italiani che contano
di Stefano Livadiotti

 

Certificato numero: 78711400. Importo mensile: 38.281.250 lire. Destinatario: Enrico Cuccia, via Pietro Mascagni 24, Milano. Decorrenza: 12/98. Mitico Cuccia: il Grande Vecchio della finanza italiana ha aspettato lo scorso dicembre, quando già da un mese aveva festeggiato il novantunesimo compleanno, per far scattare la sua seconda pensione: 38 milioni lordi al mese che si vanno a sommare ai 10 della rendita Inps maturata nell'84. Il senatore Antonio Di Pietro (certificato 03167223), invece, è titolare di una pensione da poco più di 4 milioni al mese (sempre lordi) dal 1995, quando di anni ne aveva solo 45.

 

Una Babele di leggine

 

Il presidente d'onore di Mediobanca e l'ex eroe di mani pulite sono solo due dei cinquanta italiani eccellenti di cui "L'Espresso" è in grado di rivelare le pensioni del 1999 fino alle ultime mille lire. Con l'avvertenza che gli importi maturati e indicati in queste pagine, nel caso di pensionati con lavoro dipendente o quando non sia stata ancora raggiunta l'età pensionabile, non vengono corrisposti per intero. Dalla foto di gruppo, che parte dalla "A" di Biagio Agnes per arrivare alla "Z" di Sergio Zavoli", esce lo spaccato desolante di un sistema previdenziale governato da una babele di leggine per le quali si fa fatica a rintracciare una logica, se non quella delle infinite lobby che negli anni sono riuscite a ritagliarsi invidiabili privilegi.

 

Nelle scorse settimane, quando il presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha annunciato il bellicoso proposito di mettere mano a una riforma delle pensioni senza attendere la scadenza del 2001, tranne fare poi una penosa marcia indietro, il sindacato ha subito alzato le barricate. E ha trovato come fiancheggiatori, in una campagna all'insegna della più pura demagogia, le ali estreme dello schieramento politico e i loro giornali: da destra i quotidiani del gruppo Monti guidati dal superpensionato Vittorio Feltri; da sinistra il foglio rifondarolo "Liberazione" di Sandro Curzi. La tenaglia si è stretta come primo obiettivo sul ministro del Tesoro Giuliano Amato, che più di tutti era uscito allo scoperto sulla necessità di rivedere il circo Barnum della previdenza italiana: "36.799.942 al mese. È la pensione (lorda) dell'uomo che vuol tagliare le pensioni agli italiani", ha titolato a tutta pagina venerdì 30 luglio il quotidiano di Rifondazione, che ha proseguito la sua campagna il 4 agosto gridando allo scandalo per le rendite del rappresentante italiano nel board della Banca centrale europea Tommaso Padoa Schioppa e degli industriali Carlo Callieri e Guidalberto Guidi.

 

Tra quelle rivelate dall'"Espresso", la più alta è la pensione del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: un assegno lordo di 71 milioni e 35 mila lire al mese. È una bella cifra. Ma è appena il caso di ricordare che, prima di arrivare sul colle più alto, l'attuale capo dello Stato ha percorso una formidabile carriera di grand commis che lo ha portato dal vertice della banca centrale a palazzo Chigi. E che, dopo essere andato in pensione da direttore generale della banca, Ciampi ha rifiutato prima l'appannaggio di governatore (nonché la sontuosa residenza: nella quale lesto si è acquartierato con i suoi cari l'arcinemico Lamberto Dini) e poi lo stipendio di premier e ministro.

 

Pensione media: 18 milioni all'anno

 

Il punto non È l'entità della pensione. Non c'è nulla di scandaloso nel ricevere un lauto chèque dopo aver lavorato per una vita occupando posizioni di prestigio, incassando super-stipendi e versando una montagna di contributi (e il discorso sarà tanto più valido quando a tutti verrà applicato il metodo contributivo: tanto versi e tanto ti ritrovi quando smetti di tirare la carretta).

