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EPIGRAFE PER UN LIBRO CONDANNATO

Non scrissi, o lettore innocente,
pacifico e buon cittadino,
per te questo mio saturnino
volume, carnale e dolente.

Se ancora non hai del sapiente
Don Satana appreso il latino,
non farti dal mio sibillino
delirio turbare la mente!

Ma leggimi e sappimi amare,
se osi nel gorgo profondo
discendere senza tremare.

O triste fratello errabondo
che cerchi il tuo cielo diletto,
compiangimi, o sii maledetto!






L' EAUTONTIMORUMENOS
(dedicata a Chicca)

Ti colpirò senz'odio e senza collera,
come il beccaio atterra un animale.
come Mosè colpì l'arso crinale;
e ti farò delle palpebre polle

sprizzar di lacrime, perchè si spandano
nel deserto mio cuor che le reclama;
scioglierà speranzosa la mia brama
su queste acque tue sapide la randa

come un veliero al vento d'altomare;
e nel mio petto i tuoi singhiozzi cari,
come un tamburo che batte la carica,
udrò, fino a saziarmene, rullare!

Non sono io forse una nota discorde
per entro la divina sinfonia,
per colpa della cupida Ironia
che in ogni fibra mi percuote e morde?

Essa grida nella mia voce, nera
e velenosa nel mio sangue gira;
io sono il tristo specchio ove rimira
le sue fattezze di vecchia megera.

Io sono nel medesimo momento
la ruota e il corpo, lo schiaffo e la guancia;
sono altrettanto la piaga e la lancia,
boia e martire insieme rappresento!

Sono il vampiro del mio cuore stesso,
un della razza dei diseredati
che a un riso eterno furono dannati,
e a cui sorridere non è concesso!







LESBO

MADRE DI LUDI ITALICI E DI GRECHE LUSSURIE,
LESBO, TU CHE DI LANGUIDI E GIUBILANTI BACI,
FOCOSI AL PAR D'UN SOLE, FRESCHI COME LE ANGURIE,
LE NOTTI E I DI' GLORIOSI D'INGEMMAR TI COMPIACI,
MADRE DI LUDI ITALICI E DI GRECHE LUSSURIE;

O LESBO, DOVE I BACI SON COME LE CASCATE
CHE IMPAVIDE S'AFFONDANO NEI GORGHI SITIBONDI
E FUGGON GORGOGLIANDO E SINGHIOZZANDO A ONDATE,
TEMPESTOSI E SEGRETI, BRULICANTI E PROFONDI,
O LESBO, DOVE I BACI SON COME LE CASCATE;

O LESBO, DOVE A GARA SI CERCANO LE BELLE,
DOVE SEMPRE A UN SOSPIRO UN SOSPIRO SI SPOSA,
TE NON MENO CHE PAFO AMMIRANO LE STELLE,
E NON A TORTO VENERE E' DI SAFFO GELOSA!
O LESBO, DOVE A GARA SI CERCANO LE BELLE,

LESBO, TERRA DI NOTTI ARDENTI E APPASSIONATE,
CHE INDUCONO ALLO SPECCHIO VERGINI D'OCCHI CAVI
A BLANDIR (VANO BRIVIDO!) CON MANI INNAMORATE
DELLA NUBILE CARNE I FRUTTI INTATTI E GRAVI....
LESBO, TERRA DI NOTTI ARDENTI E APPASIONATE,

AGGROTTI PUR PLATONE LE VECCHIE CIGLIA AUSTERE:
NELL'ECCESSO DEI BACI TU TROVI ASSOLUZIONE,
NOBILE TERRA, AMABILE REGINA DEL PIACERE,
E NEI NUOVI E PREZIOSI MODI DELLA PASSIONE....
AGGROTTI PUR PLATONE LE VECCHIE CIGLIA AUSTERE!

TU TROVI ASSOLUZIONE NELLO STRAZIO INUMANO
INFLITTO SENZA TREGUA AI GRANDI CUORI ANELI
CHE INSEGUONO UN SORRISO LUMINOSO E LONTANO
VAGAMENTE INTRAVVISTO ALL'ORLO D'ALTRI CIELI...
TU TROVI ASSOLUZIONE NELLO STRAZIO INUMANO!

CHI MAI VERRA' DEI NUMI A MUOVERTI RIMBROTTO,
E A DANNAR LA TUA FRONTE, PALLIDA DI ROVELLI,
SENZA NEI PIATTI D'ORO AVER PESATO IL FIOTTO
DI LACRIME CHE IN MARE VERSANO I TUOI RUSCELLI?
CHI MAI VERRA' DEI NUMI A MUOVERTI RIMBROTTO?

