..."Perché? Finirò col consumarmi gli occhi e le dita a forza di continuare a scrivere vuote frasi invece di dormire.
Arriverò a confondere la luce e le tenebre, l'alba e il tramonto, la vita e la morte.
Deve essere il rimorso che non mi fa dormire, il rimorso delle occasioni non sfruttate, delle cose non fatte, dei verbi non detti, oppure di tutto ciò che ho fatto e non avrei dovuto. Lancio il mio grido muto al vuoto della notte, come gabbiano dall’ali spezzate che canta il suo inno di morte prima di cadere nel gorgo dell’oceano, come un violino che lascia nell’aria quell’ultima nota mentre le corde si strappano.
Beato quel poeta ( Baudelaire, il mio poeta ), maledetto da tutti, esecrato dai tanti, che in oppio, assenzio e vino trovava il suo paradiso artificiale. Almeno una meta aveva da raggiungere nel suo viaggio al termine della notte, lui sì l’aveva: l’oblio.
Vorrei uno stagno dai loti incantati, vorrei un deserto di dune cangianti, vorrei l’infinito ma cado nel nulla. E il tempo, amara creazione umana e non divina, non scorre, non passa, non fugge ma resta. Immota concezione dei mortali esseri, addotta a scusa delle loro mancanze.
Ti odio, eterna stasi degli attimi, eterna penombra, sete che non si spegne, cibo che non nutre, linfa che non dà vita. Allora io te amo o morte, annullamento del niente, estasi finale, tenebra concreta, assenza di dolore, certezza degli umani. Tu sola potrai dare pace ai miei rimorsi, ricovero alle mie pene, invidia a chi rimane. Amo la tua dolce crudeltà dell’essere a chi non è e del fuggire chi vive; tu arrivi non agognata e fuggi da chi ti brama. Io ti spalanco le braccia, ti apro ogni mio poro, ti attendo col sorriso e tu in cambio mi eviti. Perché?
Vorrei potere dire anche io con Socrate al termine della sua difesa: " Ma ormai è ora di andare: per me alla morte, per voi alla vita. Chi poi di noi si incammini verso la meta migliore, è ignoto a tutti, tranne che al dio. ". Ecco , e detto questo prendere per mano quel grande maestro e suggere con lui il dolce veleno della cicuta. E poi: il nulla. O il tutto?"...