 

Il problema che sollevano i dati rivelati in queste pagine dall'"Espresso" è semmai quello di una vera e propria giungla pensionistica, nella quale gli stessi funzionari dell'Inps cercano di destreggiarsi sfogliando e risfogliando una sorta di libretto d'istruzioni che conta qualcosa come cento pagine. Le statistiche dicono che in Italia ci sono 16 milioni e 204 mila pensionati, che si dividono un monte-rendite pari a 300.683 miliardi: in media ognuno incassa 18 milioni e 555 mila lire lorde l'anno. All'interno di questo gruppo c'è una famiglia di 5 milioni e 105 mila persone che ottiene mensilmente dall'Inps una cifra compresa tra le 279 mila lire e il milione. Ce n'è poi un'altra, assai più ristretta, composta da 2.310 italiani che ricevono ogni mese un assegno superiore ai 15 milioni (in media arriva a quota 19 milioni e 266 mila lire).

 

I numeri però aiutano a stabilire solo il contorno di un quadro che appare ogni giorno più sconcertante. L'ultima notizia è arrivata sabato 7 agosto, quando l'Istat ha fatto sapere che quasi un pensionato su tre accumula due o più rendite di origine diversa. I 4 milioni e 485 mila pluripensionati si dividono un gruzzolo di 50 mila miliardi: in media costano tra i 20 e i 29 milioni l'anno. Una curiosa anomalia. Che per giunta fino al 1998 scivolava nel grottesco. Già, perché prima dell'istituzione del cosiddetto casellario dei pensionati nessuno conosceva la reale situazione degli assegni erogati dai diversi enti: così, ogni rendita veniva tassata in modo separato e chi ne aveva più d'una finiva per ottenere in sovrappiù un discreto beneficio fiscale.

 

I parlamentari? Una casta

 

Nei giorni scorsi il governo ha annunciato che a settembre, se proprio non si potrà mettere mano all'intero dossier pensioni, verrà almeno fatta piazza pulita delle anomalie più macroscopiche. Sarà. Il fatto è che D'Alema e compagnia, per mantenere la promessa, dovrebbero cominciare a lavorare di scure proprio sui portafogli dei parlamentari, di coloro cioè che assicurano con i loro voti il galleggiamento del governo.

 

Quella di deputati e senatori è infatti una delle caste più garantite dallo scombinato universo pensionistico. Quando sono in ballo le loro pensioni possono accadere vicende da barzelletta. Una per tutte, quella che all'inizio degli anni Ottanta ha avuto per involontario protagonista il giornalista Arturo Guatelli, candidato per la Dc in Lombardia e risultato primo dei non eletti. Guatelli si era fatto una ragione della sconfitta quando, nel maggio del 1983, subito dopo lo scioglimento delle Camere, morì il presidente democristiano del Senato Tommaso Morlino e lui fu chiamato a subentrargli. Risultato: Guatelli scoprì che, pur senza aver partecipato a una sola seduta di lavori parlamentari, pagando una ventina di milioni di contributi avrebbe ricevuto, a partire dal sessantesimo compleanno, una rendita mensile di poco più di tre milioni netti. Cosa che è regolarmente accaduta.

 

Cinque milioni per una legislatura

 

La normativa che regola le pensioni di deputati e senatori (per non parlare di quella per il trattamento dei dipendenti del Quirinale) è un vero capolavoro. Non solo perché dopo una sola legislatura un parlamentare già matura il diritto a un assegno di 5 milioni al mese (a partire dai 60 anni) e con sette legislature al Senato si porta a casa 15 milioni (lordi). Ci sono meccanismi che dimostrano la fantasia di chi li ha messi a punto. Esempio: se per esercitare il mandato un deputato (o senatore) ha lasciato una posizione da lavoratore dipendente mettendosi in aspettativa, allora finisce per maturare gratis una seconda pensione, perché il suo ente previdenziale continua imperterrito a versargli i contributi. Ancora: se un ex parlamentare vuole riscattare gli anni mancanti al completamento di una legislatura, non deve necessariamente mettere mano al portafogli: più comodamente, può pagare i contributi con una trattenuta sulle prime rate del vitalizio.