CHE PRETENDONO I CODICI DEL GIUSTO E DELL'INGIUSTO?
O MAGNANIME VERGINI, ONORE DELLE ISOLE,
IL CULTO IN CUI CREDETE E', AL PAR D'OGNI ALTRO, AUGUSTO,
E L'AMOR SI FA BEFFE DI INFERNO E PARADISO.
CHE PRETENDONO I CODICI DEL GIUSTO E DELL'INGIUSTO?

POICHE' LESBO FRA TUTTI M'HA SCELTO SULLA TERRA
PER CANTARE IL SEGRETO DELLE SUE BELLE IN FIORE,
E DALL'INFANZIA IL NERO RITO MI SI DISSERRA
CHE FOLLI RISA MESCOLA CON SINGHIOZZI D'ORRORE:
POICHE' LESBO FRA TUTTI M'HA SCELTO SULLA TERRA.

DA ALLORA IN CIMA A LEUCADE IO SCRUTO GLI ORIZZONTI,
COME UNA SENTINELLA DALLO SGUARDO AQUILINO,
CHE NOTTE E DI' SORVEGLIA SE DALL'AZZURRO MONTI
QUALCHE TREMULA OMBRA, TARTANA O BRIGANTINO...
DA ALLORA IN CIMA A LEUCADE IO SCRUTO GLI ORIZZONTI

PER SAPERE SE L'ONDA E' GENEROSA E BUONA,
E SE, ROCA FRANGENDOSI SULLE SCOGLIERE AVVERSE,
RIPORTERA' UNA SERA A LESBO CHE PERDONA
IL CADAVERE AMATO DI SAFFO, CHE S'IMMERSE
PER SAPERE SE L'ONDA E' GENEROSA E BUONA!

DELLA VIRILE SAFFO, AMANTE E POETESSA,
PIU' LEGGIADRA DI VENERE NEI SUOI CUPI PALLORI!
- S'ARRENDE L'OCCHIO AZZURRO AL NERO, CUI LA SPESSA
TENEBRA INTORNO CINGE, TRACCIATA DAI DOLORI
DELLA VIRILE SAFFO AMANTE E POETESSA!

- PIU' LEGGIADRA DI VENERE CHE SI LEVA SUL MONDO,
RIVERSANDO I TESORI DELLE SERENE CIGLIA,
E L'IRRAGGIAR DEL CORPO SEMPRE GIOVINE E BIONDO
SUL VECCHIO PADRE OCEANO, CHE ATTRATTO E' DALLA FIGLIA,
PIU' LEGGIADRA DI VENERE CHE SI LEVA SUL MONDO!

- DI SAFFO CHE MORI' NEL SACRILEGO GIORNO
IN CUI VOLLE AD UN BRUTO, VIOLANDO IL NUOVO RITO,
IN PASTURA SUPREMA OFFRIRE IL CORPO ADORNO....
MA LUI PUNI', SUPERBO, IL GESTO PROIBITO
DI SAFFO CHE MORI' NEL SACRILEGO GIORNO!

ED E' DA QUELLA VOLTA CHE LESBO SI LAMENTA,
E, SORDA AI MILLE OMAGGI CHE LE VENGONO OFFERTI,
OGNI NOTTE S'ESALTA DELL'URLO DI TORMENTA
CHE VERSO IL CIELO SCAGLIANO I SUOI LIDI DESERTI....
ED E' DA QUELLA VOLTA CHE LESBO SI LAMENTA!






QUANDO PASSA

Quando passa con vesti ondose e iridescenti,
a una grazia di danza informa ogni movenza,
quasi, in cima a un bastone, quei sinuosi serpenti
che i giocolieri sacri agitano in cadenza.

Come la sabbia e il cielo dei deserti roventi,
sordi entrambi a ogni voce d'umana sofferenza,
come il giuoco dell'onda nel viluppo dei venti,
ella si stende e snoda con piena indifferenza.

I suoi limpidi occhi sono pietre stupende,
e nella sua natura allegorica e strana,
dove l'antica sfinge un cherubo asseconda,

fra l'acciaio e i diamanti, l'oro e la luce, splende
d'un eterno splendore, come una stella vana,
la fredda maestà della donna infeconda.






