Come quando/D414

primo

Come quando fuori piove. Andrea usava questa frase ogni volta che giocavamo a poker o eravamo abbracciati a letto. Dopo due anni d'Italia ancora inciampava nella pronuncia di fuori. Ogni volta strascicando le parole con l'accento esotico, pensierosa e sensuale alzava gli occhi dalle carte per saggiare i miei.

Aveva scelto lei la casa, i mobili della camera, ogni oggetto materiale del nostro appartamento, ma continuava a non sentirlo suo, a tremare ad ogni temporale. Anche nel mezzo della notte mi svegliava se da fuori arrivavano tuoni e scroscio violento -stringimi- cercando riparo stretta al mio fianco. Le mie parole e le mani aperte fra i capelli, lei ripeteva solo
-come quando fuori piove

Seduti uno di fronte all'altro con i gelati a dividerci, i tavolini di ferro bianchi sul marciapiede assaporando il caldo illusorio di maggio, le chiedevo il perché di quella frase e continuavo a gustarmi il cono, a cercare di mostrarmi poco interessato.
-nada... è che a volte mi sento sicura con te... quando fuori piove - e nella sua risata, io con gli occhi bassi riuscivo solo ad arrossire e a dire stupido: -allora...grazie

Fuori stanotte il diluvio piega gli alberi e anche se è sabato ci sono poche macchine in giro. Foglie cariche di smog si ammucchiano in un arcobaleno di grigi, verdi e marroni scuri sul marciapiedi di fronte, il neon bianco accende file di gocce verticali molto ordinate.Nel riflesso del vetro vedo uno sconfitto. Rifare da solo un letto disfatto in due diventa lentamente una mia abitudine. Ritrovare in notti troppo lucide il passato come una concatenazione di un volto, un amore e una delusione, poi di nuovo da capo, e poi ricominciare, intervallando con attenzione dosi di disillusione e seduzione, avvicinamenti lenti e addii rapidi, irreversibili.

Allontano una zanzara con la mano, ma non insisto nel cercarla; spengo la luce per non regalarle troppa compagnia e mi stendo sul letto, senza sonno. Pensieri di cambiamenti necessari e di rinascita, ricerca di possibili protagonisti con finali diversi, la voglia di non ricominciare a mettere in ordine le persone e i rapporti, illudendosi di starci bene in mezzo finché durano e poi di nuovo ricerca, un buco nero nomade che risucchia affetti fino a fare il vuoto attorno. Incrocio le mani dietro la testa, cerco di infilarle bene dentro i capelli, allungo le gambe per far scivolare a terra le scarpe e ricomincio a fissare il soffitto.

 

sono benvenuti commenti, critiche e suggerimenti, grazie! ------> p78@libero.it

torna all'home page