 

Se ai parlamentari spetta dunque una sorta di primato, la mappa del privilegio è però molto più ampia. Così, leggina dopo leggina, sono fiorite le più bizzarre categorie di pensionati.

 

Pensionati d'antichità

 

Cuccia ha dunque atteso di varcare la soglia dei novantuno anni per far scattare la sua seconda rendita. Quella dell'Inps (120 milioni lordi l'anno) l'ha maturata da ormai quindici anni. E a vantare una pensione d'epoca non è certo il solo. Su due delle sue tre rendite (per complessivi 288 milioni) il presidente del San Paolo-Imi Luigi Arcuti può contare da addirittura un quarto di secolo. L'inossidabile ex boiardo Ettore Bernabei, che dopo aver regnato sulla Rai e sull'Italstat oggi produce film ispirati alla Bibbia con la sua Lux, da 23 anni ha diritto a una pensione Inpgi da quasi 96 milioni (un'altra la colleziona da dodici anni). L'attuale presidente della Rcs (ed ex presidente della Fiat) Cesare Romiti vanta una rendita di cinque milioni e mezzo lordi al mese dal 1977. E lo stesso vale per Sergio Zavoli, che dal lontano 1978 è titolare di una pensione annua da quasi 160 milioni lordi (ai quali ha in seguito potuto sommare i proventi di altre due rendite).

 

Pensionati baby

 

Il record spetta a Rainer Masera. L'amministratore delegato e direttore generale del San Paolo Imi, che nel 1998 ha messo insieme uno stipendio di un miliardo e 422 milioni, ha diritto ogni 12 mesi a poco meno di 85 milioni (lordi) dal 1988, quando di anni ne aveva appena 44. Come? Grazie al generoso regolamento della Banca d'Italia, dove il giovane Masera si era fatto le ossa come direttore della ricerca economica. E infatti nella sua stessa categoria figura un altro ex della banca centrale come Mario Sarcinelli: oggi sessantacinquenne, l'ex vice direttore della Banca d'Italia ha saltellato da un incarico all'altro con la certezza di una ricca pensione (359 milioni lordi) fin dall'età di 48 anni (a 61 anni ne ha sommati altri 61,7).

 

E che dire di Pier Domenico Gallo, oggi titolare di Meliorbanca, che la sua prima pensione l'ha maturata con la Cassa di Risparmio di Torino quando sulla torta di compleanno metteva ancora 45 candeline (una seconda rendita si è aggiunta sette anni più tardi)?

 

Pensionati & superstipendiati

 

Enrico Bondi, amministratore delegato della Montedison, ha uno stipendio consono al rango: il suo gruppo nel 1998 gli ha versato uno sull'altro 3 miliardi e 34 milioni: lira più lira meno, fa otto milioni e 300 mila lire al giorno, Natale, Pasqua e Ferragosto compresi. Bondi da sei anni è titolare di una pensione dell'Inpdai da 122 milioni virgola qualcosa all'anno. Nella sua stessa condizione ci sono molti altri top manager e banchieri di fama. Basti pensare al presidente della Banca di Roma Cesare Geronzi: 937 milioni di stipendio e 672 milioni di rendita maturata tra l'Inps e la banca capitolina.

 

Ma il caso più clamoroso è certamente quello del vice-presidente della Confindustria Luigi Orlando. Il re del rame è titolare di un impero che nel 1998 ha macinato profitti per 175 miliardi. E, oltre a incassare i ricchi dividendi, si è attribuito uno stipendio presidenziale da un miliardo e 624 milioni (sempre nel 1998). Però ha anche la pensione: poco più di 6 milioni al mese. Lordi.

 

(19.08.1999)


DA AMATO A ZAVOLI

Biagio Agnes 565.080.750
71 anni, ex presidente della Stet.

Pensione Inps (dal marzo 1994): 13 mensilità da 43.467.750 lire.
Giulio Andreotti 233.428.707
80 anni, senatore a vita, ex pluri-presidente del Consiglio e ministro.
Pensione Tesoro (dal giugno 1992): 13 mensilità da 9.581.823 lire.
Pensione Inpgi (dal gennaio 1977): 14 mensilità da 7.776.072 lire.
Giuliano Amato 441.599.304
61 anni, ministro del Tesoro ed ex presidente Antitrust.