RIMORSO POSTUMO

QUANDO TU DORMIRAI, MIA BELLA TENEBROSA,
IN FONDO AD UNA GRANDE CRIPTA DI MARMO NERO,
TI SARAN RIMASTE PER ALCOVA E MANIERO
SOLO UNA CAVA BOTOLA E UNA FOSSA PIOVOSA;

QUANDO SUL SENO ANSANTE TI CALERA' L'ESOSA
PIETRA, E SUI LOMBI MORBIDI D'UN LANGUORE LEGGERO,
SPEGNENDOTI NELL'ANIMA OGNI MOTO E PENSIERO,
E NEI PIEDI OGNI SLANCIO DI CORSA AVVENTUROSA;

LA TOMBA, DELL'ETERNO MIO SOGNO SECRETARIA
(SEMPRE INFATTI ALLA TOMBA SI CONFIDA IL POETA)
NELLE TUE LUNGHE NOTTI DI VEGLIA SOLITARIA

TI DIRA' : "A CHE PRO, CORTIGIANA INCOMPLETA,
HAI DA VIVA IGNORATO CIO' CH' OGNI MORTO IMPLORA?"
TI MANGERANNO I VERMI COME RIMORSI, ALLORA






IL BALCONE

Madre delle memorie, amante delle amanti,
fonte d'ogni mia gioia e d'ogni mio dovere,
ricorderai le tenere nostre ebbrezze, davanti
al fuoco, e l'incantesimo di quelle lunghe sere,
madre delle memorie, amante delle amanti!

Le sere accanto al palpito luminoso dei ceppi,
le sere sul balcone, velate d'ombre rosee....
Buono il tuo cuore, e dolce m'era il tuo seno: oh, seppi
dirti, e sapesti dirmi, inobliabili cose,
le sere accanto al palpito luminoso dei ceppi.

Come son belli i soli nelle calde serate,
quanta luce nel cielo, che ali dentro il cuore!
Chino su te sentivo, o amata fra le amate,
alitar del tuo sangue il recondito odore.....
Come son belli i soli nelle calde serate!

Un muro era la notte, invisibile e pieno.
Io pur sapevo al buio le tue pupille scernere,
e bevevo il tuo fiato, dolcissimo veleno,
e i piedi t'assopivo, entro mani fraterne.
Un muro era la notte, invisibile e pieno.

Io so come evocare i minuti felici,
e rivivo il passato, rannicchiato ai tuoi piedi:
è infatti nel tuo mite cuore e nei sensi amici
tutta chiusa la languida bellezza che possiedi.
Io so come evocare i minuti felici...

O promesse, o profumi, o baci senza fine,
riemergerete mai dai vostri avari abissi,
come dal mare, giovani e stillanti, al confine
celeste i soli tornano dopo la lunga eclissi?
- O promesse, o profumi, o baci senza fine!






ARMONIA DELLA SERA

Già s'avvicina l'ora che trepido ogni fiore
come un vaso d'incenso svapora sullo stelo;
solcano effluvi e musiche la sera senza velo;
malinconico valzer, delirante languore!

Ogni fiore svapora trepido sullo stelo;
il violino geme come un afflitto cuore;
malinconico valzer, delirante languore!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo.

Il violino geme come un afflitto cuore,
un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore.

Un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido,
dei bei giorni che furono raccoglie ogni bagliore;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore....
Il tuo ricordo in me brilla come un cimelio!







LA BELLA NAVE

O mia tenera maga, voglio dirti le lodi
delle tante bellezze di cui t'adorni e godi;
la tua bellezza dipingerti voglio,
fatta d'acerba grazia e d'adulto rigoglio.

Quando vai sventagliando con l'ampia gonna l'aria,
sembri una bella nave che prenda il largo, carica
di vele, sopra l'acqua dondolandosi
secondo un ritmo dolce, un ritmo pigro e blando.

Sul collo largo e pieno, sugli omeri opulenti
come un trofeo d'insolite grazie la testa ostenti,
e placida non meno che imperiosa
per la tua via procedi, fanciulla maestosa.

O mia tenera maga, voglio dirti le lodi
delle tante bellezze di cui t'adorni e godi;
la tua bellezza dipingerti voglio
fatta d'acerba grazia e d'adulto rigoglio.

Il tuo seno che sforza la seta, baldanzoso
e superbo, il tuo seno è un mobile prezioso,
nei cui pannelli lucidi e bombati,
come in due scudi, i lampi rimangono impigliati.

