Francesco Maria Imperiale

 

    Figlio primogenito di Gian Vincenzo Imperiale e Caterina Grimaldi, Francesco Maria nasce a Genova nell’ottobre del 1606. Cresciuto nell’ambiente agiato e colto della villa di Sampierdarena, l’Imperiale fin dall’età di otto anni fu designato, dal nonno paterno Gian Giacomo, a succedere, dopo la morte del padre, alla possessione dei beni di famiglia. E il fanciullo certamente non può immaginarsi, complice la tenera età, la consistenza del patrimonio, e la conseguente immane responsabilità, che il nonno fieramente gli affida.

    A sedici anni, Francesco Maria si unisce in matrimonio con Genebra (o Ginevra) Doria, figlia di Brigida Spinola, seconda moglie del padre Gian Vincenzo. La cerimonia, organizzata intenzionalmente in forma modesta in casa Imperiale, si celebra il 19 aprile del 1622 e lo sposo la sera stessa, dopo i festeggiamenti e senza aver consumato il matrimonio appena contratto, lascia la giovane moglie per accompagnare il genitore in un lungo viaggio, che porterà Gian Vincenzo a visitare parecchie città italiane, tra cui Padova, dove Francesco Maria sarà affidato alle cure del professore di diritto Alessandro Singlitico[1].

    Dopo gli studi patavini, il giovane Imperiale rientra a Genova dedicandosi alla gestione della ricca azienda ereditata dal fedecommesso dell’avo, accresciuta dalla pingue dote, consistente in quarantamila scudi d’oro, portata dalla moglie Ginevra all’atto della loro unione.

    Nell’aprile del 1627 gli nasce Gian Giacomo, che sarà considerato il nuovo erede del Casato. Il 19 giugno successivo Francesco Maria è ascritto alla nobiltà di Genova insieme al fratello Gian Battista, con il quale avrà una lunga vertenza circa il possesso del feudo di Sant’Angelo.

 

La famiglia Imperiale in un dipinto del 1642 opera del pittore genovese Giovanni Bernardo Carbone, esposto nella villa Imperiale di Terralba. Gian Vincenzo, al centro con la barba, poggia la mano sinistra su Maria Caterina, figlia di Gian Vincenzo, ritratto alla destra del padre; alla sua sinistra è la moglie Brigida Spinola, accanto a lei la figlia Genebra Doria, moglie di Francesco Maria. A sinistra i figli maschi di Francesco Maria, Gian Vincenzo II e Gian Giacomo II.

 

    I contrasti tra i due fratelli scaturirono all’indomani della morte di Gian Vincenzo il quale, nel suo secondo testamento dettato al notaio Benedetto Poggi il 17 marzo 1640, «pur conscio del fatto che ancora la fetta spettante a Francesco Maria è ben più consistente di quella assegnata al secondogenito»[2], nomina erede universale dei suoi beni, compreso il feudo napoletano, Gian Giacomo, disposizione giudicata illegittima da Francesco Maria. Grazie a questa scelta «infelice» del nobile genovese, la situazione in Casa Imperiale degenera: battibecchi, litigi e discordie lacerano il rapporto tra i due fratelli e provocano profonde ferite. Iniziata in maniera circoscritta e del tutto personale, agli inizi del 1650 la lite si estende coinvolgendo anche terze persone. E il 22 gennaio «due manipoli di gente eccitata si scontrano in piazza Bianchi […]. Spavalde minacce, pungenti insulti, efferate accuse, qualche strattone, una breve schermaglia, poi ci scappa il morto»[3].

    Nel frattempo che i gendarmi, prontamente chiamati, raggiungono il posto della contesa, i litiganti hanno ormai abbandonato la piazza, teatro dello scontro.

    Il Governo della Repubblica, messo subito al corrente della faccenda e appurato i nomi dei contendenti, ordina un’inchiesta, le cui indagini porteranno all’arresto dei figli di Francesco Maria, Gian Giacomo e Gian Vincenzo, e di Gian Battista Negrone, suocero di Gian Battista. Quest’ultimo, invece, resosi latitante, il 21 febbraio è condannato in contumacia a dieci anni di relegazione da espiare in Sicilia, pena che sarà poi tramutata in bando perpetuo, da scontare nel viceregno di Napoli, ma che comunque l’Imperiale non osserverà, perché il 12 dicembre 1653 sarà graziato «audita instantia oretenus facta»[4] da suo fratello Francesco Maria, gesto che porrà fine all’infamante vicenda di cui si macchiarono gli Imperiale di Sant’Angelo.

    E finalmente, nei primi mesi del 1677, si risolve anche l’annosa questione del possesso del feudo di Sant’Angelo, che passa definitivamente e ufficialmente nelle mani di Francesco Maria il quale, dopo la morte del fratello Gian Battista, si accorda con i figli di questi, Carlo e Michele, che, soddisfatti con un pagamento in contanti delle loro quote, rinunciano ad ogni diritto sul feudo napoletano a favore dello zio. Ma il governo di Francesco Maria sullo stato di Sant’Angelo sarà di breve durata in quanto, il primo agosto del 1678, abbandona la vita terrena. Essendogli premorto il figlio primogenito Gian Giacomo, tutti i beni degli Imperiale di Sant’Angelo, mobili ed immobili, passano al primogenito di questi, Francesco Maria II[5] che, per i rilevanti incarichi politici ricoperti a Genova, si vede costretto a rinunciare all’amministrazione del feudo di Sant’Angelo, che sarà gestito fino al 1717 dal fratello Enrico, a favore del figlio Giulio I.

    Francesco Maria II Imperiale abbandonerà la vita terrena nella sua villa di Sampierdarena il 4 agosto 1736 e il suo corpo sarà sepolto nella cappella avita della basilica di San Siro a Genova.

 

 

Francesco Maria II Imperiale rappresentato come devoto di Santo Amato, Vescovo e Protettore della città di Nusco.

 

   

 

Note:

[1] - R. Martinoni, Gian Vincenzo Imperiale. Politico, letterato e collezionista genovese del Seicento, Editrice Antenore, Padova 1983, pag. 51. (Torna su)

[2] - Ibidem, pag. 111. (Torna su)

[3] - Ibidem, pag. 122. (Torna su)

[4] - Ibidem, pag. 125. (Torna su)  

[5] - Figlio di Gian Giacomo e Livia Salvago, Francesco Maria II nasce a Sampierdarena il 21 agosto 1653. Ascritto alla nobiltà di Genova  l’8 giugno 1676, fu Priore della chiesa di San Giovanni dell’Ordine di Malta, senatore della Repubblica nel 1697, membro del Maggior Consiglio dal 1701 al 1711 e doge della Repubblica di Genova nel biennio 1711-1713. Nel 1708 ospitò, nella villa di Sampierdarena, la principessa Elisabetta Cristina di Brunswick, di passaggio per la città ligure e diretta a Madrid per unirsi in matrimonio con l’imperatore Carlo VI d’Asburgo. Sposò, il 30 gennaio 1678, Silvia Centurione Oltremarini. (Torna su)