Pensione del Tesoro (dal gennaio 1998): 12 mensilità da 36.799.942 lire.
Luigi Arcuti 336.601.018
75 anni, presidente del Sanpaolo-Imi.

Pensione Inps (dal maggio 1988): 13 mensilità da 3.727.100 lire.
Pensione Fondo S. Paolo (dal marzo 1974): 13 mensilità da 2.776.168 lire.
Pensione istituto San Paolo (dal marzo 1974): 13 mensilità da 19.389.118 lire.
Alessandro Barberis 121.906.200
62 anni, presidente della Piaggio.

Pensione Inpdai (dall’aprile 1997): 13 mensilità da 9.377.400 lire.
Ettore Bernabei 143.266.578
78 anni, azionista Lux, ex direttore Rai e presidente Italstat.

Pensione Inpgi (dal giugno 1976): 14 mensilità da 6.847.802.
Pensione Inpdai (dal gennaio 1987): 13 mensilità da 3.645.950 lire.
Giovanni Billia 107.127.150
65 anni, presidente Inail, ex direttore Rai e presidente Inps.

Pensione di anzianità Inps (dal gennaio 1995): 13 mensilità da 8.240.550 lire.
Enrico Bondi 122.064.150
65 anni, amministratore delegato Montedison.

Pensione Inpdai (dall’agosto 1993): 13 mensilità da 9.389.550 lire.
Bruno Bottai 122.064.150
65 anni, amministratore delegato Montedison.

Pensione Inpdai (dall’agosto 1993): 13 mensilità da 9.389.550 lire.
Enrico Braggiotti 538.973.303
76 anni, ex presidente della Banca Commerciale Italiana.

Pensione Inps (dal febbraio 1983): 13 mensilità da 11.597.550 lire.
Pensione Comit (dal gennaio 1991): 12 mensilità da 25.621.000 lire.
Fondo Comit (dal maggio 1988): 13 mensilità da 6.211.781 lire.
Vincenzo Caianiello 348.707.604
67 anni, ex presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia.
Pensione Tesoro (dal dicembre 1995): 12 mensilità da 29.058.967 lire.
Carlo Callieri 124.892.950
58 anni, imprenditore, vice presidente Confindustria, ex direttore centrale Fiat.

Pensione Inpdai (dal luglio 1998): 13 mensilità da 9.607.150 lire.
Francesco Chirichigno 468.482.170
65 anni, direttore generale Siae, ex amministratore delegato Telecom.
Pensione Inps (dal febbraio 1995): 13 mensilità da 36.037.090 lire.
Carlo Azeglio Ciampi 852.423.639
79 anni, presidente della Repubblica, ex governatore della Banca d’Italia, presidente del Consiglio e ministro del Tesoro.

Pensione Inps (dal gennaio 1981): 13 mensilità da 8.225.150 lire.
Pensione Banca d’Italia (dal luglio 1980): 13 mensilità da 45.647.893 lire.
Pensione Banca d’Italia (dall’aprile 1993): 12 mensilità da 12.672.840 lire.
Francesco Cingano 538.975.244
77 anni, presidente di Mediobanca e vice presidente delle Generali, ex amministratore delegato della Comit.

Pensione Inps (dall’ottobre 1982): 13 mensilità da 13.792.750 lire. Pensione Comit (dal gennaio 1991): 12 mensilità da 22.752.000 lire. Fondo Comit (dal febbraio 1987): 13 mensilità da 6.665.038 lire.
Francesco Cossiga 42.612.674
71 anni, senatore a vita, ex presidente della Repubblica.

Pensione Tesoro (dall’agosto 1985): 13 mensilità da 3.277.898 lire.
Enrico Cuccia 579.181.700
92 anni, presidente onorario di Mediobanca.