Scudi piccanti, ch'armano rosee punte protese!
Stipo ricolmo di mille dolcissime sorprese,
di vini, di profumi, di liquori
che accendono una febbre nei cervelli e nei cuori!

Quando vai sventagliando con l'ampia gonna l'aria,
sembri una bella nave che prenda il largo, carica
di vele, sopra l'acqua dondolandosi
secondo un ritmo dolce, un ritmo pigro e blando.

Le tue nobili gambe contro le balze guizzano
e in fondo al cuore oscuri desideri ci aizzano,
come due fattucchiere che un immondo
beveraggio rimestino in un vaso profondo.

Fra le tue braccia, boa scintillanti e feroci,
che sanno farsi giuoco degli ercoli precoci,
serri l'amante con tale ardore
che par tu voglia fartene un suggello sul cuore.

Sul collo largo e pieno, sugli omeri opulenti
come un trofeo d'insolite grazie la testa ostenti,
e placida non meno che imperiosa
per la tua via procedi, fanciulla maestosa.








TRISTEZZE DELLA LUNA

Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
come una bella donna su guanciali profondi,
che carezzi con mano disattenta e leggera
prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,

lei su un serico dorso di molli aeree nevi
moribonda s'estenua in perduti languori,
con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
nottambulo raccatta con mistico fervore

nel cavo della mano quella gociola frale,
pallida e iridescente come scheggia d'opale.
e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.








IL VINO DEGLI AMANTI

Oggi lo spazio è bello a meraviglia!
Senza speroni, né morso, é briglia,
partiamo dunque a cavallo sul vino
per un cielo fantastico e divino!

Come due cherubini che l'arsura
d'un estro inesorabile tortura,
nell'azzurro cristallo del mattino
salpiamo per l'aereo cammino!

Fianco a fianco, o sorella, mollemente
secondati dal turbine sapiente,
in una parallela frenesia,

insieme a nuoto fuggiremo via,
inseguendo il miraggio ov'io ravviso
dei miei sogni l'antico paradiso.







DONNE DANNATE

Come un pensoso armento sdraiate sulla costa,
volgono gli occhi al cerchio immobile dei mari,
e i piedi che si cercano, le mani che s'accostano
hanno dolci languori e soprassalti amari.

Cuori anelanti a lunghe confidenze, si spandono
talune nei boschetti, tra i garruli ruscelli,
l'amore delle timide infanzie sillabando,
e incidendo la scorza dei giovani arboscelli.

Altre, simili a suore, con passo lento e grave,
attraversan le rocce piene d'apparizioni,
fra cui vedeva Antonio sorgere come lave
nudi e purpurei i seni delle sue tentazioni.

E ve n'è che, alla luce delle tede stillanti,
dentro le mute mura dei vecchi antri pagani,
t'invocano a guarire la loro febbri urlanti,
o Bacco che addormenti i rimorsi lontani!

Altre ancora, il cui petto ama gli scapolari, 
sotto le lunghe tuniche nascondono il cilicio,
e mischiano nei boschi notturni e solitari
la schiuma del piacere ai pianti del supplizio.

Voi tutte, mostri, vergini, martiri, indemoniate,
che al Reale lanciaste una superba sfida,
menadi e sante, anime d'infinito assetate,
ora colme di lacrime, ora colme di grida,

voi che nel vostro inferno ho accompagnato, povere
sorelle, io vi commisero e guardo con amore,
per la doglia, e lo spasimo di di seti sempre nuove,
e l'urne di passione che vi gonfiano il cuore!








LA MORTE DEGLI AMANTI

AVREMO LETTI INTRISI DI SENTORI
TENUI, DIVANI OSCURI COME AVELLI,
SULLE MENSOLE NUOVI E STRANI FIORI,
NATI PER NOI SOTTO CIELI PIU' BELLI.

CONSUMANDOSI A GARA, I NOSTRI CUORI
COME DUE GRANDI TORCE DUE RUSCELLI
VERSERANNO DI VAMPE E DI FULGORI
NEI NOSTRI SPIRITI, SPECCHI GEMELLI.

UNA SERA DI ROSA E AZZURRO MISTICO,
UN LAMPO SOLO CI VEDRA' COMMISTI,
LUNGO SINGHIOZZO CARICO D'ADDIO.

UN ANGELO, SCHIUDENDO INDI LE PORTE,
A RAVVIVAR VERRA', GAUDIOSO E PIO,
GLI SPECCHI OPACHI E LE DUE FIAMME MORTE