Pensione Inps (dal marzo 1984): 13 mensilità da 9.215.900 lire. Pensione Cassa previdenza integrativa (dal dicembre 1998): 12 mensilità da 38.281.250 lire.
Pasquale De Vita 122.047.900
70 anni, presidente dell’Unione petrolifera, ex presidente dell’Agip Petroli.
Pensione Inpdai (dal giugno 1993): 13 mensilità da 9.388.300 lire.
Leonardo Di Donna 74.989.200
67 anni, ex direttore finanziario dell’Eni.

Pensione Inpdai (dal giugno 1993): 13 mensilità da 5.768.400 lire.
Lamberto Dini 650.529.477
68 anni, ministro degli Esteri, ex direttore generale Banca d’Italia e
presidente del Consiglio.

Pensione Inps (dal giugno 1994): 13 mensilità da 13.288.250 lire.
Pensione Banca d’Italia (dal maggio 1994): 13 mensilità da 36.752.479 lire.
Antonio Di Pietro 54.364.037
49 anni, senatore, ex poliziotto, pubblico ministero e ministro dei Lavori Pubblici.

Pensione Tesoro (dal settembre 1995): 13 mensilità da 4.181.849 lire.
Fabiano Fabiani 233.449.444
69 anni, presidente di Napoli-Est, ex dirigente e giornalista Rai e
amministratore delegato della Finmeccanica.

Pensione Meie (dal maggio 1997): 12 mensilità da 3.142.861 lire.
Pensione Inpgi (dal giugno 1985):14 mensilità da 8.552.233 lire.
Pensione Inpdai (da gennaio 1991): 13 mensilità da 5.846.450 lire.
Vittorio Feltri 347.817.030
56 anni, giornalista-editore, ex direttore di “Europeo”, “Indipendente” e “Giornale”.

Pensione Inps (dal maggio 1997): 13 mensilità da 408.050 lire.
Pensione Inpgi (dal maggio 1997): 14 mensilità da 24.465.170 lire.
Pier Domenico Gallo 437.617.228
60 anni, titolare di Meliorbanca, ex direttore generale del Nuovo Banco
Ambrosiano e amministratore delegato della Bnl.

Pensione Bnl (dal settembre 1991): 12 mensilità da 27.014.966 lire.
Pensione Cassa di Risparmio di Torino (dal dicembre 1984): 13 mensilità da 8.725.972 lire.
Cesare Geronzi 672.648.050
64 anni, presidente della Banca di Roma, ex responsabile cambi della
Banca d’Italia e vice direttore generale del Banco di Napoli.

Pensione di anzianità Inps (dal gennaio 1996): 13 mensilità da 36.700.950 lire.
Pensione Cassa di Roma (dal gennaio 1996): in alcuni documenti risulta percepire un lordo annuo di 195.535.700 lire, in altri si parla di 223.469.376 lire.

Se fosse giusta la seconda cifra il suo monte-pensioni annuo andrebbe corretto in 700.581.726.
Franzo Grande Stevens 89.633.635
71 anni, legale e consigliere di amministrazione di numerose società del
gruppo Fiat.

Pensione della Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense (dall’ottobre 1993): 13 mensilità da 6.894.895.
Giuseppe Guarino 159.910.803
77 anni, ex ministro delle Finanze e dell’Industria, ha ricoperto numerosi incarichi in società private (Montedison) e pubbliche (gruppi Iri ed Eni).

Pensione Tesoro (dal novembre 1998): 13 mensilità da 7.200.445 lire.
Pensione Cassa di previdenza e assistenza Forense (dal dicembre 1987): 13 mensilità da 5.100.386 lire.

Pensione Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense (dal dicembre 1987): 12 mensilità (non è specificato) da 4.382.583 lire.
Guidalberto Guidi 65.966.550
58 anni, imprenditore, membro del Comitato di presidenza della
Confindustria.

Pensione Inpdai (dal gennaio 1995): 13 mensilità da 5.074.350 lire.
Pietro Larizza 77.049.050
64 anni, segretario generale della Uil.

Pensione di anzianità Inps (dal maggio 1999): 13 mensilità da 5.926.850 lire.
Antonio Maccanico 95.974.380
75 anni, ministro per le Riforme istituzionali, ex titolare di diversi incarichi ministeriali, segretario generale del Quirinale con Pertini e Cossiga, presidente di Mediobanca.

Pensione Tesoro (dall’agosto 1996): 12 mensilità da 7.997.865 lire.
Nicola Mancino 59.610.941
68 anni, presidente del Senato.

Pensione Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense (dal novembre 1996): 13 mensilità da 4.585.457 lire.
Franco Marini 65.942.500
66 anni, deputato e segretario del Ppi, ex segretario generale della Cisl.

Pensione di anzianità Inps (dal giugno 1991): 13 mensilità da 5.072.500 lire.
Rainer Stefano Masera 84.741.072
55 anni, amministratore delegato San Paolo-Imi, ex direttore ricerca
economica della Banca d’Italia e ministro del Bilancio.

Pensione Banca d’Italia (dall’ ottobre 1988): 13 mensilità da 6.518.544 lire.
Enrico Micheli 111.297.550
61 anni, ministro dei Lavori Pubblici, ex direttore generale dell’Iri e sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Pensione Inpdai (dal giugno 1998): 13 mensilità da 8.561.350 lire.
Giacinto Militello 408.889.325
63 anni, ex presidente dell’Inps e commissario Antitrust.

Pensione Tesoro (dal novembre 1997): 13 mensilità da 31.453.025 lire.
Franco Nobili 75.843.950
74 anni, ex presidente dell’Iri.

Pensione Inpdai (dal marzo 1983): 13 mensilità da 5.834.150 lire.
Luigi Orlando 81.772.600
72 anni, titolare dell’omonimo gruppo leader mondiale nei prodotti
intermedi di rame.

Pensione Inpdai (dal novembre 1994): 13 mensilità da 6.290.200 lire.
Tommaso Padoa Schioppa 492.415.885
59 anni, membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea, ex vice direttore generale della Banca d’Italia e presidente della Consob.
Pensione Banca d’Italia (dall’aprile 1997): 13 mensilità da 37.878.145 lire.
Ernesto Pascale 547.761.500
65 anni, consulente, ex presidente e amministratore delegato di Telecom Italia.

Pensione Inps (dal luglio 1994): 13 mensilità da 42.135.500 lire.
Sulla sua pratica figura la dicitura: «Recupero indebito in corso».
Gianni Pasquarelli 173.863.140
71 anni, ex direttore generale di Autostrade e della Rai.

Pensione Inpgi (dall’ottobre 1983): 14 mensilità da 8.574.835 lire.
Pensione Inpdai (dall’ottobre 1993): 13 mensilità da 4.139.650 lire.
Cesare Romiti 72.697.950
76 anni, imprenditore e presidente Rcs, ex presidente della Fiat.

Pensione Inpdai (dal dicembre 1977): 13 mensilità da 5.592.150 lire.
Francesco Rosi 80.690.740
77 anni, regista.

Pensione Società Italiana Autori ed Editori (dal luglio 1984): 13 mensilità da 1.190.000 lire.
Pensione Enpals (dal gennaio 1979):13 mensilità da 5.375.360 lire.
Renato Ruggiero 127.389.535
69 anni, presidente dell’Eni, ex consigliere Fiat, ministro del Commercio Estero e direttore generale Wto.

Pensione Tesoro (dal maggio 1991): 13 mensilità da 9.799.195 lire.
Giuseppe Santaniello 390.095.121
79 anni, vice presidente dell’Autorità per la privacy, ex garante della legge per l’editoria.

Pensione Tesoro (dall’agosto 1995): 13 mensilità da 30.007.317 lire.
Mario Sarcinelli 421.127.473
65 anni, ex vice direttore della Banca d’Italia, ministro, direttore generale del Tesoro, presidente della Bnl.

Pensione Inps (dall’aprile 1995): 13 mensilità da 4.743.850 lire.
Pensione Banca d’Italia (dal gennaio 1982): 13 mensilità da 27.650.571 lire.
Oscar Luigi Scalfaro 165.711.039
81 anni, senatore a vita, ex magistrato, ministro e presidente della
Repubblica.

Pensione Tesoro (dal settembre 1988): 13 mensilità da
12.747.003 lire.
Sergio Siglienti 538.978.089
73 anni, presidente Ina e vice presidente Bnl, ex presidente della Banca Commerciale.

Pensione Inps (dal giugno 1986): 13 mensilità da 15.417.000 lire.
Pensione Comit (dal gennaio 1991): 12 mensilità da 21.190.000 lire.
Fondo pensioni Comit (dal giugno 1990): 13 mensilità da 6.482.853 lire.
Franco Tatò 96.735.600
67 anni, amministratore delegato dell’Enel, ex Olivetti, Mondadori,
Fininvest.

Pensione Inpdai (dal novembre 1990): 13 mensilità da 7.441.200 lire.
Michele Tedeschi 201.439.632
59 anni, presidente del Poligrafico dello Stato, ex presidente dell’Iri.
Pensione Meie (dal maggio 1998): 12 mensilità da 6.641.436 lire.
Pensione Inpdai (dall’agosto 1997): 13 mensilità da 9.364.800 lire.
Franco Viezzoli 75.372.700
74 anni, presidente della società editrice dell’Adnkronos, ex direttore generale Iri, presidente Finmeccanica e Enel.

Pensione Inpdai (dal febbraio 1987): 13 mensilità da 5.797.900 lire.
Gianni Zandano 78.511.550
65 anni, consigliere Ina, ex presidente Sano Paolo di Torino.

Pensione Tesoro (dall’aprile 1996): 13 mensilità da 6.039.350 lire.
Sergio Zavoli 189.344.208
76 anni, giornalista e scrittore, ex presidente della Rai.

Pensione Società Italiana Autori ed Editori (dal settembre 1987): 13 mensilità da 1.190.000 lire.
Pensione Inpgi (dall’ottobre 1978): 14 mensilità da 11.413.546 lire.
Pensione Enpals (dall’ottobre 1983): 13 mensilità da 1.083.428 lire.



Non è solo privilegio

Ciampi ne ha tre: 71 milioni lordi al mese. Cuccia ne incassa due: 48 milioni. Come Dini che arriva a 54. Poi Scalfaro, Cossiga, Andreotti, Romiti, Di Pietro... Ecco le rendite di alcuni italiani che contano
di Bruno Manfellotto

 

Nelle stesse ore in cui Giuliano Amato e Cesare Salvi si preparano allo show down sulla previdenza, 850 ferrovieri - prima avanguardia di 5.750 di essi destinati da un accordo azienda-sindacati a smettere di lavorare anzitempo - conquistano la loro brava pensione d'anzianità. Ne beneficeranno, si dice, i conti dell'Ente ferrovie. Cioè lo Stato. Ma quelle pensioni, per molti anni, peseranno sui conti dell'Inps. Cioè sullo Stato.

 

Parafrasando uno slogan degli anni Settanta si potrebbe dire che per privatizzare i bilanci si pubblicizzano i costi. Il manager fa bella figura e il sindacato rinuncia a misurarsi con i problemi veri del costo del lavoro, dell'organizzazione aziendale, delle assunzioni improduttive. Ecco perché l'istituto dell'anzianità - che crea disparità con altri lavoratori esclusi dal beneficio, e li costringe pure a sopportarne i costi - risulta particolarmente iniquo.

 

Anche tra i 50 nomi dell'"Espresso" c'è qualche illustre pensionato d'anzianità, eccellenti e legittimissimi cumuli e molte curiosità. Ma sbaglierebbe chi vi vedesse la fotografia di una Repubblica fondata sui privilegi. Ciò che emerge è piuttosto la babele dei trattamenti, la confusione delle cifre, il caos delle corporazioni e delle leggine che ne hanno garantito, assieme alle pensioni, la sopravvivenza: un esame comparato di provvedimenti e di beneficiati consentirebbe perfino di ricostruire le stagioni politiche del Belpaese.

 

Più che dovuta al caso o alla contingenza politica, l'impalcatura sembra studiata apposta per scoraggiare ogni assalto. Stavolta tocca ad Amato e D'Alema. Per riuscire dovrebbero convincersi che fare poco è meglio che parlare molto.

(19.08.1999)